“Le Grange”, nuovi proprietari cassinati tra piano di rilancio e richiesta di tavolo regionale. In 20 anni un bacino d’utenti scomparso

La grande struttura commerciale di Piedimonte San Germano passata nelle mani della Emporikon Srl. Entrò in attività nel 2005 con 60 negozi

Emporikon S.r.l. è la società di Piedimonte San Germano che ha rilevato la proprietà del Centro Commerciale “Le Grange” da alcuni fondi che erano subentrati alla realtà che aveva realizzato e messo in attività la struttura agli inizi degli anni 2000: la Sercom dell’imprenditore Rosario Russo aveva compiuto l’investimento iniziale. L’approdo ora nelle mani di una famiglia di solidi imprenditori del cassinate, i Caporusso – nella cui orbita è attiva la Emporikon – con sede in via Pantanelle e fatturato 2023 di un milione e 900mila euro circa -, apre nuove prospettive in una crisi gravissima. La situazione di difficoltà è stata al centro di una lettera-appello (ospitata sulle nostre pagine) dei lavoratori allarmati per il depauperamento incessante di punti vendita che negli ultimi tempi hanno chiuso a ripetizione. Ma oggi dalla nuova proprietà arrivano parole incoraggianti: “Nonostante tali difficoltà, continuiamo a credere fermamente nelle potenzialità del Centro Le Grange e nel suo rilancio. È in questa prospettiva che abbiamo predisposto un progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico da 2 MW, accompagnato da un programma complessivo di efficientamento energetico che include l’ammodernamento delle centrali termiche. L’obiettivo è duplice: abbattere i costi energetici – una delle voci più pesanti della gestione – e promuovere un modello sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, a vantaggio dell’intero ecosistema commerciale”.

Possibile una transizione che porti i posti di lavoro dai 200 attuali a 500

Da Emporikon sottolineano, inoltre, come “Il Centro Le Grange, il più grande dell’intero comprensorio, è tornato oggi sotto la guida di una proprietà legata al territorio, dopo anni di gestione da parte di fondi speculativi distanti dalla realtà locale. La famiglia imprenditoriale che ne detiene il controllo conosce e vive quotidianamente le sfide economiche del contesto e si sta impegnando con tutte le proprie forze per trasformare il centro in un’opportunità concreta di sviluppo, con l’obiettivo di passare dagli attuali circa 200 lavoratori a oltre 500 occupati, attraverso un piano strutturato e sostenibile”. La nuova proprietà ritiene, però “che, di fronte a una crisi così profonda e strutturale, anche le istituzioni debbano fare la propria parte. È per questo che rivolgiamo un appello alla Regione Lazio affinché si attivi con misure straordinarie di sostegno al commercio locale, indirettamente colpito dalla crisi del settore automotive. Proponiamo l’istituzione urgente di un tavolo permanente di confronto con gli operatori e le associazioni del territorio, per affrontare in modo organico le difficoltà economiche e costruire un piano condiviso di rilancio e supporto all’occupazione”.

Dal Covid 19 al crollo Stellantis, contraccolpi micidiali con impennata di debiti

La società pedemontana sottolinea di essere giunta ai comandi della struttura “in un contesto già gravemente compromesso sul piano economico-finanziario, ereditando una situazione gestionale complessa, segnata da una rilevante mole debitoria e da difficoltà diffuse nei rapporti con gli operatori commerciali. Fin dall’inizio, abbiamo affrontato questa sfida con responsabilità e visione, sostenendo importanti investimenti volti al risanamento e alla riqualificazione del complesso. A peggiorare ulteriormente il quadro sono sopraggiunti fattori esterni rilevanti: la crisi del comparto automotive – in particolare la riorganizzazione dello stabilimento Stellantis di Cassino – ha inciso pesantemente sul potere d’acquisto delle famiglie del territorio, riducendo la capacità di spesa e la frequenza di visita al centro. A ciò si è aggiunto l’impatto duraturo della pandemia da Covid-19, che ha accelerato in modo irreversibile il ricorso all’e-commerce a discapito del commercio fisico, colpendo duramente l’intero settore dei centri commerciali”. Conclude: “Non ci sottraiamo al confronto, né alla trasparenza. Ma chiediamo rispetto per l’impegno che quotidianamente portiamo avanti con determinazione e responsabilità, con l’unico obiettivo di restituire al Centro Le Grange un ruolo centrale nel futuro economico e sociale del nostro territorio”.

L’ex sindaco Riccardi: non è una cattedrale nel deserto ma vittima della crisi auto

La pratica burocratica per la realizzazione di Le Grange venne avviata nel 2003 con relativa conferenza dei servizi che interessava anche le regioni confinanti, considerato che la struttura si prevedeva potesse avere influenza sull’intero bacino del Cassinate ma anche su Venefrano, alto Casertano e sud Pontino. Nel 2004 iniziarono i lavori per giungere all’apertura nel 2005. Il sindaco dell’epoca era Mario Riccardi che ricorda: “Rispetto agli imprenditori di adesso, che aspettano sovvenzioni e aiuti, il Gruppo Russo all’epoca fece oltre all’urbanizzazione prevista dalla normativa, parcheggi e verde, rotatoria sulla Casilina e la strada d’accesso dallo stradone Fiat mettendo di tasca propria il denaro necessario. Aprirono 60 negozi e ci fu una convenzione con la Sercom per destinare l’80% dell’occupazione che si sarebbe creata a residenti di Piedimonte San Germano”. L’ex sindaco ritiene che “la crisi Stellantis ha determinato l’abbassamento drammatico del bacino d’utenza. Vuoi mettere se arrivano 15mila persone a lavorare tra ex Fiat e indotto ogni giorno o se devi fare i conti con un bacino ormai ridotto ai minimi termini. Poi sento anche che fino ad oggi i fitti interni sono rimasti estremamente alti e comunque voglio smentire quanti adesso parlano di cattedrale nel deserto. C’era un bacino d’utenza che nel 2000 era ancora decisamente forte”: solo indotto, il trasporto. Affitti. Prima l’imprenditore metteva tutto senza aiuto di finanziamento pubblico e faceva infrastrutture oltre quello che prevedeva la normativa urbanistica. Oggi non si mette mano all’arte se non c’è aiuto del pubblico”.

Pacitti (Noi Moderati): adesso si apra un confronto istituzionale

«Le Grange è solo l’ultima, visibile, dolorosa manifestazione di un malessere più ampio, profondo e strutturale che investe l’intero indotto economico e sociale della nostra provincia. La vera emergenza non è più – o non soltanto – la riconversione dello stabilimento Stellantis, ma il rischio concreto che l’intero sistema produttivo e commerciale del territorio collassi nell’indifferenza generale”: è il grido d’allarme lanciato da Pietro Pacitti, coordinatore provinciale di Noi Moderati. “Le Grange, un tempo simbolo di sviluppo e vivacità economica, oggi rischia di diventare il monumento all’abbandono. Un centro commerciale che si spegne significa decine di famiglie senza reddito, significa smarrimento sociale, perdita di fiducia, desertificazione di interi settori. Non possiamo permettere che il Cassinate e la provincia di Frosinone diventino una ‘periferia dimenticata della speranza’. Per questo Noi Moderati chiede l’apertura urgente di un tavolo istituzionale permanente con Regione Lazio, occorre fare piena luce sulle intenzioni future, tutelare chi lavora oggi, e costruire un piano concreto per rilanciare l’intera area economica”.

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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