Il nuovo piano strategico di Stellantis sarà presentato in occasione del Capital Market Day in programma a inizio 2026. L’ha detto il nuovo ceo del gruppo a guida francese, il partenopeo Antonio Filosa, durate la call del 29 luglio con gli analisi. Ha anche assicurato che la guidance ristabilita con la pubblicazione dei conti semestrali verrà rispettata: bisogna ricordare che a fine dello scorso aprile le linee d’azione finanziarie del gruppo erano state sospese per il 2025 a causa delle incertezze legate ai dazi. “Il primo semestre è stato incredibilmente difficile e ben lontano da dove vogliamo e dobbiamo essere – ha chiosato -. Ma il miglioramento sequenziale rispetto al secondo semestre del 2024 è davvero incoraggiante”. Nel corso dell’incontro sono stati annunciati 10 nuovi modelli nel 2025, e diciamo subito che per Cassino non c’è niente.
Marchi italiani ormai scomparsi dai radar del gruppo francese
In particolare tre su piattaforma Stla Medium (a Piedimonte c’è la Large) nel secondo semestre del 2025: Jeep Compass, Citroën C5 Aircross e Ds N°8. Nelle ultime settimane i francesi avevano già lanciato Peugeot 3008, 5008 e Opel/Vauxhall Grandland basati su Stla Medium. Nel primo semestre del 2025 sono uscite Citroën C3 Aircross, Fiat Grande Panda, Opel/Vauxhall Frontera, Ram ProMaster Cargo BEV, nonché aggiornamenti significativi di prodotti popolari come Ram 2500 e 3500 Heavy Duty, Citroën C4/C4X e Opel Mokka. Da notare l’assenza desolante dei marchi italiani. L’unica Fiat (la Grande Panda) è prodotta in Serbia. Un po’ come l’ultima uscita Alfa, la Junior, montata in Polonia. Ma sono tutte auto Peugeot al 100%.
Conti in rosso, fine delle motorizzazioni diesel (novembre 2025) e benzina (2026)
Complessivamente il gruppo automobilistico prevede una possibile perdita netta di 2,3 miliardi di euro (2,68 miliardi di dollari), attribuendo un impatto iniziale di 0,3 miliardi di euro ai dazi Usa. I possibili ricavi netti sarebbero pari a 74,3 miliardi di euro, in calo del 12,6% su base annua. Le consegne complessive del secondo trimestre sono diminuite del 6% rispetto all’anno precedente, attestandosi a circa 1,4 milioni di veicoli, secondo quanto dichiarato in un comunicato di Stellantis. Sui motori – ormai tutti francesi – la vera novità – salvo retromarce dell’ultim’ora – sarà l’eliminazione del diesel dal novembre di quest’anno. Ma anche per il benzina sempre Peugeot e montato su tutti i marchi si prevede la chiusura totale a fine 2026. Insomma si va verso l’elettrificazione senza se e senza ma. In questo contesto assumono un senso sinistro anche le parole di Filosa circa “le decisioni difficili ma necessarie per ristabilire una crescita redditizia e risultati significativamente migliori”.
L’aggiornamento del Piano Italia atteso per capire il destino dei siti
Non sono stati aggiunti dettagli ma per capire che fine faranno i siti italiani a parire da quello cassinate bisognerà attendere l’aggiornamento sia del piano industriale di Stellantis (quello previsto a inizio 2026) che del Piano Italia (che sarà ovviamente conseguente al di là di quanto affermato dal responsabile Europa del gruppo Jean Philippe Imparato a fine 2024 al Mimit), programmazione quest’ultima che riguarda in maniera specifica le fabbriche e i marchi del nostro Paese. Bisognerà vedere cosa sopravvivrà di nominalmente italiano (perché di sostanzialmente italiano ad oggi non è sopravvissuto quasi nulla): infatti gli osservatori sottolineano come Stellantis si trovi a gestire troppi marchi, alcuni dei quali sovrapposti. Vuoi scommettere che quelli francesi la scamperanno?
Il crollo di Maserati, marchio del lusso umiliato dalle vendite ko e dai debiti
L’unico marchio di lusso è Maserati – ma c’è poco da sperare anche in questa splendida unicità – e a Cassino viene prodotta in pochissimi esemplari la Grecale. Stellantis ha diffuso i dati sul crollo e sull’umiliazione nelle vendite ai quali i francesi hanno ridotto il glorioso tridente. Nei primi sei mesi dell’anno vendute 4.328 autovetture, rispetto alle 6.324 del 2024 e alle 9.194 del 2023 nello stesso periodo per i primi 10 Paesi. Ciò rappresenta un calo del 32% in un anno, dopo il calo del 31% dello scorso anno. Scomparsi in 24 mesi più della metà dei clienti Maserati, complimenti vivissimi a Tavares e successori. Il fatturato del marchio è crollato del 72% in due anni. Ha perso 139 milioni di euro nel primo trimestre dell’anno. Un piano dei modelli Maserati programmati, nuovi e da rinnovare, era inizialmente atteso a febbraio e poi era stato rinviato a giugno. Ma ad oggi non se ne ha notizia. Non si può non pensare all’intenzionalità di affossare – oltre a Fiat, Alfa e Lancia -, anche il nome più prestigioso di quello che era il patrimonio automobilistico tricolore.
La deindustrializzazione e le scelte predatorie che hanno percorso l’Italia
Ma quando un Paese come il nostro non è in grado di proteggere quello che era il suo principale comparto manifatturiero è inutile sperare che possa arrivare l’inversione di tendenza. Del resto la vendita di Iveco, i vecchi camion Fiat, agli indiani di Tata e lo smembramento di Magneti Marelli finita ai fondi americani e data per l’80% ai creditori, rappresentano bene cosa resta dell’Italia quarta potenza mondiale della metà degli anni ’80. Partì da allora l’ordine da parte degli anglo-americani di procedere alle svendite e agli spezzatini delle realtà strategiche del Paese. Fino a giungere all’estate del 1992: con la triste crociera sul Britannia voluta da Sua Maestà con disposizioni affinché l’Italia fosse privatizzata. L’umiliazione del Paese sta giungendo davvero al capolinea drammatico quanto a depredazione del saper fare nazionale, con annessi posti di lavoro e imprese mandate a gambe all’aria. Intanto a Piedimonte appaiono le scritte riverniciate di Alfa Romeo e Maserati. Almeno l’apparenza è salva.
