Chiusura Reno De Medici, dipendenti a rischio licenziamento: l’azienda spiega cosa sta accadendo

Villa Santa Lucia - Le motivazioni dell'avvio delle procedure di chiusura legate alla mancata autorizzazione da parte della Regione Lazio

Dall’ufficio stampa Reno De Medici arriva una nota in cui l’azienda spiega dettagliatamente i motivi per cui si è arrivati ad avviare le procedure di chiusura dello stabilimento di Villa Santa Lucia.

“La decisione arriva in seguito a una mancata risposta da parte della Regione Lazio alla richiesta dell’Azienda di continuare l’attività seguendo una prassi consolidata per tutte le cartiere italiane ed europee sulla gestione dei fanghi primari. Per questo RDM Group, azienda leader nella produzione del cartoncino riciclato, ha comunicato ieri con rammarico ai rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali di dover avviare, in via cautelativa, la procedura di cessazione dell’attività produttiva presso lo stabilimento di Villa Santa Lucia con il conseguente licenziamento dei suoi 163 dipendenti.

“La decisione arriva a seguito di un blocco della produzione che si protrae ininterrottamente da luglio 2023. La vicenda, tuttavia, ha avuto inizio ben prima, quando nel febbraio 2020 è stato disposto il sequestro del depuratore consortile di proprietà di Co.SI.La.M. A dicembre 2022, previa autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria e dell’Autorità amministrativa competente, è stato poi firmato un Protocollo tra RDM Group e AeA (la società subentrata nel frattempo a Co.SI.La.M.) contenente un fitto cronoprogramma sulle attività e gli investimenti, che l’azienda ha quindi fedelmente realizzato, consentendo così la ripresa delle attività produttive”.

“Ciò nonostante, a novembre 2023 il Tribunale di Cassino ha autorizzato il riavvio del depuratore in “marcia controllata” ponendo una serie di vincoli, tra cui quello di “smaltire come rifiuto tutti i fanghi che saranno prodotti”. Una condizione, questa, tecnicamente impraticabile se si considera che il riutilizzo dei fanghi, soprattutto quelli cosiddetti “primari”, è prassi comune per tutte le cartiere italiane ed europee produttrici di carta per imballaggi a base di fibre riciclate, e quindi anche per gli stabilimenti di RDM Group”.

“Il non utilizzo di tali flussi comprometterebbe la qualità del prodotto stesso e una perdita di efficienza produttiva insostenibile, trattandosi dello stesso materiale usato per la produzione. Inoltre, lo smaltimento degli stessi causerebbe un aggravio dei costi operativi ricorrenti, con ingenti danni all’ambiente e impatti economico-finanziari sulla Cartiera tali da rendere il business non più sostenibile”.

“Tutto ciò ha determinato una grave situazione di incertezza, con conseguenti problematiche occupazionali e di business, che danneggiano seriamente sia l’Azienda sia il Territorio di riferimento sia le famiglie che dalla Cartiera dipendono. RDM Group sottolinea ancora una volta di essere stata costretta ad arrivare a questa decisione nonostante abbia messo in atto tutte le misure necessarie per rispettare i più alti standard ambientali e offerto in ogni passaggio la massima collaborazione con le autorità per soddisfare tutte le richieste utili a una rapida ripartenza”.

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