Alatri – “Privacy violata al pronto soccorso”, Campoli e il Comitato San Benedetto interrogano

Zero privacy per i pazienti di sesso diverso. L’ennesimo problema segnalato dal sindaco di Fumone e dal Comitato

Alatri – L’ospedale San Benedetto di nuovo nel mirino del sindaco di Fumone, Matteo Campoli, e del Comitato San Benedetto di Alatri. Questa volta, sotto la lente del primo cittadino e del Comitato, è finito il Pronto Soccorso dove, stando alla denuncia congiunta, non sarebbe garantita la minima privacy tra pazienti, soprattutto di genere diverso.

“Ricordate i cameroni comuni dei reparti di tanti anni fa? Oggi, al Pronto Soccorso di Alatri, un’ala è già stata modificata, trasformando tre stanze separate in un unico spazio con 7-8 posti letto. Certo, tutto è nuovo, ma questa soluzione rappresenta un passo indietro in termini di privacy e convivenza tra pazienti di genere diverso. – Questa la denuncia di Campoli e del Comitato – In pratica, uomini e donne si ritrovano fianco a fianco, almeno nella malattia. Questa situazione può essere accettabile come Osservazione Breve, in attesa di un ricovero. Tuttavia, sembra che anche nell’area principale del Pronto Soccorso – dove fino a oggi operavano due medici in due ampie stanze ben attrezzate, con un’ulteriore sala adatta a interventi chirurgici minori o all’isolamento – si voglia adottare un nuovo modello, riducendo gli spazi a un’unica stanza comune con soli tre posti letto. Al di là della riduzione dei posti, questa soluzione pone interrogativi seri: come sarà possibile garantire interventi in situazioni di estrema urgenza alla presenza di tutti i pazienti e del personale, senza un minimo di privacy o riguardo?”.

“Senza contare – proseguono – l’impossibilità di isolare i pazienti, una necessità che il Covid avrebbe dovuto insegnarci. Ciò che preoccupa maggiormente è che queste modifiche sono state decise senza il coinvolgimento del personale medico e sanitario, che ora si trova a operare in condizioni peggiorative rispetto al passato. Si rischia di compromettere l’organizzazione del lavoro, la qualità dell’assistenza e la dignità dei pazienti. Oggi, mentre il personale sanitario prende coscienza di questi cambiamenti, cresce un clima di sfiducia e frustrazione. Questo perché si avverte un forte scollamento tra chi prende le decisioni e chi opera in prima linea, garantendo un servizio che finora è stato apprezzato anche grazie alla possibilità di gestire gli spazi in modo adeguato. Quando i lavori vengono realizzati senza consultare gli operatori sanitari – concludono – finiscono per costare tanto e rendere poco”.

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