Consorzio Industriale del Lazio, la fine dei provincialismi e di chi esalta i ‘poltronifici’ locali

Per il rilancio delle province bisogna pensare ad un'area vasta, direzione nella quale stanno lavorando De Angelis, Acampora, Regione ed Enti

Un percorso lungo e complesso. Fondamentale per sostenere le sfide economiche del futuro. Per realizzare quelle infrastrutture utili alle imprese. La nascita ufficiale del Consorzio Industriale del Lazio va vista come un progetto di riforma generale, anche di un modo di pensare. La decisione, assunta a suo tempo dalla Regione Lazio, che ha trovato d’accordo sindaci, enti, associazioni e banche, sfociata oggi nell’elezione del Cda con l’insediamento dell’assemblea mette, dunque, la parola fine a stupidi provincialismi.

Pensare, quindi, come sostiene qualche organo di informazione del territorio, che, grazie a ‘poltronifici’ locali si possano risolvere problematiche complesse, è ormai un modo di fare desueto. L’obiettivo, da ora in poi, dovrà essere quello di puntare sulla reindustrializzazione dei siti dismessi e sull’internazionalizzazione delle aziende. E lo si deve fare in maniera organica e complessiva. Non di campanile. Non da tifo. Perché la competizione è su vasta scala e la dimensione di chi compete non è irrilevante. 

Certamente andranno sfruttate le peculiarità di ogni singolo territorio. Perché ogni provincia ha una caratteristica. Ma va fatto mettendo tutto a sistema. Lo strumento del Consorzio unico deve servire proprio a questo. Sbagliato, dunque, rimanere ancorati a un passato che non ha più motivo di esistere. Nel caso specifico delle province di Frosinone e Latina, occorre lavorare in un’ottica di area vasta che, scevra da provincialismi, possa essere un valore aggiunto per rafforzare quell’economia che altrimenti sarebbe destinata al declino.

“A volte per ottenere dei risultati – come sostiene il presidente della Camera di Commercio Giovanni Acampora, tra i principali fautori della riuscita della realizzazione del Consorzio, insieme al presidente Francesco De Angelis –  non serve sbattere i pugni sul tavolo”. Tantomeno, aggiungiamo noi, sprecare fiumi di inchiostro per riempire, in maniera strumentale, pagine di giornale.

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