Stellantis Cassino, Di Traglia (Fiom): “Filosa tira solo la palla in avanti, ci dica se Piedimonte ha un futuro”

Il segretario dei metalmeccanici Cgil Frosinone-Latina chiede una mobilitazione territoriale e regionale: crisi di sistema, coinvolge tutti

Ferie estive forzate per oltre un mese per mancanza di ordini e in corso dal 23 luglio scorso. Prospettive di rilancio lontane: con i nuovi modelli Alfa Romeo Stelvio e Giulia full electric che arriveranno forse nel 2027, dopo essere già slittati dalla seconda metà dell’anno in corso fino ai primi mesi del 2026. Ma adesso il ritardo secondo indiscrezioni potrebbe prolungarsi. Dopo la prima uscita operativa del nuovo Ad Stellantis, Antonio Filosa, nel corso di una call con gli analisti di cui abbiamo dato conto sulle nostre pagine, facciamo il punto sulla situazione dello stabilimento di Piedimonte San Germano e della crisi auto italiana più in generale con Andrea Di Traglia, segretario generale della Fiom-Cgil di Frosinone e Latina.

Andrea Di Traglia (Fiom-Cgil Frosinone-Latina)
  • Filosa ha fatto capire che il Piano Italia sarà presentato dopo il piano industriale del Gruppo, la cui ufficializzazione è prevista per il prossimo gennaio. I tempi si allungano e l’incertezza anche.

“Infatti l’unica conferma arrivata dal nuovo Ceo è quella dell’incertezza, perché in occasione del Capital Market Day a inizio del prossimo anno ci dirà che rispetterà in qualche modo la guidance finanziaria stabilita coi conti semestrali. Linee strategiche che erano state sospese a causa delle incognite legate ai dazi ma non è che ci troviamo di fronte ad un panorama odierno privo di rischi. Anzi. Nell’automotive potremmo subire una riduzione di export per 5,5 miliardi. Se vogliamo parlare della penalizzazione e del rischio causa dazi, noi intanto abbiamo – per quanto riguarda lo stabilimento di Cassino – lo stop all’ordinabilità di alcune motorizzazioni come Giulia Quadrifoglio e Stelvio Quadrifoglio dal 30 aprile scorso, le 280 cavalli diesel e benzina dal 31 maggio. Queste sono motorizzazioni che sono necessarie in un mercato come quello Usa dove vanno auto di grossa cilindrata, mentre la transizione ecologica non è certo in alto nell’agenda di quel Paese. Per dare qualche cifra chiarificatrice basta ricordare che Cassino ha chiuso il 2024 a 26mila 850 auto prodotte, vuol dire che ha dimezzato le vetture rispetto al 2023 ed ha ridotto le uscite dal montaggio del 78% rispetto alla stagione pre-covid. Le Alfa Giulia vendute in America nel 2024 sono state 1584 e le Stelvio 1982”.

Dieci nuovi modelli annunciati e niente in prospettiva per il sito cassinate

  • I dieci modelli annunciati dalla nota Stellantis sono tutti di marchi francesi, niente per la piattaforma large. Insomma il sito pedemontano resta nel cono d’ombra quanto a prospettive.

“Ribadisco, quanto alle dichiarazioni di Filosa quello che è certo è solo l’incerto: siamo di fronte ad una situazione nella quale su Cassino non vi è nulla di nuovo. Si parla di rimodulare il Piano Italia ma qua non c’è nessun piano, visto che quello presentato a dicembre al Mimit è rimasto una questione di semplici annunci. Ed oggi abbiamo un nuovo amministratore delegato che ci sembra stia tirando semplicemente la palla in avanti. Mentre assistiamo alla scomparsa di alcuni brand all’indomani dell’ultima GranCabrio passata sulle linee di Torino per andare a saturare il sito di Modena. Così Maserati oggi viene montata solo nella Motor Valley ed a Cassino e oltretutto, con le scarse 4mila Grecale prodotte nel primo semestre a Piedimonte, siamo quelli che ne hanno montate di più di auto del tridente. Ma questi numeri irrisori di Maserati ci dicono che il polo del lusso che doveva nascere insieme ad Alfa è in profondo declino. Se questa è la tendenza allora anche Cassino rischia di venir meno nei piani Maserati, attesi da febbraio e mai arrivati, e di certo la cessione dello storico gruppo industriale Iveco non lascia spazio a considerazioni che non siano quelle dell’ennesimo atto gravissimo da parte di Stellantis”.

