Frosinone – Le carceri del Lazio affrontano una crisi sempre più profonda. La Fns Cisl Lazio lancia un nuovo allarme sulla grave carenza di personale della Polizia Penitenziaria e sulle criticità legate al mancato pagamento delle missioni e delle ore di straordinario.
Nella sola provincia di Frosinone mancano attualmente 128 agenti: -81 al carcere del capoluogo (-28%), -41 a Cassino (-29%) e -6 a Paliano (-29%). Una situazione che riflette un quadro ancor più drammatico a livello regionale, dove la carenza complessiva supera le 900 unità.
Oltre al problema numerico, la sigla sindacale segnala il mancato pagamento delle missioni svolte dal personale dell’istituto di Frosinone, comprese quelle fuori regione, e la mancata liquidazione delle ore di straordinario del 2024, nonostante risultino regolarmente contabilizzate. I fondi si sono esauriti e le somme sono state accantonate in attesa delle risorse finanziarie previste dal D.P.C.M. del 3 ottobre 2024.
Anche il 2025 si apre con le stesse difficoltà: il primo semestre si è chiuso con un nuovo accumulo di straordinari non ancora retribuiti.
«Il personale è stremato – denuncia il segretario generale Massimo Costantino per la Fns Cisl Lazio – e servono interventi urgenti e radicali». Il sindacato chiede investimenti concreti per migliorare le condizioni di lavoro all’interno degli istituti penitenziari, compresi quelli del circuito della giustizia minorile e di comunità.
Nel mirino anche lo stato delle strutture, spesso obsolete, non adeguate a garantire condizioni di salubrità, sicurezza e igiene, né per il personale né per i detenuti. Secondo la Fns Cisl, il sovraffollamento rende ormai inaccettabili le condizioni operative. Per questo si chiede una revisione urgente della dotazione organica, soprattutto negli istituti interessati da ampliamenti come Civitavecchia, Frosinone e Viterbo.
«Non può esserci sicurezza né rieducazione – conclude il sindacato – senza organici adeguati e condizioni di lavoro dignitose. Serve una risposta concreta da tutte le autorità competenti, perché la qualità del sistema carcerario misura il grado di civiltà del nostro Paese».