Sfregiata dopo un intervento estetico, il calvario di una ciociara: “Mi vergogno ad uscire di casa”

Sora - La 56enne sottoposta ad una liposuzione, leggendo la cronaca romana, capisce che il chirurgo non aveva le necessarie autorizzazioni

Sora – Dopo gli ultimi episodi di cronaca riportati dalla stampa romana, si moltiplicano le denunce relative ai danni subiti a seguito di interventi estetici eseguiti, in particolar modo, nella capitale. I militari del Nucleo a Tutela della Salute stringono il cerchio sul mondo della chirurgia clandestina, sempre più spesso operata da personaggi senza alcun titolo, senza esperienza, senza autorizzazioni. Tra le vittime di questi sciacalli anche una donna residente in Ciociaria, nel comprensorio del sorano, che si è rivolta alla nostra redazione per raccontare la sua esperienza, assolutamente catastrofica.

La signora, 56 anni, aveva contattato il “chirurgo” a maggio a seguito di una ricerca condotta su internet circa la chirurgia estetica “low cost”, ovvero a prezzi contenuti, a buon mercato. La donna si è letteralmente fidata ed affidata: dopo aver seguito le indicazioni con “prima visita” effettuata attraverso uno scambio di messaggi e la consulenza sulla base di alcune foto inviate dalla paziente al “dottore”, con la richiesta di rimodellamento del ventre, era stato fissato l’appuntamento per l’intervento, a giugno. Prima dell’anestesia, alla signora è stato sottoposto e fatto firmare un consenso informato scritto in un’altra lingua, la donna non sa confermare quale fosse, molto probabilmente tedesco.

La paziente è stata dimessa nella stessa giornata dell’operazione chirurgica estetica senza alcuna indicazione, e tantomeno assistenza, sulle opportune cure mediche post intervento, sia farmacologiche che relative alla gestione delle incisioni praticate per inserire le cannule: dopo l’operazione sono seguite le dimissioni accompagnate da semplici saluti di circostanza. La donna non è in grado di raccontare i momenti del trattamento perché nel mentre le è stato coperto il volto con un asciugamano “maleodorante”.

Nel vedere le foto del prima e dopo è evidente che qualcosa sia andato storto: la signora piange ed, ancora in buona fede, non trova spiegazione per quanto accadutole. Indossa una pancera strettissima per coprire e contenere il danno, afferma di avere vergogna ad uscire di casa. Aveva comprato qualche “vestitino più leggero” che avrebbe voluto indossare dopo l’intervento, con la sua mise migliorata. Ma è avvenuto il contrario. Una donna che aveva messo da parte i suoi risparmi facendo molti sacrifici, per dedicarsi qualcosa.

Ora lei lo definisce “un capriccio”, è la prima a giudicarsi per l’errore commesso, «Ho peccato di vanità» dice tra le lacrime ma, a tutti gli effetti, era un sogno, quello di vedersi “più bella”, dopo tante rinunce, tante privazioni, dopo tanto lavoro e con i soldi che non bastano mai, era un piccolo regalo a se stessa. Per la vergogna non ha ancora sporto denuncia, ci promette che lo farà, non ci conferma la cifra pagata per l’operazione. Ci mostra e legge gli articoli relativi ai falsi chirurghi estetici nella capitale, alle indagini che le forze dell’ordine stanno effettuando sul “medico” che l’ha operata: attraverso la stampa la signora ha riconosciuto colui che le ha deformato la pancia, adesso piena di “bozzi”.

I precedenti

Ricordiamo, intanto, che la scorsa settimana, presso un appartamento nel quartiere Quadraro, i NAS di Roma hanno colto in flagrante un 59enne medico chirurgo sospeso dall’ordine, già indagato per due interventi estetici finiti sotto inchiesta, a seguito di uno dei quali, lo scorso marzo, era morta una 62enne per sepsi sopraggiunta dopo l’operazione di liposuzione. Nel blitz i NAS hanno accertato che l’uomo stesse eseguendo una otoplastica in clandestinità su una giovane donna sudamericana sdraiata su un lettino da campeggio, assistito da un’infermiera in pensione. Nella stanza, una camera da letto trasformata in una sala operatoria abusiva, c’erano scarpe, vestiti, disordine ovunque ed anche due cani che giravano liberi. Nemmeno l’ombra delle necessarie condizioni igienico-sanitarie, seppur minime. Nel 2017 lo stesso era stato condannato, pena sospesa, per un intervento di lifting al seno riuscito male.

A metà giugno, in un appartamento trasformato in studio medico, nel quartiere Primavalle, sempre a Roma, veniva sottoposta a liposuzione una 46enne, originaria dell’Equador: nella serata dello stesso giorno la donna veniva accompagnata presso il Policlinico Umberto I, deceduta dopo un’ora di tentativi per salvarle la vita. A finire nel registro degli indagati un peruviano di 65 anni, oltre che l’anestesista ed un’infermiera sue assistenti. Il 65enne lavorava abusivamente, senza alcuna autorizzazione, già finito al centro di procedimenti per irregolarità amministrative accertate dai Carabinieri del Nas: nel 2013 era stato condannato per lesioni, dopo la denuncia di una paziente, ma nel 2015 l’accusa era stata dichiarata prescritta dalla Corte d’Appello. Sul suo profilo social si legge “La nostra passione è quella di farti tornare indietro nel tempo: possiamo farlo” ed ancora “Libera la tua bellezza, abbiamo i migliori prezzi”. Contestualmente pubblicizzava l’apertura di un ristorante peruviano definendosi “Il maestro del pollo alla brace del Perù a Roma”. 

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Sara Pacitto
Sara Pacitto
Sara Pacitto, giornalista pubblicista, da 8 anni collabora con diversi quotidiani digitali, tra le più prestigiose testate giornalistiche della provincia, corrispondente per la cronaca locale, politica, attualità, salute, approfondimenti. Ha curato le Pubbliche Relazioni per alcuni importanti eventi come anche è stata Responsabile della Comunicazione per conferenze e convegni ed in occasione di Campagne Elettorali.

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