La circostanza in oggetto vede al centro dell’attenzione un’attività artigianale svolta in maniera precaria, in zona Santo Stefano a Monte San Giovanni Campano, a partire dalle necessarie autorizzazioni, alle norme di sicurezza, alla produzione di rumori molesti e di polveri o quant’altro inquinante e da smaltire opportunamente. A seguito di alcune segnalazioni, l’associazione “Fare Verde Provincia di Frosinone APS”, nella persona del dr. Marco Belli, si è immediatamente attivata interessando l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, l’UOC Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro della ASL, il Nucleo Polizia Economico-Finanziaria provinciale, chiedendo di verificare, per l’appunto, le autorizzazioni necessarie ed ogni tipo di emissione prodotta nello svolgere l’attività lavorativa.
Inoltre, nella PEC, il dr. Belli specifica che il fabbro, operativo già da oltre sette mesi, “non ha il benché minimo rispetto degli orari di lavoro, non ha nessuna forma di insonorizzazione, ritenendo che le strutture in cui si lavora possano essere state costruite in modo non conforme alla legge”. Alla denuncia di “Fare Verde Provincia di Frosinone APS” è seguito un sopralluogo dei Carabinieri Forestali i quali hanno immediatamente predisposto la demolizione di alcune “baracche” dove i fabbri lavoravano. Non è stato fatto nessun altro accertamento dalle autorità competenti interessate dalla comunicazione dell’associazione. Attualmente l’attività viene svolta in un cortile, a ridosso delle abitazioni. I residenti, oltre agli odori nauseabondi che arrivano dal sito, tra vernici, polveri, fumi e via dicendo, lamentano i rumori assordanti delle martellature, della smerigliatrice, del trapano, della sega, a tutte le ore. Alla nostra redazione sono pervenuti almeno 30 video, filmati in diversi momenti di distinte giornate: un baccano simile è obiettivamente insostenibile.
Dinanzi a certi episodi siamo ormai abituati a commentare con la classica espressione di rassegnazione “siamo in Italia”, forse perché per troppo tempo siamo rimasti indifferenti oppure passivamente acquiescenti rispetto ad abusi e prepotenze. È stato concesso al “malcostume” di diventare una consuetudine. Che sia per quieto vivere o per menefreghismo, accondiscendendo a tante situazioni abbiamo permesso alla superbia ed ai soprusi che ne derivano, di avere la meglio sul rispetto e l’educazione civica. Adesso rivendicare il buonsenso sembra anche fuori luogo, quando tutti, consapevolmente, abbiamo fatto finta di niente e steso il tappeto rosso alla scorrettezza, lasciando che “l’illegittimo” prendesse il sopravvento.