Il lipedema è una malattia cronica e progressiva ancora poco conosciuta, che colpisce quasi esclusivamente le donne e viene spesso confusa con sovrappeso o ritenzione idrica. In realtà si tratta di un disturbo del tessuto adiposo, che si accumula in modo anomalo – soprattutto su gambe, fianchi e braccia – provocando gonfiore, dolore e una sensazione di pesantezza costante.
La caratteristica principale del lipedema è la sproporzione tra la parte superiore e inferiore del corpo: le gambe appaiono voluminose e doloranti, mentre mani e piedi restano sottili. I sintomi peggiorano con il caldo o dopo lunghi periodi in piedi, e spesso la malattia ha un impatto anche psicologico importante, minando l’autostima e la qualità della vita.
Secondo gli esperti, il lipedema ha una forte componente ormonale ed ereditaria: può insorgere in momenti di cambiamento ormonale come pubertà, gravidanza o menopausa. Non si tratta di una condizione legata a un eccesso di calorie, perciò le diete restrittive o l’attività fisica intensa da sole non bastano a risolverla.
Una diagnosi precoce è fondamentale. Il riconoscimento passa per una valutazione clinica attenta da parte di specialisti in angiologia, flebologia o medicina vascolare. Le terapie mirano a contenere i sintomi e rallentare la progressione: si va dalla fisioterapia linfodrenante all’uso di calze compressive, da una dieta antinfiammatoria mirata alla liposuzione tumescente, intervento chirurgico specifico per rimuovere il grasso patologico.
Negli ultimi anni, anche in Italia, cresce l’attenzione sul tema grazie a campagne di sensibilizzazione e associazioni di pazienti che chiedono il riconoscimento del lipedema come malattia cronica invalidante. L’obiettivo è quello di garantire diagnosi più rapide, cure accessibili e maggiore consapevolezza su una patologia che, per troppe donne, resta ancora “invisibile”.