Serie A – L’ora X, quella in cui tutto può accadere, quella che dilata o riduce il proprio lasso temporale infrangendo la regola dei 60’, è oramai sempre più vicina per il Frosinone. L’ora della verità fissa il suo squillo iniziale alle 20.45 di questa domenica, 26 maggio presso la ‘Psc Arena’. Un appuntamento atteso con la medesima ansia anche dall’Udinese, contraltare dei ciociari in quest’ultima giornata di campionato che deciderà tutto per loro. Per loro ma anche per l’Empoli, altrettanto coinvolto nella caccia alla salvezza. Un mexican standoff in cui tutte e 3 le pretendenti si stanno puntando, si stanno tenendo sotto tiro con la paura di essere attaccate e la bramosia di sferrare il colpo fatale. Ma mentre i toscani si giocheranno la loro ultima possibilità con una formazione non coinvolta in questa lotta all’ultimo sangue, ossia una Roma già paga del proprio percorso (sebbene ciò non si traduca in un verdetto scontato), Frosinone e Udinese saranno costretti ad incrociare i loro destini in uno scontro diretto durissimo. “Una di quelle partite che non vorrei giocare…” l’ha definita Antonio Floro Flores, uno che di match ne ha davvero disputati tanti in carriera e affermando ciò, rende meravigliosamente cristallini il peso e la pressione che gravano sulle spalle dei protagonisti. L’ex attaccante dell’Udinese, d’altronde, di esperienza ne ha da vendere. Il ‘bomber girovago’ che a Udine ha messo su giudizio e famiglia, l’ex scugnizzo diventato predatore rapace dell’area di rigore, ora allenatore, ha le idee chiare sulla gara alle porte. Ricordato per essere stato una punta potente e veloce, figlio di Napoli, nato, cresciuto e formato tra innumerevoli peripezie, che ha saputo anche trasformarsi col tempo da attaccante puro ad esterno offensivo, che deve il suo esordio tra ‘i grandi’ all’indimenticato mister Mondonico. Ricordato per essere stato pedina importante dell’Udinese tra il 2007 e il 2013, per le sue avventure calcistiche in giro per tutta la penisola e non (ha giocato in prestito una breve parentesi anche nella Liga Spagnola, precisamente con il Granada). Ricordato per quel ‘no’ alla Juventus che fece scalpore, un rifiuto clamoroso giustificato dalla volontà di perseguire i propri sogni e giocare piuttosto che fare la riserva a Del Piero e altri big. Ritiratosi a 36 anni, ha continuato a lavorare nel mondo del calcio dall’altra parte, come guida tecnica. Sulle spalle un bagaglio enorme, gol e presenze in Coppa Uefa, nella successiva Europa League. E in questo lungo cammino, ha conosciuto anche due figure apicali ad oggi facenti parte del calcio frusinate: mister Eusebio Di Francesco e il Direttore Sportivo Guido Angelozzi. Con Floro Flores abbiamo avuto il piacere di parlare proprio dell’incontro ‘di fuoco’ tra la sua ex squadra Udinese e il Frosinone, attesissimo da entrambi gli ambienti e non solo, l’incontro da cui dipenderà la griglia finale di questa serie A che sta chiudendo i battenti.
L’analisi di Antonio Floro Flores
Lei conosce benissimo la realtà dell’Udinese essendo stato una pedina fondamentale della società bianconera per diverso tempo, si aspettava questa stagione da parte dei friulani o pensa abbiano deluso le aspettative? A cosa imputa tutte le difficoltà oggettivamente riscontrate?
“L’Udinese non mi ha particolarmente deluso, è vero, è stato un campionato più difficile del previsto, ma da qualche anno il club non sta vivendo momenti particolarmente brillanti. Forse non era prevedibile che la lotta per la salvezza si riducesse a doversi risolvere all’ultima di campionato, ma che la formazione bianconera non potesse disputare un’annata stellare, almeno per me, era da mettere in preventivo. Non saprei identificare il problema con assoluta certezza. A mio avviso è legato molto a dinamiche interne di cui non possiamo avere contezza”.
Difatti è stata una stagione ‘critica’, segnata anche dal walzer in panchina: prima Sottil, poi Cioffi, ora Cannavaro…quest’ultimo pensa possa aver inciso in maniera più positiva sulla squadra?
