Discarica di via Le Lame, “situazione esplosiva”: lo studio ERAS riaccende i riflettori sul sito pericoloso

L'Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone e Provincia riprende il caso, alla luce dello studio ERAS della Regione Lazio

“A seguito della recente notizia in merito il sequestro di beni per 10 milioni di euro ad un sodalizio che gestiva discariche di rifiuti anche nella Provincia di Frosinone, l’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone e Provincia riprende la tematica delle conseguenze ambientali della discarica di via Le Lame per Frosinone ed i paesi viciniori, alla luce dello studio ERAS della Regione Lazio, a cura del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio (Dep), che ha riguardato 242.409 cittadini residenti entro cinque km da nove discariche di rifiuti nel Lazio, nel periodo dal 1/1/1996 al 31/12/2012″. – Così in una nota il Dott. Giovambattista Martino – coordinatore Associazione Medici per l’ Ambiente e la Dott.ssa Teresa Petricca – responsabile sanitario Associazione Medici per l’Ambiente.

“Quale surrogato dei vari inquinanti emessi e tracciante dell’impatto degli impianti è stato considerato l’idrogeno solforato (H2S). Tra gli uomini residenti si sono registrati livelli di ospedalizzazione più elevati per malattie del sistema respiratorio (+26%) e tumore della vescica (+59%). Tra le donne più esposte, invece, si sono osservati livelli di ospedalizzazione più elevati per asma (+62%) e malattie del sistema urinario (+27%). Nel 2016 su “International Journal of Epidemiology” F. Mataloni et al. del DEP Lazio, sempre riferito alle nove discariche del Lazio ed all’H2S, è stato pubblicato che vivere entro cinque km dalle discariche aumenta il rischio di cancro ai polmoni del 34%, con HR di 1,10 per incremento di 1ng/m3 H2S (l’HR è un indice di rischio di malattia) e che il rischio di ricovero in ospedale per malattie respiratorie nei bambini da 0 a 14 anni, invece, sale del 5%, con HR di 1,06″.

Per la discarica di Via Le Lame a Frosinone, una montagna di 700 mila tonnellate di rifiuti con difficoltà di caratterizzazione e sequestrata dall’autorità giudiziaria, è facilmente intuitivo l’impatto inquinante e la sequenziale capacità di sottendere l’origine delle malattie. Discarica – prosegue la nota – la cui messa in sicurezza, secondo l’ARPA, non è realizzabile per ubicazione e posizionamento rispetto l’alveo del fiume Sacco; discarica oggetto d’inchiesta della COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITA’ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATE dell’ottobre 2017 dai cui verbali si legge a pag.125 : “ …..tra cui la Discarica di Via Le Lame ubicata nel Comune di Frosinone- che contenevano non solo rifiuti urbani, ma anche rifiuti speciali, con gravi criticità ambientali…” . A pag. 154  : “… discarica costruita in modo del tutto improvvido…a ridosso del fiume Sacco.” A pag. 155 il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone, con riferimento alla discarica, parlava di  “situazione esplosiva”, confermata da una consulenza disposta nel 2014, precisando che veniva CONSENTITO E COMUNQUE NON IMPEDITO che il percolato della discarica raggiungesse la falda acquifera sottostante, inquinandola con l’apporto di metalli pesanti (in particolare alluminio, manganese, bario, nikel e piombo).

La caratterizzazione a tutt’oggi incerta, la presenza di camini ancora fumanti per emissioni, il percolato ancora prodotto che ne rende necessaria la rimozione periodica, l’enorme quantità di rifiuti accumulati con l’immonda e pericolosa presenza di metalli pesanti, si aggiungono alle precedenti considerazioni e soprattutto al sequestro giudiziario avvenuto, nel lasciar presupporre che la capacità impattante della discarica di Frosinone possa essere andata ben oltre rispetto quanto rilevato dagli studi della Regione Lazio, effettuati su discariche aperte e quindi controllate. Se per i residenti nei pressi delle nove discariche del Lazio estite in modo da non essere poste sotto sequestro sono emerse, dallo Studio ERAS a cura del DEP Lazio, significative percentuali di aumento rispetto ospedalizzazioni, malattie e tumori, nel caso di Via Le Lame, posta sotto sequestro e con la modalità di gestione non proprio ortodossa che si deduce dal dire del Procuratore della Repubblica, quali gli ipotizzabili scenari drammatici rispetto una condizione sanitaria che gli eventi descritti ci impongono di immaginare non accettabili?

L’aspetto sanitario, alla luce di quanto esposto, – concludono Martino e Petricca- dovrebbe sempre essere preponderante rispetto qualsiasi altro tipo di considerazione di ordine tecnico amministrativo nell’ambito di qualsivoglia decisione inerente le discariche, ad ogni livello istituzionale: dal Comune alla Regione. Per via Le Lame, solo negli ultimi mesi, dopo 20 anni, si è iniziato a dare la giusta risonanza mediatica ai verosimili danni sanitari. Per la Regione Lazio, a dimostrazione, la clamorosa e furiosa presa di posizione delle Associazioni intervenute all’audizione congiunta delle Commissioni Sanità, Urbanistica e Rifiuti del Consiglio Regionale del Lazio del 26/11/2021, vista la mancata esplicitazione dello studio sanitario del 2016 pubblicato su “International Journal of Epidemiology”, risalente addirittura a ben 5 anni prima l’audizione stessa. Quale il motivo? Perché per un quinquennio il silenzio su tali considerazioni di ordine sanitario? Il pericolo di ammalare dovrebbe essere la priorità da scongiurare sempre. Nella fattispecie un pericolo emerso proprio da uno studio regionale che per 5 anni non risulta citato dallo stesso committente e rimasto occulto ai più”.

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