“Il Pd deve invitare tutti coloro che credono nella rinascita e nella crescita di Frosinone a sedersi intorno ad un tavolo e a disegnare un programma comune, perché ci sono milioni di cose da fare. L’obiettivo è governare la città e non fare testimonianza; governare la città e non guardarsi allo specchio e sentirsi duri e puri”. La proposta viene da Stefano Pizzutelli, già consigliere comunale ed esponente di spicco del partito del capoluogo. Arriva nel pieno di una spaccatura nel centrosinistra determinata dallo strappo socialista che ha già annunciato la candidatura a sindaco di Vincenzo Iacovissi con la formazione di tre liste di supporto. Subito dopo il gruppo consiliare dem – composto da Fabrizio Cristofari, Angelo Pizzutelli e Norberto Venturi – ha respinto ogni responsabilità del Partito Democratico per la rottura dell’alleanza fra i progressisti. Sostenendo di aver mandato segnali di disponibilità al confronto ai socialisti senza ricevere alcuna risposta.
La posizione dei socialisti volutamente distinta e distante dai dem
Del resto i socialisti da tempo hanno deciso di avere una posizione nettamente distinta da quella del Pd in città, organizzando autonomamente anche iniziative politiche su temi in fondo condivisi come sullo Scalo mentre in Consiglio comunale le dinamiche hanno evidenziato sempre il disallineamento col gruppo dem. Viceversa è spuntata a volte perfino una certa amichevole comprensione per la situazione di difficoltà in cui il sindaco Mastrangeli si dibatte con la sua coalizione frastagliata e sempre in fase di rimodulazione. Insomma le parole pronunciate meno di 4 mesi fa dai leader dei due partiti di centrosinistra alla luce di tutto questo sembrano dei semplici spot a favore di telecamera e per pura propaganda di parte.
Le parole inutili dei leader dopo la vittoria del “modello Ceccano”
“Oggi celebriamo una grande vittoria del centrosinistra che apre anche in provincia di Frosinone un nuovo scenario e che ci conferma che quando è unito si vince”, assicurava Francesco De Angelis. “Le elezioni comunali di Ceccano hanno dimostrato inequivocabilmente che il centrosinistra non ha bisogno di alleanze trasversali per vincere”: ne era certo Gian Franco Schietroma. Il modello che ha portato alla conquista di Palazzo Antonelli era bello che sepolto già qualche istante dopo, in realtà. Restava un centrosinistra spaccato, reduce da tre consiliature all’opposizione dopo le batoste nelle urne del capoluogo, e strada tutta in salita anche in vista del 2027 per il rinnovo del Consiglio di Palazzo Munari. Si iniziò col siluramento di Michele Marini (che peraltro pose le fondamenta sia per l’Area Vasta che per il Parco del Cosa), passando per le candidature senza successo di Cristofari, Domenico Marzi scelto in zona Cesarini e Vincenzo Iacovissi al 6% nel primo tentativo del 2022. Lezioni inutili e parole al vento.


Area Schlein al lavoro insieme ad alcune esperienze civiche
Ma torniamo al tentativo di Stefano Pizzutelli: “Ho apprezzato molto l’intervento del Gruppo Consiliare del PD in merito all’iniziativa del PSI, di individuazione del candidato e delle liste e della scelta di isolamento. Ugualmente ho apprezzato anche la presa di posizione, anzi l’assunzione di responsabilità del gruppo consiliare che ha chiaramente fatto comprendere come le decisioni in merito alle alleanze e alla candidatura a sindaco per il centro sinistra del 2027 vadano decise e vadano decise innanzitutto a Frosinone e con la sola ottica di Frosinone. A questa situazione voglio dare però un contributo di supporto e di chiarezza. Insieme ad altri esponenti, che più direttamente si rifanno alla segretaria Elly Schlein, stiamo lavorando nel PD provenendo da altre esperienze, principalmente civiche e di chiaro schieramento progressista”.
“La risposta alla città stremata non è la divisione dei progressisti”
“Il nostro contributo all’interno del PD – spiega ancora Stefano Pizzutelli – vuole però essere anche quello di innestare all’interno del partito le nostre esperienze, rafforzando e rinvigorendo il partito e cercando di poter esprimere una posizione dove i temi del lavoro, del salario minimo, della sanità e della scuola pubblica e dell’ambiente siano centrali e fondamentali. In ambito locale, vogliamo rafforzare l’idea della rinascita di una città morente, per i 12 anni di giunta di destra che hanno dato al 10% dei cittadini l’unica scelta di andare a trovare un percorso di vita da un’altra parte. Ma la risposta a questa situazione di città stremata, alla città delle spianate senza senso di cemento, aggrovigliata su sé stessa, come un BRT qualunque, non può essere la divisione delle forze progressiste e ambientaliste, né la chiusura a coloro che negli ultimi anni si sono, anche clamorosamente, distaccati dalla coalizione nella quale sono stati eletti, perché una volta che si sono avvicinati alla realtà quotidiana delle scelte amministrative, hanno compreso l’illogicità e la sterilità dell’azione (anzi dell’inazione) della destra”.
“Non vogliamo decidere da soli né programma né candidato a sindaco”
Quindi – conclude -, è ora di aprire un tavolo di confronto: “Il Pd non pretende di decidere da solo né il programma, né la candidata o il candidato a sindaco, né vuole imporre programmi e candidati, senza discussione, per preconcetto o perché si sente superiore o migliore. Il Pd di Frosinone vuole essere protagonista delle decisioni, per la città. E si parte da qui, e adesso”.