Carcere di Frosinone, disordini e aggressioni anche al personale sanitario: è allarme sicurezza

Muore un detenuto ed esplode il caos. Ma quanto accaduto ieri è solo la punta dell'iceberg: l'incolumità di chi opera nel carcere è a rischio

Frosinone – Situazione al collasso nel carcere del capoluogo. A denunciare gli ultimi disordini, registrati ieri sera, è la FNS CISL Lazio che evidenzia come, dopo il decesso di un detenuto italiano di 62 anni, sia scoppiata una rivolta: “Detenuti della 1^ sezione e poi anche quelli della 2^ sezione hanno creato disordini, rotto vetri, allagato ambienti tanto che si è reso necessario l’arrivo del gruppo di intervento. Da quanto apprendiamo in serata l’ordine e la sicurezza dell’Istituto sono stati ripristinati”. – Scrivono dal sindacato.

Il personale dell’infermeria opera nel terrore

Disordini certamente non nuovi o isolati. Nella Casa circondariale di via Cerreto più volte sono stati registrati episodi di violenza, non solo tra detenuti. L’emergenza sicurezza riguarda, in prima persona, chi nel carcere lavora quotidianamente mettendo a repentaglio la propria incolumità. A rischio, in particolar modo, il personale dell’infermeria costretto a subire continue minacce e intimidazioni da detenuti fuori controllo che pretendono di ottenere farmaci, anche al di fuori dei loro piani terapeutici. Calci, schiaffi, insulti, palpeggiamenti alle infermiere. Questo quanto è costretto a subire il personale sanitario che, ogni giorno, si reca sul posto di lavoro nel terrore che prima o poi uno di questi episodi di violenza possa sfociare in azioni dall’epilogo drammatico. L’ultima aggressione appena due giorni fa e la situazione è ormai al limite.

Se, come diceva Voltaire, “Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”, l’Italia ha completamente fallito. E non basta far credere che ci si stia occupando del sovraffollamento, della carenza di personale, dell’emergenza suicidi. La condizione di sicurezza nella quale operano i lavoratori nei penitenziari, compreso quello di Frosinone, dovrebbe essere la priorità. O qualcuno aspetta che ci “scappi il morto” prima di intervenire?

Ben venga pensare al benessere dei detenuti per evitare disordini e proteste. Ben venga incrementare il personale. Ma ciò che pare inaccettabile è che lavoratori onesti prestino servizio ogni giorno nella paura e, paradosso, per tutelare chi nella sua vita non ha certo scelto la strada dell’onestà e del rispetto delle regole.

Carenza di personale e gestione dei detenuti con problemi psichiatrici

“La Fns Cisl Lazio evidenzia la gravissima situazione della carenza di personale di Polizia Penitenziaria in ambito regionale che è di – 652 unità; mentre alla CC Frosinone -27 secondo il DAp ma effettivamente ne mancano 100 – il tasso di sovraffollamento è al 127%. La Fns Cisl Lazio, con il suo Segretario Generale Massimo Costantino, è fortemente preoccupata per quanto si sta verificando nelle carceri della Regione, per la gravità di ciò che sta accadendo, e per il personale di polizia penitenziaria fortemente depauperato. La carenza di personale è cronica e non bastano le pochissime unità arrivate a rimpinguare il turn-over. Oggi si paga una ripartizione regionale della dotazione organica del Corpo di Polizia Penitenziaria appartenente ai ruoli di Agenti – Assistenti – Sovrintendenti ed Ispettori che avevamo fortemente contestato in ambito regionale, poiché i numeri non solo erano esigui ma mal ripartiti”. – Proseguono dal sindacato.

La Cisl Lazio, con il Segretario Generale Enrico Coppotelli e la Fns Cisl Lazio, proprio ieri avevano ribadito: “La necessità di intervenire sulla gestione dei detenuti con problemi psichiatrici e sulla mancanza di posti nelle Rems come anche sulla gestione degli stessi da parte della polizia penitenziaria”. Avevano inoltre ricordato che “Nell’incontro del 9 settembre, relativo al Tavolo di lavoro e di studio interistituzionale per avviare un percorso finalizzato alla stesura di un Piano regionale aggiornato per la prevenzione del rischio suicidario negli istituti penitenziari del Lazio – convocato dall’assessore regionale Luisa Regimenti – presenteranno proposte per intraprendere nuovi interventi utili a migliorare il sistema penitenziario”. Aggiungendo che “Servono urgentemente correttivi per evitare criticità nelle carceri della regione Lazio data la gravissima situazione della carenza di personale di Polizia Penitenziaria, aggiornata al 13.08.2024, che è di 652 unità (fonte Ministero della giustizia) così ripartite: Rieti NC -35; Regina Coeli -150; Viterbo-88; Civitavecchia nuovo complesso – 20; CR Civitavecchia – 12; Cassino – 35; Latina – 7, Velletri -80; NC Rebibbia – 109; CC Frosinone -27; CR Paliano -8; CR Rebibbia -55; CCF Rebibbia -11; 3^ CC Rebibbia -15”. – Concludono nella nota i sindacati.

Appare doveroso intervenire su queste criticità per prevenire i fenomeni di violenza che, ormai all’ordine del giorno, si registrano negli Istituti di pena del Lazio. Ma, ribadiamo, appare altrettanto doveroso puntare i riflettori sulla sicurezza del personale che in quei penitenziari, ogni giorno, si reca per lavorare. Rischiando la propria incolumità e la propria vita. Senza considerare che, essere costretti ad operare nel terrore, espone i lavoratori ad uno stress psichico ed emotivo che può, a medio e lungo termine, avere effetti devastanti sul loro benessere e sulla loro salute mentale.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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