Sono state definitivamente riaffidate alla zia le due sorelline di Cassino che, lo scorso anno, erano state al centro di una vera e propria diatriba giudiziaria tra l’assessorato ai Servizi Sociali del Comune ed i legali della donna che le aveva in custodia ed alla quale sono state tolte non perché le maltrattasse, bensì per “eccesso di possesso”. Il Tribunale per i minorenni di Roma ha valutato che questo forzato allontanamento da parte delle assistenti sociali ha solo ulteriormente traumatizzato le bambine, già provate da una difficile storia familiare. E le ha riaffidate alla zia.
«Siamo felici di questa vittoria – commentano l’avvocato Miraglia, legale della zia, e la professoressa Palmieri, Consulente tecnico di parte – che ha visto il Tribunale dei minorenni accogliere le nostre ragioni e ritenere inopportuno e sbagliato il forzato allontanamento di queste bambine, per questo presunto e pretestuoso “eccesso di possesso” che sarebbe stato esercitato dalla zia nei loro confronti, quando invece si trattava di affetto e di cure amorevoli da parte di una familiare premurosa».
Le piccole che dal 2018 erano state affidate alla zia materna dal giudice tutelare. Il togato aveva ritenuto la scelta idonea per la loro crescita serena, facendo così decadere la potestà di entrambi i genitori: la mamma soffre di disordini psicologici e psichiatrici, il padre non riesce ad occuparsi delle figlie e si era sposato con una donna che, per sua stessa ammissione, era alquanto severa e molto poco amorevole con le bambine. Con la zia invece le ragazzine erano serene, frequentavano la scuola con profitto, praticavano sport.
Tutto è precipitato nell’aprile dello scorso anno quando il tutore, nella persona del sindaco Salera e l’assistente sociale hanno deciso di allontanare le bambine senza preavviso, ritenendo eccessivo l’attaccamento della zia verso di loro. Per un mese le piccole sono rimaste in una casa famiglia del Cassinate, questo fino a quando il Tribunale ha revocato l’allontanamento, ritenendo che le bimbe stessero molto meglio con la zia.
«Analizzata la situazione – prosegue l’avvocato Miraglia – il tribunale ha dichiarato il non luogo a provvedere sulla loro adottabilità, ha nominato un tutore provvisorio al posto del sindaco della città e affidato le bambine, che ora hanno 10 e 12 anni, alla zia, “considerata anche la difficoltà dei Servizi sociali nel gestire una vicenda familiare così complessa, come dimostrato anche dalle scelta intempestiva del collocamento in casa famiglia senza alcuna autorizzazione formale”. Se i Servizi sociali avessero ben operato, avrebbero risparmiato alle bambine e alla loro zia tanto dolore».
«Non solo dolore ma anche rischi e ferite per le bambine – aggiunge la prof.ssa Palmieri – alle quali sarà necessario, dopo un’articolata e per niente scontata CTU, restituire l’infanzia che è stata loro rubata. Non si deve mai dimenticare che, alla fine, il prezzo più alto lo pagano proprio i bambini». Per questo motivo si valuterà la richiesta di risarcimento dei danni da parte dei Servizi Sociali.