“Con Fabio Cannavaro, che stimo moltissimo, la squadra ha ritrovato un’impronta identificativa. Il nuovo allenatore ha avuto il merito di restituire fiducia ad un gruppo che appariva scoraggiato. Parlano le ultime prestazioni per lui. Alla luce del suo lavoro, nonostante sia implicato con tutte le scarpe nella difficile impresa della permanenza in massima categoria, penso che saprà spingere la rosa a dare il massimo. C’è un equilibrio diverso e averlo ritrovato è una certezza che vale moltissimo”.
Di contro, invece, che idea si è fatto del Frosinone e del lavoro di Di Francesco?
“Ho visto un buon Frosinone, che ha disputato un bel girone di andata. In quello di ritorno sappiamo tutti come è andata, tante defezioni e molte difficoltà, ma resta il buon lavoro di mister Di Francesco. Lo conosco da tempo, mi ha allenato ai tempi del Sassuolo e onestamente la mia impressione è che sia migliorato non poco con il tempo. Anche quello che ha trascorso stando fermo è evidente che non lo abbia sprecato, ma usato per ‘studiare’ e i risultati si vedono soprattutto nella maturazione dei suoi ragazzi. Ho davvero stima di lui, così come per il direttore Angelozzi che conosco ancora da prima delle stagioni con il Sassuolo. Pensi, con lui ho rapporto fin dai tempi del Perugia…quindi immagini come ci conosciamo bene. Nonostante poi le nostre strade si siano divise, restano immutati l’affetto, il rispetto, la considerazione che ho di lui e del mister. Entrambi hanno fatto molto bene e stanno facendo molto bene in Ciociaria”.
Adesso Udinese e Frosinone incroceranno i destini in Ciociaria in una partita thriller…che gara si aspetta? Quali sono i punti di forza e invece i punti deboli delle due formazioni che si giocano una posta in palio pesantissima? Quale fattore pensa sarà determinante ai fini del risultato?
“Si tratta di una partita che personalmente non mi vorrei trovare a giocare…(ride n.d.r.). Il peso è evidente, non vorrei starci dentro. È una di quelle gare in cui provare a fare previsioni resta un azzardo. Conteranno molto la volontà, la fame, il coraggio dei ragazzi. L’Udinese ha un organico superiore a quello del Frosinone ma deve prestare attenzione all’entusiasmo ritrovato dei giallazzurri, i quali poi giocando tra le mura amiche potranno contare sul dodicesimo uomo. Il pubblico, la spinta, il calore che esso è capace di dare sono fattori da non sottovalutare. All’Udinese è mancata un po’ di consapevolezza quest’anno ma Cannavaro ci sta lavorando sopra alla grande. Comunque entrambe dovranno buttare un occhio anche ad Empoli, un club che apprezzo soprattutto per il grande impegno che dedica nella formazione dei giovani, dimostra grande attenzione per il vivaio ed è una realtà ammirevole”.
Giocatore che ha apprezzato di più dell’Udinese e quello che più le è piaciuto del Frosinone?
“Tra i bianconeri il portiere Silvestri, il difensore Perez e soprattutto Samardžić. Quest’ultimo davvero può fare la differenza. Nel Frosinone, un po’ come tutti, ho un debole per Soulé, il giocatore che salta maggiormente all’occhio, ma la vera forza di questa squadra resta il gruppo, non vedo prime donne”.
Veniamo a lei…che ricordo ha dei suoi trascorsi in Friuli?
“…Sono molto legato ai friulani, sebbene i miei trascorsi con loro si siano chiusi con un po’ di amarezza. A loro devo gran parte della mia carriera e del mio percorso di vita, professionale e non. A Udine sono cresciuti i miei figli e continuo a voler bene e a dire grazie alla famiglia Pozzo per la bella possibilità di scrivere pagine importanti della storia bianconera, giocando anche in Coppa Uefa e Europa League”.
Se può fissi la fotografia più bella della sua carriera…E la descriva
“Sicuramente salire la gradinata del San Paolo. Segnare un gol con la maglia azzurra sotto la Curva, davanti ai tifosi partenopei, resta la più bella immagine della mia vita sportiva. L’inizio di un lungo viaggio pallone al piede e soprattutto la materializzazione di un sogno che mi portavo dentro fin da bambino”.
L’ex attaccante ma anche assist-man, strutturato e generoso, è l’esempio della magia chiusa in quella sfera che corre veloce sull’erba. Il calcio non è solo un gioco, è molto di più. È salvifico. È passione, è onore, è orgoglio. Quegli stessi valori che domenica la ‘sua’ Udinese e il Frosinone dei ‘suoi cari’ Angelozzi e Di Francesco cercheranno di difendere e preservare.