C’era anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, originario di Ferentino, tra le autorità presenti ieri sera a Viterbo per la festa di Santa Rosa, quando è stato sventato un attacco che avrebbe potuto trasformare la celebrazione in una tragedia.
“Anche quest’anno ho partecipato alla festa della Macchina di Santa Rosa. Congratulazioni alle forze dell’ordine per l’arresto di due cittadini turchi armati, a poche ore dall’inizio dell’evento. Bene il sindaco ed il Prefetto che hanno garantito, in sicurezza ed evitando il panico, il trasporto della macchina della Santa protettrice della città, permettendo ai tanti fedeli e turisti arrivati di vivere questo momento straordinario. Questo episodio spero rappresenti un monito contro quei cattivi maestri che aizzano orchestrando delle campagne d’odio con un linguaggio violento”. – ha commentato il ministro poche ore fa.

La ricostruzione di una tragedia sfiorata
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nel pieno dei festeggiamenti per il Trasporto della Santa, due uomini di origine turca sono stati fermati dalla Squadra Mobile, che ha così impedito quello che poteva diventare un attentato devastante. I due si trovavano nascosti in un B&B di via di Santa Rosa, proprio lungo la salita che porta al punto finale della processione. È qui che, secondo gli investigatori, avrebbero pianificato l’attacco.
Durante la perquisizione sono state sequestrate una mitragliatrice e due pistole, tutte cariche e pronte all’uso. Il commando sarebbe stato composto da tre persone: due arrestate all’interno della stanza e una terza riuscita a fuggire prima dell’irruzione.
C’era anche l’ambasciatore di Israele
Alla cerimonia erano presenti, oltre a Tajani, numerose autorità: il ministro della Cultura Alessandro Giuli, la vicepresidente del Parlamento europeo Antonella Sberna, Arianna Meloni, il deputato Mauro Rotelli e anche l’ambasciatore di Israele. La presenza di quest’ultimo apre ulteriori scenari sul movente, facendo ipotizzare che l’obiettivo potesse essere la folla o direttamente la Macchina, simbolo religioso e identitario della città.
L’allerta ha spinto le autorità locali a convocare immediatamente il comitato per la sicurezza pubblica. Nel frattempo, sono stati dispiegati rinforzi straordinari: reparti speciali come i Nocs, unità cinofile antisabotaggio, tiratori scelti appostati sui tetti e controlli rafforzati lungo tutto il tracciato del corteo. Per la prima volta nella storia recente, inoltre, il Trasporto è avvenuto con l’illuminazione pubblica accesa su gran parte del percorso, una misura senza precedenti adottata per garantire la sicurezza.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia con il supporto dei servizi antiterrorismo, mirano ora a ricostruire i movimenti e i contatti dei fermati, verificando se facessero parte di una rete più ampia o se agissero su mandato di organizzazioni legate alla criminalità turca. Nel mirino anche l’ipotesi di un collegamento con il traffico di armi.
Restano ore di apprensione a Viterbo ma anche sul fronte della sicurezza nazionale.