Occupazione in crescita nel territorio ciociaro, ma con forti criticità legate alla qualità dei contratti. Lo scorso anno gli occupati — tra dipendenti e indipendenti — hanno raggiunto quota 175mila unità, con un incremento di 6mila rispetto al 2023. A rivelarlo è il dossier “Occupazione, retribuzioni e precarietà nei territori del Lazio”, realizzato dalla Uil del Lazio e dall’Istituto di ricerca Eures, presentato in occasione della tappa romana della Carovana Uil.
Nel dettaglio, nel 2024 si contano oltre 105mila lavoratori uomini e circa 70mila lavoratrici. Stabile, invece, il numero degli inattivi: 111mila, come nel 2023.
Tarquini analizza i dati
«Dal dossier scopriamo — spiega Anita Tarquini, segretaria generale della Uil di Frosinone — che l’inattività ha coinvolto più donne (70mila) che uomini (42mila). Un dato ancora molto elevato, seppure in calo rispetto all’anno precedente, quando le donne inattive erano 72mila e gli uomini 39mila».
Il focus della ricerca si concentra in particolare sulla qualità dell’occupazione, che continua a preoccupare. La crescita dei dipendenti del settore privato, registrata in tutto il Lazio tra il 2019 e il 2023 (ultimo anno con dati disponibili), è infatti trainata in larga parte da contratti di lavoro precari. Un fenomeno che comporta anche un impoverimento retributivo, acuito dall’aumento del costo della vita.
Uno degli elementi più critici è il tempo parziale: spesso si tratta di part time involontario o, peggio ancora, maschera lavoro irregolare. Nel 2023, in tutto il Lazio i dipendenti privati part time erano 620mila, pari al 35 per cento del totale. In Ciociaria la quota si attestava al 33 per cento, ossia 36.795 lavoratori.
Le differenze retributive tra tempo pieno e tempo parziale sono rilevanti: in provincia di Frosinone, un lavoratore a tempo pieno percepisce in media 25.293 euro l’anno, contro appena 10.271 euro per un lavoratore a tempo parziale.
“Lavoratrici ciociare penalizzate”
«Anche da questa prospettiva — aggiunge Tarquini — le lavoratrici ciociare sono penalizzate: quasi 24mila (il 56,8 per cento del totale) hanno guadagnato mediamente, nel 2023, meno di diecimila euro, precisamente 9.950 euro. Gli uomini, con la stessa tipologia contrattuale, arrivano a 10.861 euro. Una disuguaglianza che pesa fortemente, se consideriamo che i lavoratori a tempo pieno guadagnano mediamente 26.141 euro l’anno, mentre le lavoratrici si fermano a 22.654 euro».
Un quadro segnato da una “vocazione” ormai consolidata al lavoro precario, sia a livello regionale che locale. Una tendenza confermata anche dai dati Inps sui flussi del 2024, analizzati dal dossier Uil Lazio-Eures: in provincia di Frosinone, su 45.600 attivazioni contrattuali registrate lo scorso anno, ben 35.500 — pari al 77,8 per cento — sono risultate contratti atipici. Solo 10.100 attivazioni hanno avuto invece un carattere stabile.
«Con il segretario generale Alberto Civica denunciamo da anni questa realtà — conclude Tarquini — che, nel migliore dei casi, significa portare a casa un contratto a tempo determinato, che troppo spesso dura pochi mesi: il tempo di una stagione estiva, come quella che anche in Ciociaria è appena iniziata».