I tentacoli dei clan mafiosi nel Frusinate, cresce il rischio infiltrazioni

Nella relazione della Divisione investigativa antimafia, la Ciociaria è al 22° posto a livello nazionale per indice di permeabilità

Camorra e Ndrangheta sempre più presenti nel Basso Lazio. Usura diffusa frutto della crisi economica e crimini ambientali legati a cemento e rifiuti. Lo evidenzia l’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia invita al paramento, che sottolinea anche il rischio legato a riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo.

I dati mettono Frosinone e Latina fra le province laziali più a rischio con un indice di permeabilità medio-alto in quanto collocate rispettivamente al 22° e 26° posto su 106 province prese in esame, mentre Viterbo e Rieti occupano rispettivamente la 44ª e 45ª posizione. Il livello di permeabilità nella provincia di Roma è cresciuto di 3,28 punti facendo risalire Roma di ben 44 posizioni nella non lusinghiera classifica delle città più esposte ai pericoli rappresentati dalle contaminazioni mafiose, assestandosi al 36° posto.

Roma e il Lazio offrono alla criminalità organizzata innumerevoli opportunità di investimento. “La progressiva infiltrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale rappresenta dunque il comune denominatore delle proiezioni derivanti dalle mafie tradizionali che sfruttano abilmente sia le caratteristiche di centralità geografica della rete autostradale e ferroviaria, nonché degli scali portuali e aeroportuali della Regione, sia la presenza di mafie autoctone le quali pur avendo il controllo di alcune porzioni di territorio devono necessariamente appoggiarsi a strutture più solide e ramificate per poter utilmente avviare e portare a termine i loro affari illeciti”, si legge nel rapporto.

Nella provincia di Frosinone si confermerebbe la presenza “storica” dei clan Venosa e Mallardo nonché per la vicinanza all’area del casertano si registrerebbe l’influenza del clan Belforte di Marcianise soprattutto nella zona di Cassino. Inoltre personaggi legati ai Casalesi e ai clan napoletani Licciardi, Di Lauro, Mazzarella e Misso troverebbero in questi territori ampie possibilità di riciclaggio che verrebbe realizzato anche attraverso la gestione dei locali di gioco e scommessa rivolgendo particolare interesse ai videopoker, alle slot machine, alle sale bingo e alle scommesse sportive. Ambito quest’ultimo nel quale sarebbero stati registrati interessi anche della cosca calabrese Grande-Aracri di Cutro.

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