Anagni – L’ex stabilimento Winchester di Anagni, dismesso e da anni in fase di demilitarizzazione, potrebbe diventare un nuovo sito di produzione di esplosivi. Non un impianto qualsiasi: 11 capannoni per produrre 150 chili all’ora di nitrogelatina, un potente materiale derivato dalla nitroglicerina. 40 tonnellate al mese di esplosivo, nel cuore di un territorio già martoriato.
Dietro il progetto, KNDS Ammo Italy multinazionale franco-tedesca specializzata in munizioni pesanti. Finanziamento? 40 milioni di euro provenienti dai fondi ASAP dell’Unione Europea, soldi destinati a rafforzare l’industria europea di munizioni e missili per supportare lo sforzo bellico in Ucraina. Ma a pagarne il prezzo, come sempre, sarà il territorio. È doveroso specificare che il progetto è stato presentato alla Regione Lazio che non si è ancora espressa sull’eventuale approvazione e sulla valutazione dei rischi ambientali. – LEGGI QUI.
Intanto, nei giorni scorsi, c’è stato un sit-in davanti all’ex stabilimento Winchester. In prima linea la deputata Ilaria Fontana, vicecapogruppo M5S alla Camera.
Fontana: “Il governo chiarisca i contorni del progetto”
“Dopo la manifestazione di sabato scorso davanti all’ex stabilimento Winchester e a seguito di altri atti parlamentari già depositati, ho depositato un’interpellanza al Ministro della Difesa per chiedere risposte chiare sul futuro dell’area e sul progetto di riconversione industriale in corso. Stiamo parlando dell’area che si trova all’interno del SIN Bacino del Fiume Sacco, da anni in attesa di bonifica e già segnata da gravi criticità ambientali e sanitarie. Un’area che ora si vuole far diventare un centro per la produzione di nitrogelatina, un esplosivo a base di nitroglicerina che servirà allo stabilimento Knds di Colleferro per la produzione di polveri da artiglieria. Il tutto finanziato con 40 milioni di euro di fondi europei, nell’ambito del regolamento ASAP, destinato al comparto bellico. – Dichiara in una nota la deputata Ilaria Fontana, vicecapogruppo M5S alla Camera.


Ci chiediamo che senso abbia parlare di riconversione industriale in un’area ancora da bonificare, e perché tutto avvenga nel silenzio, senza informare né coinvolgere i territori interessati. La sospensione del processo di demilitarizzazione e l’introduzione di nuove produzioni esplosive richiedono una riflessione politica seria e trasparente. Il Ministero spieghi quale linea politica programmatica sta seguendo rispetto alla riconversione di ex siti militari in aree ad alto rischio ambientale. La cosa più sensata da fare sarebbe fermare il progetto almeno fino al completamento delle bonifiche, istituendo nel frattempo una cabina di regia interministeriale che garantisca chiarezza e partecipazione. Non permetteremo di sacrificare la salute, la sicurezza dei cittadini e il futuro dei nostri territori per gli interessi dei mercanti di guerra”. – Conclude Ilaria Fontana.