Il presepe vivente di Castro dei Volsci nasce nel 1995 ed è giunto quest’anno alla sua ventinovesima edizione. La manifestazione è diventata nel corso degli anni una tra le più importanti e riconosciute del Natale in Ciociaria. Il valore della manifestazione è stato riconosciuto dalla Regione Lazio che anche quest’anno ha voluto premiare con un importante finanziamento il progetto redatto dal Sindaco Leonardo Ambrosi in sinergia con il delegato alla cultura Luca Marzella ed il supporto di tutta l’Amministrazione comunale.
L’evento, la cui direzione artistica è affidata all’omonima associazione, coinvolge oltre cento figuranti che fanno rivivere, in questa piccola Betlemme ciociara, scorci di vita quotidiana di una comunità contadina tipica dei primi anni dell’Ottocento. Tutta la rappresentazione è inserita all’interno dello scenario naturale del centro storico di Castro dei Volsci dove vicoli, archi, stradine, cantine, stalle, angoli caratteristici e locali in disuso rivivono e sono resi ancora più suggestivi da luci e fiaccole romane. Da via Porta della Valle, passando per la Natività rappresentata in una location d’eccezione: l’interno della chiesa di Santa Maria, in cui come da tradizione sarà deposto il Bambino, un vero neonato con tanto di mamma e papà accanto. A seguire, dal percorso più sacro e rappresentativo ci si immerge in quello più folkloristico, lungo Via Civita e Via Porta di Ferro.
Durante il caratteristico percorso è d’obbligo l’assaggio dei piatti tipici della tradizione ciociara e castrese, con buon vino locale. Per la realizzazione di questo originale presepe nulla viene tralasciato: tutto è stato curato con estrema cura, fino a rendere ogni piccolo particolare importante e caratteristico. Vengono allestiti scenari che ripropongono e fanno rivivere gli antichi mestieri, sono ricreate scene di vita contadina e artigianale.
Nel presepe vivente di Castro dei Volsci la suggestione è quella di un intero paese che per un paio di settimane ogni anno abbandona gli stili della modernità, per immergersi nel recupero di gesti antichi, di parole, di gusti e lavori creduti scomparsi; per tornare a ripetere gli atti di chi un tempo batteva il rame per farne paioli e oggetti casalinghi, lavorava il latte a ricavarne formaggi, o impastava farina per pasta e dolci e pane fragrante. Gli abiti si fanno immaginosamente identici a quelli indossati da nonni e progenitori più d’un secolo fa. Le voci, la gaiezza, sicuramente son quelli tipici di un tempo senza tempo. I locali, le stesse botteghe e piazzette ove in passato si svolgeva la vita della comunità, la continuità tra le generazioni, il parlare della gente.
Con “Il paese diventa presepe” è un’intera cittadinanza che assume un’altra identità per trasportarsi, indietro, ad animare un incantato contesto reale, nel quale si inseriscono i quadri classici della Natività: recupero di una spiritualità naturale e spontanea, incarnata nelle forme di una religione.
La manifestazione è ormai diventata l’appuntamento più atteso dell’anno, occasione di ritrovare in un mondo fittizio il senso del mondo reale. Un momento importante e insostituibile tanto per chi lo incarna, quanto per lo stupore di chi se ne fa ammirato spettatore.