Frosinone – Viale Parigi come Scampia: spaccio di droga 12 ore al giorno, “vedette” e laboratori

Oggi gli interrogatori degli arrestati nell'ambito dell'indagine. Ricostruiti i ruoli del sodalizio criminale: dai vertici alle sentinelle


Frosinone – Viale Parigi come Scampia. Oggi gli interrogatori degli arrestati nell’ambito dell’indagine, inizialmente coordinata dalla Procura della Repubblica di Frosinone e successivamente dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che ha portato, all’alba di martedì, all’arresto di dieci persone. Gli agenti della Squadra Mobile, unitamente ai militari del Nucleo Operativo della Compagnia carabinieri di Frosinone, hanno dato esecuzione esecuzione all’applicazione di una misura cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, Angela Gerardi, nei confronti dei dieci soggetti appartenenti ad un’organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, a capo del sodalizio criminale c’era uno degli arrestati che veniva coadiuvato dal fratello, in posizione subordinata operava il cognato. Il leader dell’organizzazione criminale “dirigeva, finanziava ed organizzava il fiorente mercato della droga, mantenendo in prima persona i rapporti con i fornitori, molti dei quali abanesi. Forniva agli associati le direttive alle quali attenersi per l’approvvigionamento, il trasporto, il deposito e la custodia dello stupefacente. Inoltre, decideva anche i prezzi da applicare sul mercato”. Il tutto senza mai entrare in “contatto diretto” con lo stupefacente che arrivava a Frosinone, nella palazzina Ater di Viale Parigi, dove era stato messo in piedi un “gran bazar” della droga, aperto da mezzogiorno a mezzanotte, con annesso laboratorio per preparare le dosi di cocaina, hashish, marijuana e crack. Il tutto sul modello Scampia, vale a dire senza necessità di accordi preventivi tra spacciatori ed acquirenti che potevano recarsi direttamente nella palazzina popolare di Viale Parigi, scegliere la droga, il quantitativo da acquistare e pattuire il prezzo con i pusher.

Il capo dell’organizzazione, con l’aiuto del fratello, forniva al cognato tutte le direttive per la corretta gestione della piazza di spaccio, dalla contabilità ai “turni”. Due collaboratori di fiducia dei vertici si occupavano, invece, della custodia, della pesatura, della lavorazione e del confezionamento delle dosi. Al di sotto operava la cosiddetta “manovalanza”, pusher e vedette che lavoravano a turnazione per coprire le dodici ore circa di operatività del market della droga.

Nel corso delle indagini sono state compiute diverse operazioni che hanno consentito di trarre in arresto in flagranza di reato 5 persone, di sottoporre a sequestro complessivamente circa 800 grammi di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana), contestualmente sono stati altresì segnalati 11 assuntori di sostanze stupefacenti ai sensi dell’art. 75 D.P.R. 309/90 e sottoposta a sequestro la somma totale di 72.000,00 euro.

Ad ogni colpo inferto, però, l’organizzazione è stata capace di reagire riorganizzandosi tempestivamente. Decine gli episodi di cessione documentati dagli investigatori a partire dal dicembre del 2020, grazie alle telecamere di videosorveglianza della zona e alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Come ricostruito, il sodalizio aveva colonizzato la piazza di spaccio dal 2018. I tre soggetti ai vertici dell’organizzazione, i due fratelli ed il cognato, sono finiti in carcere; arresti domiciliari, con l’applicazione del dispositivo elettronico di controllo, per gli altri sette componenti.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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