Si presentano come ragazzi belli, simpatici, comprensivi. Magari con pochi follower, ma una buona dose di empatia. Iniziano con un like, proseguono con un messaggio. E poi con una richiesta di foto private. O peggio.
Si chiama catfishing e riguarda sempre più ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, che d’estate passano molte ore da soli davanti a uno schermo. Fingere un’identità per entrare in contatto, guadagnare fiducia, manipolare: un meccanismo subdolo che spesso sfocia in adescamento sessuale o ricatti.
I dati
- L’80% delle vittime non ne parla subito con nessuno (dati Polizia Postale)
- Nel 2023, oltre 450 casi di adescamento online sono stati registrati solo in Italia
- Le piattaforme più usate: Instagram, TikTok, Discord e Snapchat.
I segnali per i genitori e cosa fare
Cambiamenti d’umore dopo l’uso del telefono, profili bloccati di continuo, rabbia o paura quando si parla di social, uso di nickname diversi o doppi account sono i primi campanelli d’allarme ai quali prestare attenzione.
Prevenzione, non controllo. Questa può essere l’arma più efficace, parlarne prima che le cose accadano. Spiegare agli adolescenti i rischi della rete. Tra i consigli più utili secondo gli esperti: usare app di parental control intelligenti (non solo blocchi, ma notifiche), insegnare a riconoscere le manipolazioni emotive, contattare la Polizia Postale o Telefono Azzurro in caso di sospetto.
Non è solo un problema digitale. È un problema reale. E non serve viaggiare per cadere in trappola: basta uno smartphone.