Uno zaino pesante sulle spalle, una bandierina che raffigura l’amato Castello San Casto e Cassio e un panetto di lievito madre. La testa affollata di sogni ma anche qualche timore, il fisico galvanizzato dall’adrenalina, poi più gagliardo della stanchezza, delle difficoltà. La storia di forza, coraggio e chilometri parte da Sora e finisce a Nordkapp. 210 giorni di viaggio – ovvero 7 mesi – a piedi, 6376 km percorsi, 7 nazioni attraversate: Italia, Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Norvegia. Davide D’Arrigo e Alessandro Alati sono stati i protagonisti indiscussi di un’impresa che ha portato il nome di Sora fino a Capo Nord.
Un’impresa che, con dovizia di particolari, hanno raccontato in un lungo diario social iniziato lo scorso 5 marzo e terminato l’11 ottobre. Sulle loro pagine Facebook scorre la storia, come se fosse un romanzo d’avventura: giorno 1, giorno 2, giorno 3 ecc. fino all’ultima pagina, quella siglata 210. Loro stessi hanno tenuto acceso l’interesse dei concittadini che tramite l’etere venivano proiettati sui loro sentieri, ne avvertivano i muscoli indolenziti e la tenacia ferrea. Un progetto, il loro, chiamato Castello365, perché è proprio dalla roccaforte sorana che tutto è nato. Lontano dagli affetti, lontano dalle famiglie, Davide e Alessandro hanno costruito, mattoncino su mattoncino, la loro strada. Ci sono voluti due anni per mettere insieme i tasselli, mettere su un’ideale cartina le tappe. L’idea ha visto la luce durante il lockdown quando, rinchiusi tra le mura domestiche, seppur lontani, i due amici parlavano di questo desiderio. Davide era a Sora, Alessandro in Olanda, ma entrambi sapevano che il punto di partenza sarebbe stata la massiccia fortezza rinascimentale che si staglia imponente dalla ‘Rocca Sorella’, a quasi 500 metri di altitudine, per proteggere e dominare dall’alto la città volsca. Quelle pareti monumentali per loro rappresentano moltissimo, qualcosa di cui andare fieri e far conoscere al mondo. Lì c’è tutta la magia delle prime ‘passeggiate’, c’è la storia di un popolo, il mastio per l’avvistamento dei nemici, le mura poligonali, il giardino e la piccola cappella votiva dedicata ai Santi Casto e Cassio. Ed è da lì che il 5 marzo i due amici hanno dato il via al loro ‘pellegrinaggio’ verso la suggestiva punta nord dell’isola di Magerøya, nella parte più settentrionale della Norvegia. I ‘novelli Francesco Negri’ – esploratore di Ravenna e primo straniero a raggiungere Capo Nord -, armati di determinazione e pazienza, sono partiti. Ed oggi abbiamo avuto la fortuna di ascoltare dalla loro voce viva le emozioni provate in questi mesi, fino al raggiungimento della meta.



Compleanno in…quota!
“È stata un’emozione fortissima toccare Nordkapp – esordiscono Davide e Alessandro -. Se ci chiedi come è stato ‘tagliare il traguardo’, non sapremmo neppure descriverlo a parole. Siamo stati muti per qualche minuto, forse increduli, quasi a dover realizzare che ce l’avevamo fatta! Poi la tensione si è sciolta nell’abbraccio tra due amici che hanno condiviso un’esperienza fortissima, tale da farci scendere le lacrime”. L’11 ottobre è stato un giorno doppiamente particolare, quello in cui due ragazzi hanno messo i loro scarponi da pellegrini su quel luogo cerchiato di rosso da tanto tempo, ma è stato anche il compleanno di Alessandro che ha festeggiato così i suoi 33 anni. Con il soddisfacimento totale di un progetto condiviso con il ‘fratello per scelta’ Davide, con l’urlo liberatorio di un’anima che bramava quella vista. “È stato sicuramente il modo più bello di celebrare quel giorno. Due compagni fedeli che dopo 7 mesi di duro cammino infilano la bandierina riportante l’effige del Castello di Sora a Capo Nord”.


