È morto Enrico Graziani, il Frosinone Calcio piange l’ex Dg: addio ad un pezzo di storia giallazzurra

Un destino cinico e baro, Enrico Graziani è venuto a mancare proprio a 20 anni esatti dal suo arrivo nel Frosinone

Enrico Graziani – piemontese di Bra, friulano di adozione ma radicato da oltre 40 anni in Abruzzo – il primo Direttore Generale della gestione del presidente Maurizio Stirpe nel giugno del 2003, si è spento giovedi sera alle ore 22.27 dopo una breve malattia nella sua casa di Città Sant’Angelo, a due passi da Pescara. Al suo fianco la moglie Paola e le due figlie, Raffaella e Gaia. La famiglia dalla quale il Direttore per Eccellenza tornava sempre dopo ogni partita, anche dalle trasferte più lunghe e scomode. Un destino cinico e baro, Enrico Graziani è venuto a mancare proprio a 20 anni esatti dal suo arrivo nel Frosinone. Il presidente Stirpe era al suo esordio da massimo dirigente, tra i due scoccarono subito le scintilla della stima e dell’affetto. Qualche giorno fa il presidente Stirpe, accompagnato dall’amico Fabio Loreto, si era recato nella sua casa in Abruzzo per una visita. Un momento di grande commozione per tutti.

E proprio il presidente Maurizio Stirpe è stato tra i primi a venire a conoscenza della scomparsa da una telefonata del capitano Gianluca De Angelis, ex giallazzurro di quegli della rinascita ma soprattutto legatissimo al Direttore.

Graziani, che da calciatore era stato un centrocampista dai piedi buoni, nel ruolo di dirigente aveva maturato esperienze nel Lanciano, nel Settore giovanile del Pescara, quindi nel Chieti, in quella vincente con la Vis Pesaro con la promozione dalla serie C2 alla C1, quindi il Teramo in serie C1. Da dove portò all’ombra del Campanile uomini-blocco come il portiere De Juliis, il terzino Arno, i centrocampisti Gianluca De Angelis, Stefano De Angelis e Marchetti ai quali seppe miscelare nel corso delle stagioni, con grande intelligenza calcistica, gente che ha lasciato senza dubbio un segno nella Storia del Frosinone.

Uomo di grande cultura, brillante, simpatia sempre in modalità ‘on’, è stato un dirigente che ha saputo coniugare il verbo della Società pur nel pieno rispetto professionale e umano di tutti i tesserati. Con gli allenatori aveva un rapporto altamente professionale che veniva sempre prima del pur profondo senso di stima e spesso anche di amicizia. Come fu ad esempio con Daniele Arrigoni, che aveva avuto nella Vis Pesaro, e Ivo Iaconi, pescarese doc. Indimenticabili i siparietti con i due tecnici, tra di loro sapevano di potersi permettere qualche parola in più proprio per il forte legame al di fuori dei fatti di calcio. Amante della buona cucina, il Direttore a tavola sapeva miscelare abilmente pillole di calcio, di saggezza, aneddoti e racconti ed allo stesso tempo riusciva sempre a dispensare consigli sempre utili a quella ristretta cerchia di persone che ebbe la fortuna di poterlo frequentare nella sua esperienza al Frosinone.

Suoi allenatori all’ombra del Campanile anche Cavasin, Braglia, Moriero, Carboni e Campilongo. Per i giocatori è stato un padre attento ai dettagli quotidiani, un consigliere, ha saputo ‘miscelare’ ad arte la giusta dose di rimbrotti e carezze. Graziani fu l’artefice della ‘nascita’ del Frosinone che, con il passare degli anni, si sarebbe successivamente radicato tra i primi 40 club in Italia.

Alla sua prima stagione in giallazzurro contribuisce al ritorno in serie C1, categoria nella quale il Frosinone mancava da 18 anni. Con lui si sfiora la serie B nella stagione 2004-’05, quindi l’anno dopo arriva la prima storica promozione in serie B con Ivo Iaconi in panchina. Incancellabile nella finale di ritorno con il Grosseto l’11 giugno 2006 la sua immagine in panchina, l’immancabile sigaretta penzoloni tra le labbra e la sofferenza prima del tripudio. La stagione successiva è quella della serie B travisata da A2, il Frosinone si salva. Rimane a Frosinone fino al maggio 2011, quando con grande senso di responsabilità, rassegna le dimissioni da Direttore Generale del Club dopo la retrocessione in Lega Pro. Durante la sua gestione, grandi intuizioni e scoperte: da Zappino a Sasà Bocchetti, da Lodi a Eder, da Dedic a Evacuo e poi favorì l’arrivo di giocatori-squadra come Antonioli, Anaclerio, Pagani, Margiotta e tanti altri.

È rimasto, anche dalla ‘sua’ Città Sant’Angelo, legato a doppio filo con la Società giallazzurra. Con il presidente Maurizio Stirpe un rapporto unico, bello, fatto di stima ed amicizia reciproca. E poi con tutti i dirigenti nel corso delle stagioni. Il Frosinone Calcio perde un pezzo della propria storia, un tifoso innamorato, un amico per sempre.

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