L’estate è la stagione della libertà, delle giornate lunghe, delle serate con gli amici. O almeno così dovrebbe essere. Per molti ragazzi, invece, rappresenta un periodo difficile, fatto di solitudine, noia e mancanza di punti di riferimento. Con la chiusura delle scuole, si interrompono routine, relazioni quotidiane, momenti di confronto. E per chi è più fragile, l’assenza improvvisa di strutture e contesti sociali può trasformarsi in un terreno fertile per ansia, insicurezza, isolamento.
Quando la leggerezza diventa assenza
Spesso si tende a sottovalutare l’impatto psicologico dell’estate sugli adolescenti. Ma per chi ha vissuto episodi di esclusione a scuola, o sta attraversando momenti di disagio personale, la pausa estiva può diventare una bolla che amplifica il vuoto. Meno contatti, meno occasioni di confronto reale, più tempo sui social. E qui il rischio è doppio: da una parte l’illusione di “esserci” sempre, dall’altra il confronto costante con vite perfette e corpi scolpiti che fanno sentire inadeguati.
Segnali da non ignorare
Genitori ed educatori devono prestare attenzione a quei piccoli segnali che spesso passano inosservati: ritiro dalla vita sociale anche nei momenti di svago; irritabilità o apatia prolungata; difficoltà a dormire o sbalzi d’umore; abuso del cellulare o chiusura eccessiva nella propria stanza.
Il primo passo è ascoltare. Con discrezione, senza pressioni. Coinvolgere i ragazzi in attività che abbiano un senso, senza riempire ogni minuto. Offrire spazi di dialogo, anche brevi ma sinceri. E, quando serve, non esitare a chiedere supporto a figure specializzate.
Perché anche d’estate, la salute mentale dei ragazzi merita attenzione. E nessuno dovrebbe sentirsi solo in un periodo che dovrebbe essere, prima di tutto, un tempo di leggerezza.