Il Comune di Cassino sarà risarcito della somma di 1.545.000 euro oltre interessi legali da parte del Ministero di Grazia e Giustizia. Lo ha stabilito, nella causa di primo grado, una sentenza della seconda sezione civile del Tribunale di Roma, pubblicata questa mattina a firma del magistrato Pietro Persico.
Il Comune nella complessa controversia, rappresentato e difeso dall’avvocato Simona Valente del Foro cassinate, ha agito come creditore nei confronti del Ministero di Giustizia per le spese sostenute per i locali a uso degli uffici giudiziari. Vale a dire del Tribunale, della Procura della Repubblica e del Giudice di Pace. Nonché per le pigioni, riparazioni, manutenzioni, illuminazione, riscaldamento e custodia degli stessi locali; oltre che per i canoni dell’acqua, il servizio telefonico, la fornitura e le riparazioni dei mobili e degli impianti.
A motivo della pretesa creditoria la difesa del Comune ha richiamato la legge n.190 del 2014, entrata in vigore il primo settembre del 2015, che poneva tali spese direttamente a carico del Ministero. Spese che il Comune dall’inizio di gennaio del 2010 al 31 agosto 2015 aveva sostenuto e anticipato per garantire il funzionamento degli uffici giudiziari. Spese ritualmente rendicontate al Tribunale che, a sua volta, aveva l’onere di inoltrarle al Ministero. Ma da Roma non erano state erogate tutte le somme dovute, che erano state anticipate attingendo dalla cassa comunale.
Un mancato introito che costituiva un grave pregiudizio per il Comune, peraltro in una situazione di dissesto finanziario. Da parte sua il Ministero si era opposto deducendo il “difetto di giurisdizione del Giudice adito, la prescrizione della pretesa creditoria e la insussistenza della pretesa stessa”. Tesi che sono state respinte nella considerazione del fatto che il Comune di Cassino, quale mero anticipatore di cassa, vanta il diritto alla integrale restituzione delle spese sostenute per il funzionamento degli uffici giudiziari senza alcuna discrezionalità da parte del Ministero della Giustizia.