Acqua e roccia, testa e gambe
Raccontare le infinite tappe di questo impressionante cammino è difficile, ma loro riescono con estrema semplicità a portarci in quel mondo di libertà e sentieri, di salite impervie, di duro asfalto, di viste mozzafiato e selve rigogliose. “Fin dalla progettazione sapevamo di dover percorrere circa 30/40 km al dì – continuano i due amici -. Al termine del primo giorno siamo arrivati a Collepardo e subito abbiamo dovuto fare i conti con il peso che portavamo dietro, così abbiamo deciso di liberarcene della metà. I primi disagi ci hanno costretto a guardarci in faccia e a prendere delle scelte. La sofferenza, il ritardo sulla tabella di marcia, ci hanno presto chiarito che dovevamo avere un’immensa capacità di adattarci alle criticità quotidiane. Ovviamente non ci siamo demoralizzati e ci siamo rimessi in cammino. Per sintetizzare al massimo il nostro lunghissimo percorso, possiamo evidenziare che i passaggi fondamentali sono stati attraverso l’Appennino toscano, le Alpi, il Brennero, poi l’antica via Romea germanica, quindi attraverso i Paesi nordici, Svezia, Finlandia e ovviamente Norvegia. Spesso siamo riusciti a passare la notte con un tetto sulla testa, ma tante altre volte abbiamo dovuto estrarre la tenda dai sacchi e picchettare. Non è stato agevole. Più che di una preparazione fisica, che comunque aiuta il pellegrino, pensiamo sia molto più determinante quella piscologica, essere pronti ad affrontare difficoltà logistiche, cambi di itinerario, maltempo e molto altro. E alla fine, proprio nello spirito e nella mente, ci siamo rigenerati attraverso tutti questi giorni trascorsi per arrivare al target. Abbiamo fatto come il lievito madre che portavamo con noi, nato dalla nostra terra, fatto con farine locali ed acqua del posto. Anch’esso è sopravvissuto fino alla Norvegia e si è rigenerato, temprato dalla nostra storia di fertilità, di territorio ridente nato da acqua e roccia. Come noi porterà con sé ogni posto visitato, come noi si è nutrito quotidianamente di farine e acque locali. Ed è proprio lo stesso che ha dato il nome a questa iniziativa di Castello365: ‘The way of Yeast’ (letteralmente ‘La via del lievito’ n.d.r.)”.



La Svezia nel cuore
Dei tanti posti attraversati, ancor prima che con piedi e bastoni con gli occhi e il cuore, forse quello che più ha lasciato un ricordo di stupore e meraviglia ai due compagni è la Svezia. “Impronte di orso, bacche, foreste lussureggianti, panorami sbalorditivi. In Svezia abbiamo riscontrato tanta biodiversità e magnifici parchi – proseguono Davide e Alessandro -, posti favolosi dove piazzare la tenda. Nonostante il freddo e qualche pioggia rocambolesca, è stato il tratto che più ci ha favorevolmente impressionato, il più selvaggio. E a noi le sfide piacciono…qui ci è capitato anche un episodio che ci ha scaldato il cuore e che ci ha fatto sentire a casa, come in una sorta di déjà vu, siamo tornati per una sera nella nostra Sora, nonostante le migliaia di km di distanza. Siamo stati contattati da una ragazza sorana, Sara, che vive lì con il compagno Stephane e la loro splendida bambina. Sara è arrivata a noi attraverso i social, perché la madre che tuttora abita nella nostra città, aveva visto di questo progetto su Facebook. E così per una sera siamo tornati ai sapori di Sora, alle fettuccine fatte a mano come nella nostra tradizione e condite con i funghi porcini svedesi colti nel bosco, al pane appena sfornato. Un’accoglienza che non potremo mai dimenticare”.

Giorno 210…the end!
Al giorno 210 un turbinio di sensazioni ha agitato i corpi di Davide e Alessandro, provati dagli oltre 6mila km percorsi a piedi. Davanti ai loro occhi la potenza immaginifica di Nordkapp. Dopo la Svezia, la Finlandia con la Lapponia, quindi finalmente la Norvegia. Il cielo toccato con un dito. Brividi, palpitazioni. Riaffiorano i ricordi di alcuni uomini incontrati per caso, e che gli hanno mostrato con poco che l’arma più grande di un pellegrino è la perseveranza. Più degli sponsor, più dell’aiuto ipertecnologico. In mente gli torna Jospeh, con l’attrezzatura ridotta all’osso, l’esempio dell’essenzialità con le sue calzature che sono poco più che ciabatte in pelle. Ripensano anche a Carlos, che finanzia il suo viaggio con le pietre che porta appresso e che trasforma in ciondoli, collanine, braccialetti da vendere. Tutte le loro virtù sono semplici, ma non facili. “Il Mappamondo di Nordkapp è nostro! Questo abbiamo pensato. Accarezzati dal colore del cielo e dal bianco ancestrale dei monti coperti di neve, abbiamo coronato il nostro sogno. È stato toccante postare le ultime foto, raccontare la tappa finale. Ci siamo sentiti in dovere di ringraziare tutti quelli che ci hanno sostenuto, sia a livello economico che con l’affetto da lontano, compagne, amici, familiari, i tanti ‘fan’ che abbiamo scoperto avere a Sora”. Alla nostra domanda se si aspettassero tutto questo interesse, ci rispondono sinceramente: “Sì, perché sapevamo che dare voce alla nostra città, diventare narratori delle sue bellezze, del nostro castello, sarebbe stato un progetto di tutti. Ci ha fatto infinitamente piacere leggere i tanti commenti sui social, i complimenti arrivati dai nostri concittadini. Speriamo che questa ‘piccola’ impresa insegni che sognare è per tutti. Non dimentichiamolo mai!“. Ad maiora, Davide e Alessandro. Un plauso a questa e alle tante altre avventure che vi attendono anche dalla redazione di Frosinone News.