  • Intanto continuate a produrre Giulia e Stelvio con l’endotermico…

“Dalle dichiarazioni di Filosa non emergono novità sostanziali per la piattaforma Large per la quale si attende ancora la conversione elettrica destinata alle nuove Giulia e Stelvio. Si registrano ritardi mastodontici. Qui ci si dica, una volta per tutte, se il progetto di elettrificazione avrà un futuro o se è stato congelato. Il problema è sotto gli occhi di tutti. Il modello più venduto di Alfa è la Junior prodotta in Polonia, segue la Tonale fatta a Pomigliano, stabilimento che ha resistito meglio di altri ma che adesso è entrato in contratto di solidarietà. La classifica del Biscione è chiusa da Giulia e Stelvio esclusivamente endotermiche”.

“Il nuovo Ad uno di noi? Allora provi a campare con mille euro al mese”

  • E le nuove linee con la cancellazione di Giorgio e dei ricordi di Marchionne e la messa in opera della piattaforma francese?

“La piattaforma c’è e si modula anche coi pacchi batterie ma quel che manca è il contenuto. Filosa mi sembra strano che dica oggi che si possa in futuro provare a prendere decisioni drastiche: di recente contemporaneamente diceva che andava tutto bene, nel suo giro a Torino portava pasticcini e pizza ai lavoratori dicendo di essere uno di loro, mentre Jean Philippe Imparato presentava il conto della bolletta energetica affermando che produrre in Italia è proibitivo, molto meglio in Spagna e Francia e che qui, di questo andazzo, i siti sarebbero stati chiusi. Poi, caro Filosa, puoi dire ‘sono uno di voi’ solo geograficamente parlando delle tue origini, perché per essere simile ai lavoratori dovresti vivere con mille euro al mese e campare sostanzialmente e sempre in contratto di solidarietà”.

  • Intanto prosegue la flessione produttiva e occupazionale con riflessi pesanti sull’economia del Lazio meridionale.

“Ormai noi siamo di fronte ad un processo di sopravvivenza produttiva, c’è una desertificazione industriale. Qui la crisi è di sistema perché tutto ciò che sta succedendo allo stabilimento di Piedimonte ha conseguenze incredibili su tutto il tessuto economico e coinvolge tutti i settori al di là dell’automotive. Quando si parla di esercizi commerciali che chiudono e serrande che si abbassano nei centri commerciali, la causa sta nel crollo del potere d’acquisto dei lavoratori Stellantis e dell’indotto di primo e secondo livello. La crisi di comparto riguarda tutti sul territorio. Per questo penso che sia necessario un intervento di supporto da parte delle istituzioni, partendo da comuni, proseguendo con la provincia fino alla Regione. La questione va affrontata a livello locale e regionale con una discussione di ambito confederale. Cioè che riguardi l’industria tutta, il commercio, il tessuto economico e sociale nel suo complesso. Perché l’80% del panorama produttivo del Sud Lazio gira attorno ai risultati di quello stabilimento. Da qui anche una provincia a due velocità dove al nord ci sono anche altri ambiti produttivi, mentre a sud la crisi è profonda perché legata essenzialmente all’auto”.

Subito tavolo Mimit, non si vive in eterno di contratti di solidarietà e uscite incentivate

  • La Fiom ha sempre sostenuto la necessità che il governo convochi al più presto il nuovo Ad per trovare soluzioni alla crisi.

“Infatti parlavo della spinta dal territorio e dal livello regionale proprio perché un grido d’allarme davvero corale, come quello che riteniamo debba essere organizzato, non può essere ignorato e deve essere propedeutico alla convocazione di un vero tavolo nazionale al Mimit in cui prendano posto il governo, Stellantis e le organizzazioni sindacali. Perché le risposte vere vanno date in quell’assise ed è più che mai necessario che Filosa, ormai diventato operativo, parli davanti a tutti. Filosa ci dica se c’è davvero un futuro produttivo per Cassino, se i modelli elettrici sono confermati e partiranno oppure no e quando. Altrimenti ci sarà il collasso di tutto il Lazio meridionale. Non si può vivere perennemente di ammortizzatori sociali, di uscite incentivate, senza ricambio generazionale per scelte che non sono condivise e che hanno solo portato a far pendere l’ago bilancia di quel poco che viene prodotto dalla parte dei francesi, motori e piattaforme sono quelli dei francesi. Mentre l’indotto paga le conseguenze della logica dei tagli e delle internalizzazioni con i prezzi più alti in termini di crisi aziendali e occupazionali. Basti pensare a Trasnova, Logitec, Tecno Service, De Vizia, Iscot”.

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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