“Proprio cosi, da tempo che la scrivente O.S. UGL Salute contesta la carenza di personale OSS al Pronto Soccorso di Cassino: a fronte di circa 100 accessi giornalieri sono presenti appena 3 unità a turno sulla carta, di fatto quasi sempre solo 2, se non addirittura 1. – A tornare sulla questione, con una nota, è Rosa Roccatani per la Federazione Ugl Salute di Frosinone.
Come è noto con i Pronto soccorso spesso intasati da pazienti in attesa di posto letto, che richiedono ovviamente la dovuta assistenza, grava altresì sul medesimo personale OSS l’assistenza ai pazienti degenti nel reparto di Osservazione Breve Intensiva a cui si aggiunge ancora:
1. l’attività di trasporto pazienti che necessitano delle svariate consulenze che dovrebbero essere effettuate nel Pronto Soccorso.
2. accompagnamento dal solo OSS dei pazienti anche in situazioni critiche che necessitano dell’esame ECG e/o visita Cardiologica, ritiro dei conseguenti referti”, a quanto sembra dovuto al mancato utilizzo della piattaforma di cardio on line sebbene attiva;
3. trasporto di pazienti al 2° piano della struttura in quanto troppo spesso la radiologia attigua il pronto soccorso non funziona;
4. trasporto: “ritiro, consegna di campioni biologici, fornitura farmaci, presidi, attrezzature, apparecchiature elettromedicali.
E mentre non ci si preoccupa del rischio salute dei lavoratori OSS, si procede all’incremento delle attività istituendo l’A.C.P. Accesso alle Cure Primarie. Ovvero ambulatorio dedicato ai codici minori (bianchi e verdi) coinvolgendo i medici di medicina generale (medici di Famiglia) alla modica somma di 80 euro l’ora, con ulteriore onere a carico dell’esiguo personale OSS.
Non è un caso se il personale sanitario (infermieri OSS ) circa il 35% è affetto da limitazione derivante verosimilmente dal sovraccarico di lavoro, peggio ancora da infortunio sul lavoro. Ed ancora, i codici verdi e bianchi non dovrebbero essere trattati negli ambulatori dei relativi medici di medicina generale? E poi, se ci sono risorse per retribuire i medici di famiglia (ricordiamo che trattasi di soldi pubblici sborsati dai cittadini contribuenti costretti a pagare per potersi curare) perché non procedere a nuove assunzione di personale visto il palese fabbisogno”. – Conclude Roccatani.