Un gigante, dal cuore puro e umile. Generoso e determinato, fuori e dentro quel rettangolo verde che ha segnato la sua vita. Sergio Kalaj, difensore del Frosinone Calcio, è un predestinato. Il suo papà, che è venuto a mancare qualche settimana fa, era un calciatore professionista e militava nella serie A albanese. È stato lui a trasmettere l’amore per il pallone al figlio. E Sergio ha colto l’assist e plasmato la sua esistenza sulla regola di quei geni trasmessi dall’adorato genitore. Dotato da madre natura di un fisico possente – è alto 1,93 -, il classe 2000 di nazionalità albanese, nato e cresciuto a Marino, è arrivato alla corte di mister Fabio Grosso lo scorso inverno e adesso è sempre lì, a disposizione del tecnico e dei compagni. Difensore centrale fisico ma a cui piace “anche far partire l’azione dal basso per aiutare la squadra a finalizzare”, come spiega lo stesso Sergio, viene ritenuto il futuro del pacchetto arretrato canarino. Intanto lavora duramente e sogna. Sogna la maglia della sua Nazionale Senior. Sogna di fare ancora una volta fiero il suo papà. È lui a raccontarmi la sua emozionante storia di sport, passione e ambizioni.
Sergio, Frosinone e ‘il’ Frosinone
Come detto prima, Kalaj è arrivato a Frosinone lo scorso anno. Nonostante la giovane età, Fabio Grosso dimostra di stimarlo molto, convocandolo praticamente per ogni partita. Dalla panchina ora Sergio aspetta il suo momento. “Nutro molte speranze in questo club e so di avere la fiducia della società – racconta il 22enne -. Spero di avere l’opportunità di dare il mio contributo alla causa giallazzurra. Intanto mi alleno, cerco di fare sempre meglio e il mio obiettivo personale, quest’anno, è di farmi trovare pronto se la squadra dovesse averne bisogno. Siamo un gruppo giovane e ambizioso, c’è una rosa di valore. Tutti lavorano per migliorare giorno dopo giorno e sono convinto che questo Frosinone farà bene in campionato”.
“Quando sono arrivato qui – prosegue il difensore – sono rimasto stupito. Nonostante la vicinanza con la città in cui vivo, non ci ero mai stato e ho trovato un ambiente tranquillo, ma anche stimolante. I ciociari sono persone meravigliose, disponibili, dal grande cuore. I tifosi, poi, hanno una marcia in più! Anche con tutti i colleghi ho un ottimo rapporto. Ho subito avuto un’impressione positiva che si è confermata tale col passare del tempo. Mi sento davvero in famiglia”.


Sulle orme del papà
Sergio Kalaj è diventato un calciatore professionista grazie alla passione ereditata da papà Luk, come spiega lui stesso: “Mi sono dedicato a questo sport da piccolissimo. Ho iniziato a Marino, nella mia città, spinto da mio padre che ha sempre creduto in me, forse più di quanto abbia mai fatto io. Con lui ho iniziato a giocare e per lui gioco ancora. Era un tifoso sfegatato della Lazio e anche questo amore per i colori biancocelesti l’ho ripreso da lui”.
Il segreto è la testa
Giovane ma di mentalità, Kalaj ha le idee chiare sul mondo del calcio e dei calciatori. Quando gli ho domandato quali fossero le caratteristiche, oltre quelle fisiche e tecniche, che fanno la differenza tra un giocatore mediocre e un campione, Sergio non ha avuto dubbi: “È sempre e solo la testa la discriminante. Perseveranza, spirito di sacrificio, volontà, umiltà rendono sul lungo andare più di ogni altro fattore. Ho visto gente giocare in serie C con capacità tecniche di spessore ma che non è riuscita ad andare oltre in carriera proprio perché peccava in queste qualità”.
Un sogno chiamato Nazionale
Il 22enne è cresciuto nelle giovanili della Lazio, poi ci sono stati Grosseto, Carrarese, Frosinone. Ma anche la maglia della Nazionale Albanese Under 21…”Sì e sicuramente uno dei brividi più grandi – spiega Sergio – l’ho provato sulla panchina della Lazio, in serie A, durante una partita di Coppa Italia contro l’Inter. Io non ho giocato, ma sedere lì è stata un’emozione fortissima. Sebbene, la pelle d’oca ‘vera’ l’ho avuta quando ho indossato la maglia della Nazionale Albanese Under 21: una sensazione inesprimibile, un’adrenalina mai avvertita prima…non ci sono parole per descriverla! Infatti, il mio sogno più grande è proprio quello di vestire la casacca dell’Albania ‘senior’, sentire quei colori sulla pelle, guardare al cielo e sapere di aver realizzato anche il desiderio del mio papà!”

