Focus – Tumori ginecologici e fertilità: oggi diventare madri dopo una diagnosi precoce è possibile

Prevenzione, terapie conservative, approccio multidisciplinare e tecniche di preservazione della fertilità: cosa sapere

Diventare madri dopo una diagnosi tempestiva di tumore ginecologico è oggi una possibilità sempre più concreta. La maggiore attenzione verso queste patologie – anche grazie alla crescente sensibilizzazione pubblica – ha portato a un miglioramento delle conoscenze sulla prevenzione e sui percorsi terapeutici, spesso lunghi ma compatibili con la tutela della fertilità quando la malattia è individuata agli esordi.

I tumori più frequenti nelle giovani

Tra i tumori ginecologici, quello della cervice uterina è il più comune nelle donne giovani. Se individuato in fase iniziale, permette un approccio chirurgico conservativo. Il tumore dell’endometrio colpisce più spesso donne in post-menopausa, ma può manifestarsi anche in età fertile.

Il tumore dell’ovaio presenta generalmente una prognosi più impegnativa ed è più diffuso nelle donne mature, ma può insorgere anche nelle giovani. Non tutte le pazienti con carcinoma ovarico presentano mutazioni genetiche come BRCA1 e BRCA2: quando però tali mutazioni sono presenti, aumentano il rischio di insorgenza del tumore ma rappresentano anche un’informazione utile per orientare alcune terapie mirate.

Papilloma virus: screening e prevenzione

Negli ultimi anni si parla sempre di più del legame tra HPV e tumori ginecologici. Gli strumenti di screening – Pap test e HPV-DNA test, indicati in base alle fasce d’età – consentono nella maggior parte dei casi di individuare lesioni in fase iniziale. In presenza di tumore limitato al collo dell’utero, può essere sufficiente una conizzazione, una procedura chirurgica che rimuove il tessuto alterato preservando la fertilità.

Per quanto riguarda il carcinoma ovarico, non esistono strategie di screening universalmente efficaci. Nelle donne portatrici di mutazioni genetiche, una delle principali forme di prevenzione resta l’intervento chirurgico profilattico. Otto casi su dieci vengono ancora diagnosticati in stadio avanzato; solo nel 10-15% delle pazienti è possibile ricorrere a tecniche conservative, come la rimozione del solo ovaio malato.

In ogni caso, le scelte terapeutiche tengono conto dell’età, del desiderio di maternità e delle priorità cliniche, con un principio guida sempre valido: la sopravvivenza viene prima di tutto.

Come si preserva la fertilità

Le possibilità oggi disponibili includono:
• crioconservazione del tessuto ovarico, utile in pazienti che dovranno affrontare chemio o radioterapia;
• trasposizione ovarica, per allontanare l’ovaio dal campo di irradiazione;
• soppressione temporanea della funzione ovarica, tramite farmaci che proteggono le ovaie dagli effetti della chemioterapia;
• successivamente, se necessario, accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Queste soluzioni vengono valutate prima dell’avvio delle terapie oncologiche e calibrate sul singolo caso.

La prevenzione primaria: il vaccino anti-HPV

Esiste una prevenzione primaria estremamente efficace contro il tumore del collo dell’utero: la vaccinazione anti-HPV. Nei Paesi dove è stata ampiamente adottata, l’incidenza del carcinoma cervicale è crollata quasi fino a scomparire. In Italia la copertura vaccinale si aggira intorno al 60%. Il vaccino impiegato è un prodotto consolidato, non basato su tecnologia mRNA.

Innovazione tecnologica e umanizzazione delle cure

La ricerca in ginecologia oncologica sta guardando sempre più all’intelligenza artificiale. Gli sviluppi più avanzati puntano a ottenere immagini diagnostiche capaci di suggerire l’istologia della malattia senza ricorrere a procedure invasive: un possibile salto di qualità nella diagnosi precoce.

Accanto al progresso tecnologico, resta centrale la dimensione umana. Non mancano storie di donne che, pur scoprendo la malattia durante la gravidanza, sono riuscite a portare a termine la gestazione con trattamenti adattati alle esigenze materno-fetali. In alcuni casi, terapie conservate e monitorate con attenzione hanno permesso la nascita di bambini sani e il controllo della malattia fino al successivo intervento risolutivo.

Vicende che ricordano come, anche nelle situazioni più complesse, un approccio multidisciplinare e personalizzato possa offrire prospettive di cura e di vita oggi impensabili fino a pochi anni fa.

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