Inquirenti del Comitato investigativo della Russia hanno ispezionato numerosi edifici della città ucraina di Mariupol. Fra questi il teatro e rifugio di civili distrutto da un raid delle forze armate di Mosca lo scorso marzo. Interrogati anche 4mila soldati ucraini catturati. A riferirlo è stato il presidente dell’agenzia federale, Alexander Bastrykin. L’annuncio al termine di una riunione che si è svolta nella città di Donetsk, capoluogo dell’omonima regione orientale quasi completamente controllata da Mosca e sede di una auto proclamata repubblica filo russa.
Il dirigente, rilanciato da media di Mosca come le agenzie Tass e Interfax, ha affermato che “investigatori hanno interrogato circa 4mila persone, inclusi più di 200 ufficiali” nell’ambito di “indagini sui crimini commessi dalle forze armate ucraine e da gruppi nazionalisti contro la popolazione civile e il personale militare russo“. Bastrykin, già vice procuratore generale della Russia, ha inoltre comunicato che gli inquirenti hanno visitato “più di 900 infrastutture civili di Mariupol”, il porto dell’Ucraina sud-orientale pure quasi completamente controllato dalla Russia, “compresi quattro ospedali cittadini, due scuole secondarie” e il teatro colpito lo scorso 16 marzo. Il bilancio delle vittime di quell’attacco, che secondo fonti ucraine sarebbe di diverse centinaia di persone, non è stato mai accertato.
A differenza di quanto sostenuto da Kiev e da buona parte degli osservatori e dei media internazionali, Mosca afferma che la distruzione degli edifici di Mariupol colpiti dalle ostilità sia da attribuire a “nazionalisti ucraini”. Nella città proseguono i combattimenti attorno all’accaieria Azovstal, ultimo avamposto di soldati e para militari ucraini dove sarebbero asserragliati anche decine di civili secondo fonti di Kiev.
Oltre a quella russa si muove anche la giustizia ucraina. È previsto per oggi l’inizio del primo processo per crimini di guerra che vede come imputato un soldato russo, il sergente Vadim Shyshimarin, accusato di aver ucciso un civile disarmato nella cittadina nord-orientale di Chupakhivka. Il militare rischia una condanna all’ergastolo.
A inizio marzo anche la Corte penale internazionale con sede a L’Aia ha aperto un’indagine sui crimini commessi in Ucraina nel contesto della guerra in corso e a partire dal 2013, anno di inizio della crisi politica poi sfociata nel primo conflitto nel Donbass. Lo scorso aprile il capo procuratore del tribunale, Karim Khan, si è recato in Ucraina e nella aree nei dintorni di Kiev dove le forze armate russe avrebbero commesso violazioni e omicidi di massa. – Fonte Agenzia DIRE www.dire.it