Il Frosinone vive un momento di transizione, il primo vero rallentamento di una stagione fin qui più che positiva. La sconfitta di misura contro il Monza, firmata dal gol di Keita Balde nel primo tempo, fotografa perfettamente una squadra volenterosa ma priva di quella brillantezza e concretezza che avevano contraddistinto l’avvio di campionato. Complice, però, anche la lunga lista degli infortuni che ha pesato (e non poco) nell’economia del gioco giallazzurro. Allo “Stirpe”, i giallazzurri hanno mostrato un buon assetto tattico e una discreta organizzazione difensiva, ma le idee si sono progressivamente rarefatte nella metà campo avversaria.
La squadra di Alvini ha sofferto la compattezza e la maggiore esperienza dei brianzoli, guidati dall’ex mister Paolo Bianco pragmatico e ordinato, che ha saputo chiudere ogni linea di passaggio centrale e neutralizzare il gioco tra le linee dei ciociari. Il Frosinone ha provato a costruire, ma la circolazione del pallone si è spesso arenata sulle corsie laterali, dove Masciangelo e Oyono hanno alternato spunti interessanti a momenti di evidente difficoltà nell’uno contro uno.
Tra i pali, Palmisani ha confermato di essere una sicurezza: reattivo, coraggioso nelle uscite e determinante in almeno un paio di occasioni, ha potuto poco sul gol decisivo, scaturito da una doppia carambola che ha favorito Keita. La coppia centrale Bracaglia–Calvani si è comportata con ordine, leggendo bene gli inserimenti di Mota e Petagna e offrendo copertura costante nelle fasi più delicate del match. È mancato, semmai, il contributo dei centrocampisti nella fase di transizione, dove il Monza ha spesso recuperato palla in zone pericolose del campo.
Calò ha provato a dare ritmo e geometrie, mostrando ancora una volta il suo piede raffinato e la capacità di dettare i tempi della manovra, ma i movimenti senza palla dei compagni non sempre hanno assecondato la sua visione di gioco. Koutsoupias ha dato equilibrio, lavorando molto in interdizione, ma con poca incisività nella metà campo offensiva. Grosso, invece, si è mosso bene tra le linee, alternando momenti di qualità a una certa difficoltà nel mantenere continuità.
Davanti, Raimondo e Ghedjemis hanno faticato a trovare spazi e sinergie. Il primo è stato ben controllato da Ravanelli e raramente ha potuto girarsi fronte porta; il secondo ha avuto qualche buona opportunità ma ha peccato di precisione sotto misura. Dalla panchina, Zilli e Kvernadze hanno portato un po’ di freschezza e intraprendenza, ma senza riuscire a cambiare l’inerzia della gara.
Il finale è stato un assedio sterile, più generoso che realmente pericoloso. Il Frosinone ha chiuso nella metà campo brianzola, spinto dall’orgoglio e dal pubblico dello Stirpe, ma senza trovare il guizzo per raddrizzare la partita.
Una leggera involuzione ma percorso complessivamente positivo
Sul piano generale, la squadra di Alvini sembra attraversare una fase di leggera involuzione mentale prima ancora che fisica. Dopo un avvio di campionato sorprendente per compattezza e determinazione, i giallazzurri appaiono oggi meno fluidi nel gioco e più fragili nella gestione dei momenti chiave. Tuttavia, il percorso resta complessivamente positivo: il terzo posto in classifica e il bilancio complessivo testimoniano una crescita evidente rispetto alle aspettative di inizio stagione.
Il doppio ko con Venezia e Monza, pur pesando sul morale, deve essere interpretato come una tappa di maturazione per un gruppo giovane, che ha già dimostrato di possedere carattere e idee. Sabato, sul difficile campo di Genova contro la Sampdoria, servirà una risposta di sostanza: tornare a fare punti significherebbe soprattutto ritrovare fiducia e convinzione nei propri mezzi.
Il Frosinone di Alvini resta un progetto in costruzione, ma la base è solida. Servirà ritrovare la leggerezza mentale e la lucidità nelle scelte offensive, perché la qualità non manca: va solo riaccesa.