Si riaprono le porte del tribunale per uno dei casi più oscuri e controversi della cronaca italiana: il 22 ottobre 2025 inizierà a Roma il processo d’appello bis per la morte di Serena Mollicone, la ragazza di appena 18 anni trovata morta il 3 giugno 2001 in un bosco vicino ad Arce, in provincia di Frosinone.
Alla sbarra ci saranno ancora una volta Marco Mottola, suo padre Franco, ex comandante dei carabinieri di Arce, e sua madre Anna Maria, accusati di aver avuto un ruolo nell’omicidio. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Serena sarebbe morta nella caserma dei carabinieri, dopo un violento colpo alla testa ricevuto durante una lite. Il corpo fu poi abbandonato in un bosco, legato mani e piedi, con la bocca coperta da un sacchetto.
Il processo d’appello del 2023 aveva assolto tutti gli imputati, ma la sentenza è stata annullata lo scorso marzo dalla Corte di Cassazione, che ha parlato di motivazioni “carenti e contraddittorie”. Per i giudici supremi, troppe domande erano rimaste senza risposta, troppe incongruenze mai chiarite.
Ora si riparte da zero, con una nuova sezione giudicante e l’attenzione di un intero Paese. La famiglia Mollicone, che non ha mai smesso di lottare per la verità, attende questa nuova fase con speranza e dolore. «Serena merita giustizia. Non ci fermeremo fino a quando non l’avrà», ha detto nei giorni scorsi la sorella Consuelo rappresentata dagli avvocati Sandro Salera e Anthony Iafrate. Gli zii di Serena, Antonio e Armida, fratello e sorella di Guglielmo Mollicone, sono rappresentati dagli avvocati Dario De Santis e Federica Nardone.