Presa a calci, caricata su una carriola e buttata come uno straccio vecchio da un ragazzo mentre gli altri riprendevano il tutto con il cellulare tra le risate generali a una festa per i 18 anni ad Anagni. Questo è stato il destino di una capretta nell’agosto del 2023, una vicenda che fece indignare tutta l’Italia. Nella primavera del 2024 il PM del Tribunale di Frosinone aveva richiesto l’archiviazione del caso. Per il magistrato non era possibile stabilire se la capretta fosse ancora viva quando è stata trattata in quel modo o se fosse già morta. Gli animalisti si erano fermamente opposti ma ad oggi si è arrivati ad una nuova richiesta di archiviazione da parte del Pubblico Ministero.
“Ennesima ingiustizia”
“La vicenda della capretta di Anagni, vilipesa da un gruppo di giovani che hanno filmato e diffuso le loro azioni sui social, sembra avviarsi verso l’ennesima ingiustizia. Il Pubblico Ministero di Frosinone ha infatti depositato una nuova richiesta di archiviazione del procedimento a carico degli indagati, sostenendo che non è possibile determinare se l’animale fosse vivo o già morto al momento dei fatti contestati”. – Così LNDC Animal Protection esprime profonda indignazione di fronte a questa prospettiva: “anche ammettendo che la capretta non fosse più in vita, resta l’evidenza di un comportamento barbaro e privo di qualsiasi forma di empatia. Maltrattare il corpo di un animale, ridicolizzarlo, usarlo come un oggetto per divertimento, è un gesto che tradisce la totale assenza di rispetto verso la vita e la sofferenza, e che non può né deve restare privo di conseguenze”. – Commentano.
“Quei giovani hanno dimostrato un disprezzo assoluto per ogni principio di dignità e compassione”, dichiara Piera Rosati, Presidente LNDC Animal Protection. “Se davvero la giustizia italiana decidesse ancora una volta di voltarsi dall’altra parte, la capretta di Anagni sarebbe l’ennesimo animale a non ricevere giustizia, e il messaggio che passerebbe sarebbe devastante: che violenza e crudeltà possono restare impunite.”
“La vicenda, che ha scosso l’opinione pubblica fin dal primo momento, non deve essere ridotta a una sterile formalità giudiziaria: ciò che è accaduto rappresenta un grave segnale di degrado etico e sociale che va affrontato con decisione. LNDC Animal Protection valuterà la possibilità di proporre un’ulteriore opposizione alla nuova richiesta di archiviazione e si batterà fino all’ultimo affinché la capretta di Anagni non venga dimenticata e affinché questo caso contribuisca ad accendere i riflettori sull’urgenza di una giustizia più equa e rigorosa per gli animali, vittime troppo spesso invisibili, e sulla necessità di una maggiore attenzione ai giovani che sempre più si macchiano di gesti crudeli”. – Concludono dall’associazione.