“Abbandonato per dieci ore su una barella senza ricevere cura ed assistenza”. A denunciare il presunto episodio di malasanità avvenuto presso il pronto soccorso dell’ospedale ‘Santa Scolastica’ di Cassino è stato il pastore della comunità Cristiana Evangelica ‘Gesù Cristo è la risposta’ con sede nella città martire.
Una lunga lettera di denuncia quella consegnata alla nostra redazione e che ripercorre non uno ma diversi fatti che, se trovassero conferma, evidenzierebbero una situazione deprecabile da parte di coloro che indossano gli abiti della cura e dell’assistenza verso il prossimo in provincia di Frosinone.
“Volevo denunciare un fatto avvenuto 3 giorni fa all’ospedale di Cassino. Ho portato un ragazzo che fa parte della mia comunità al pronto soccorso con febbre, giramenti di testa e malessere: non era in grado di stare in piedi. L’ho accompagnato e lasciato lì in compagnia di un mio collaboratore. È stato fatto il test covid, uscito negativo e lo hanno fatto sedere di nuovo nella sala d’attesa del pronto soccorso, allungato sulle panchine di ferro fino alle 18.30. Dieci ore senza che nessuno si preoccupasse delle sue condizioni.
Preoccupato, il padre del ragazzo che abita a Roma, è venuto a prendere suo figlio e l’ha portato d’urgenza in un altro ospedale.
Abbiamo chiesto agli addetti un documento che attestasse la permanenza per quasi mezza giornata sulla panchina senza ricevere cure e ci è stato negato. Gli infermieri del pronto soccorso che uscivano ogni 3 minuti, uno diverso dall’altro, per chiedere cosa fosse successo, non sapevano nemmeno della presenza del ragazzo lì. – Si legge ancora nella lettera – Mentre il ragazzo, sempre più debole veniva portato via dal padre, noi siamo rimasti ed abbiamo chiamato i carabinieri per denunciare l’accaduto. Nel frattempo vi dico che il ragazzo ringraziando Dio sta bene ma se fosse stato qualcosa di molto più grave?”.
“E questo non è l’unico episodio. Qualche settimana fa, un’altra persona della mia comunità, una donna, è arrivata al pronto soccorso per un profondo taglio alla mano. Perdeva tantissimo sangue e aveva bisogno di punti. Lo stesso gli hano fatto il test Covid e l’hanno fatta sedere lì dove è rimasta per 6 ore senza nessun tipo di aiuto. Dopo 6 ore il marito della donna è andato a chiedere qualcosa a riguardo e giustamente, come che era cambiato il turno nessuno sapeva niente. La donna e il marito sono andati via e hanno trovato un’altro modo per medicare la ferita chiamando una dottoressa in pensione. Questo è vergognoso. E in ultimo e non per questo meno grave un’altra persona della mia comunità è stata ricoverata e tenuta in isolamento perché dicevano che fosse affetta da Covid. Dopo più di una settimana la donna ha firmato ed è andata a casa. L’ospedale ha avvisato tutto il Comune di residenza che la donna è andata via dall’ospedale nonostante fosse contagiata creandogli un pochi disagi. La poveretta è andata ad eseguire un tampone molecolare Asl che ha dimostrato il contrario. Altri test a cui si è sottoposta hanno dimostrato che la sua patologia era un’altra e che non aveva mai avuto il Covid. Il mio lamento è questo e la mia domanda sorge spontanea: a cosa serve pagare le tasse e mantenere aperto questo ospedale? Perché nessuno fa niente? Perché abbiamo a che fare con una sanità che dovrebbe salvare vite e non distruggerle? Vi ringrazio anticipatamente, con stima, il pastore Geani Daragiu”.