La semaglutide è al centro di una vera e propria esplosione di interesse in Italia. Nata come terapia per il diabete di tipo 2, negli ultimi anni è diventata un fenomeno mediatico e sociale, complici i risultati nella perdita di peso e l’eco proveniente dal mondo dello spettacolo internazionale. I dati parlano chiaro: secondo l’ultimo Rapporto OsMed dell’AIFA, la spesa privata per i farmaci analoghi del GLP-1 utilizzati a scopo dimagrante è cresciuta del 78,7%. La sola semaglutide rientra tra i 30 principi attivi a maggiore spesa del 2024, con oltre 55 milioni di euro di acquisti fuori dal Servizio sanitario nazionale.
Cos’è e come funziona
La semaglutide è una molecola sviluppata in laboratorio appartenente alla categoria dei GLP-1 agonisti, copie sintetiche di un ormone prodotto dall’intestino dopo i pasti. Il suo compito è stimolare la produzione di insulina e contribuire al controllo della glicemia, un meccanismo particolarmente utile in chi soffre di diabete di tipo 2.
Il farmaco può essere assunto quotidianamente in compresse oppure tramite un’iniezione sottocutanea settimanale. Oltre al controllo della glicemia, favorisce la perdita di peso riducendo l’appetito, offre una protezione cardiovascolare e renale e, secondo alcuni studi preliminari, potrebbe persino rallentare la progressione dell’Alzheimer.
La moda del dimagrimento rapido
Nonostante sia nato con finalità terapeutiche precise, il farmaco si è trasformato in una scorciatoia dimagrante molto popolare. La capacità di ridurre drasticamente la fame ha spinto molte persone ad assumerlo anche senza una reale indicazione medica. In passato si sono registrate addirittura carenze nelle farmacie italiane, con difficoltà di reperibilità per i pazienti diabetici che ne avevano effettiva necessità.
Questa diffusione “fai da te” è considerata preoccupante: la semaglutide può provocare diversi effetti collaterali, soprattutto nelle prime settimane, come nausea, vomito e disturbi gastrointestinali, e deve essere usata solo dopo una valutazione specialistica.
Nuovi farmaci e alternative
Accanto alla semaglutide è arrivata sul mercato anche la tirzepatide, principio attivo del farmaco Mounjaro, che condivide molte delle stesse indicazioni ed è utilizzato sia nel diabete che nella gestione dell’obesità. In entrambi i casi la prescrizione avviene sotto stretto monitoraggio medico.
Gli specialisti ricordano che chi ha solo pochi chili in più da perdere può ottenere risultati stabili e più sicuri con un’alimentazione equilibrata e attività fisica regolare. In Italia il problema del peso resta comunque significativo: circa quattro milioni di persone convivono con il diabete e un milione non sa di averlo, perché non effettua controlli periodici.
Un fenomeno che riflette abitudini poco sane
Il successo della semaglutide è anche lo specchio di uno stile di vita sempre più sedentario. Già negli anni ’90 numerosi studi avevano dimostrato che un’alimentazione corretta e l’esercizio fisico costante riducono in modo decisivo il rischio di sviluppare diabete nelle persone predisposte, con un’efficacia persino superiore a quella dei farmaci.
Eppure, i numeri del 2024 raccontano una tendenza diversa: la spesa per gli antidiabetici ha superato 1 miliardo e 642 milioni di euro, con un aumento del 13,2% rispetto all’anno precedente. La sola semaglutide ha registrato una crescita del 58,4% in termini di spesa e del 59,8% nei consumi.
Stile di vita, il “farmaco” più efficace
Alla luce dei dati, il messaggio che emerge è chiaro: la semaglutide può essere un supporto importante per chi ne ha reale necessità clinica, ma non può sostituire le basi della prevenzione. Dieta equilibrata e movimento quotidiano restano gli strumenti più potenti per contrastare sovrappeso e obesità, senza effetti collaterali e con benefici duraturi per la salute.