Assistenza agli anziani, il Lazio prima regione d’Italia ad avviare sperimentazioni per la riforma

Ok al ‘Progetto Anchise’, un importante accordo quadro che funge da apripista nella realizzazione delle sperimentazioni per la riforma

La presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali, Integrazione Sociosanitaria e Welfare della Regione Lazio, Alessia Savo, era tra i relatori della presentazione, in Sala Tevere, del ‘Progetto Anchise’, un importante accordo quadro che funge da apripista nella realizzazione delle sperimentazioni per la riforma dell’assistenza territoriale e domiciliare dedicata alla popolazione anziana.

Un provvedimento che la stessa presidente Savo ha fortemente stimolato da tempo e per il quale oggi, nel corso della conferenza stampa alla Regione Lazio, ha tenuto a ringraziare il presidente Francesco Rocca, l’assessore a Servizi Sociali, Disabilità, Terzo settore e Servizi alla persona, Massimiliano Maselli, il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci e l’onorevole Luciano Ciocchetti, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati.

Un ringraziamento speciale a Monsignor Vincenzo Paglia, Vescovo Presidente della Pontificia accademia per la vita e gran cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II, quale principale ispiratore di un nuovo modello di assistenza agli anziani che trova le sue radici nella legge 33/2023. Il Lazio, peraltro, è la prima regione italiana ad avviare la sperimentazione.

“L’approvazione da parte della Giunta, che ringrazio unitamente al presidente Francesco Rocca e l’assessore ai Servizi Sociali, Disabilità, Terzo Settore e Servizi alla persona, Massimiliano Maselli, del ‘Progetto Anchise’ segna una pietra miliare nella riforma dell’assistenza territoriale e domiciliare degli anziani e apre la strada a un nuovo, atteso e necessario modello di aiuto e servizi innovativi che uniscono l’assistenza sanitaria all’integrazione sociosanitaria e sociale in un obiettivo comune: rispondere in modo efficace, mirato e strategico ai bisogni di cura delle persone. Questo incide inevitabilmente in due ambiti assolutamente importanti per migliorare i servizi di assistenza delle fasce fragili e incidere in maniera decisiva sulla riduzione dei ricoveri ospedalieri inappropriati e delle degenze eccessivamente lunghe. Ma, soprattutto, garantisce il rafforzamento dei servizi di comunità e prossimità, semplifica e coordina le attività di assistenza sociale e sanitaria per gli anziani non autonomi, attraverso azioni che promuovano la dignità, l’inclusione sociale, l’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità della persona non più giovane e non più autosufficiente. L’impegno e lo sforzo profusi in questo ambito che la Regione del presidente Rocca sta mettendo in campo sono la risposta più immediata e aderente alla richiesta di interventi a favore dell’età fragile: ce lo impongono non soltanto la nostra attività istituzionale, che assegna grande rilievo alle progettualità a favore degli anziani, ma soprattutto le richieste che vengono dal territorio, con una sempre crescente domanda di assistenza domiciliare, residenzialità e servizi innovativi che rendono necessarie azioni mirate e tempestive”.

La sperimentazione partirà da Tor Bella Monaca, dove Asl Roma 2, con la Regione Lazio, l’Università e il Policlinico Tor Vergata, Roma Capitale e VI Municipio, ha già avviato un percorso di studio e confronto che ha portato alla sottoscrizione di un accordo, in coerenza con la legge 33/2023 in materia di politiche in favore delle persone anziane, per sperimentare un modello di servizi che, attraverso il rinforzo dell’assistenza domiciliare e dell’integrazione sociosanitaria, persegua la riduzione dei ricoveri ospedalieri inappropriati o le degenze troppo lunghe, spesso legate alla fragilità delle persone anziane (povertà, solitudine, disautonomia). A questo si aggiunge il non trascurabile aspetto sulla spesa ospedaliera che sarebbe, in questo modo, resa più efficiente e incisiva proprio in conseguenza di questi interventi.

“I servizi integrati e continuativi di assistenza territoriale e domiciliare – conclude la presidente Savo – non sono soltanto graditi ai nostri anziani, che in questo modo possono contare su nuovi modelli di presa in carico e sostegno, ma disegnano un modello sostenibile per il futuro di tutti, in cui il servizio sanitario sia in grado di affrontare e non di subire l’assistenza agli anziani, garantendo quel benessere a domicilio che rappresenta la vera, indiscussa rivoluzione della buona sanità. E noi dobbiamo esserne autori oltre che testimoni”.

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