Il Carnevale? Roba da ‘ricchi’, anche 60 euro per un kg di chiacchiere. Tradizioni e curiosità

Stanno arrivando i giorni clou di Carnevale 2025, tra dolci tipici e coriandoli: ecco perché si festeggiano giovedì e martedì grasso

Dal fornaio, costano in media 28 euro al chilo. Ma se si va in pasticceria, le ‘chiacchiere’ (i dolci tipici di carnevale, che in molte parti d’Italia sono chiamate ‘frappe‘ o ‘sfrappole‘) possono arrivare a costare fino a 60 euro al chilo. Avete capito bene, 60 euro. Ecco perchè all’orizzonte si prospetta un Carnevale ‘da ricchi’, con prezzi alle stelle e rincari. Tanto che molti opteranno per fare i dolci in casa (oppure ripiegheranno sulla grande distribuzione, dove ce la si cava con meno di 9 euro). Chiacchiere, tortelli, castagnole, frittelle, ecco le (intramontabili) dolcezze tipiche del Carnevale 2025. Ormai del resto manca poco: giovedì e martedì grasso sono alle porte: giovedì grasso è il 27 febbraio, martedì grasso cade il 4 marzo. A tratteggiare i dettagli dei prezzi medi dei dolci carnevaleschi è Altroconsumo, che in questi giorni ha fatto un sondaggio interpellando 800 italiani e analizzato i prezzi di 49 punti vendita tra panetterie, pasticcerie e supermercati a Roma e a Milano.

Secondo il sondaggio, gli italiani spenderanno circa 16-20 euro per un chilo di dolci di Carnevale e soltanto il 9% prevede di spendere più di 30 euro. In panetteria le chiacchiere costano in media 28,80 euro al chilo, mentre i tortelli (o castagnole) circa 30 euro al chilo. In pasticceria il prezzo medio è 37,80 per le chiacchiere e 35 per i tortelli. Al supermercato? Per un chilo di chiacchiere si spendono in media 9 euro, per un chilo ti tortelli 16 euro.

Giovedì e martedì grasso

I festeggiamenti di Carnevale (che quest’anno cadono un po’ più avanti del solito, visto che Pasqua sarà ad aprile inoltrato) vengono aperti dal giovedì grasso e chiusi dal martedì grasso, che cade sempre il giorno prima del “mercoledì delle ceneri”. Ovvero il giorno che, per i cristiani, dà il via al periodo della Quaresima. Ma perchè il giovedì e il martedì di Carnevale si chiamano ‘grassi’? Perchè sono giorni in cui tradizionalmente sono consentiti “eccessi”. Si può mangiare molto, di tutto (carne compresa, che invece poi in alcune giornate della Quaresima sarebbe vietata) e si può abbondare con i dolci. Anche per i cristiani che stavano per iniziare invece il periodo di ‘austerità’ della Quaresima. Nell’antichità, poi, in queste giornate, alle famiglie più povere veniva permesso di avere accesso agli avanzi dei sontuosi banchetti organizzati dai ricchi.

Il significato del martedì grasso

L’origine del martedì grasso, che è sempre l’ultimo giorno del Carnevale, è legato a doppio filo al cristianesimo e all’inizio della Quaresima, un periodo di 40 giorni prima della Pasqua che inizia con il Mercoledì delle ceneri. In questo periodo, nella storia, i fedeli erano tenuti a praticare il digiuno ecclesiastico (un solo pasto al giorno), l‘astinenza dalle carni (in tempi più recenti è rimasto questo tabù solo per la giornata del venerdì), oltre ad intensificare la preghiera e gli atti caritatevoli. Proprio da questo rito liturgico deriva il nome del Carnevale (dal latino carnem levare, cioè ‘eliminare la carne’). In sostanza, dunque, visto che si era sul punto di eliminare la carne per oltre un mese, ecco che nella vigila della Quaresima si poteva consumare tutto il cibo ricco e ‘grasso’ da cui ci si dovrebbe poi astenere nelle settimane successive. Da qui il nome ‘martedì grasso’.

Il martedì grasso nel mondo

Il martedì grasso non è una tradizione esclusivamente italiana. È celebrato nel resto del mondo, anche se alcuni Paesi hanno le loro usanze tipiche. Ad esempio, nel Regno Unito, oltre ad essere il ‘giorno della confessione’ (Shrove Tuesday), il martedì grasso coincide con il Pancake Day, il giorno delle frittelle. Nei Paesi scandinavi e in Germania, invece, il giorno più importante del carnevale non è il martedì, bensì il ‘lunedì delle rose’ (Rosenmontag). In questo giorno sono concentrati tutti i festeggiamenti, che diventano più meno sfarzosi il giorno seguente, il ‘martedì viola’ (Veilchendienstag). – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –

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