Processo Bricca, udienza fiume con troppi “vuoti di memoria”. Ascoltato anche il papà del 19enne ucciso

In aula Paolo Bricca, Gabriel Lazzari, il giovane egiziano dell'autolavaggio e i Carabinieri che hanno eseguito indagini e perizie

Un’udienza fiume quella tenutasi nella giornata di oggi, 23 settembre, dinanzi alla Corte d’assise di Frosinone nell’ambito del processo a carico di Roberto e Mattia Toson, padre e figlio accusati di aver ucciso ad Alatri il diciannovenne Thomas Bricca. Il presidente della Corte, il giudice Francesco Mancini, aveva rinviato ad oggi l’udienza in programma lo scorso 6 settembre per un legittimo impedimento del giudice Marta Tamburro. Assenti anche questa volta i due imputati – difesi dagli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia – che erano collegati in videoconferenza dai penitenziari dove attualmente sono detenuti.

In aula, come per ogni udienza, il papà di Thomas, Paola Bricca – parte civile con l’avvocato Marilena Colagiacomo – e tra i testimoni ascoltati. Tra i teste anche Lazzari Gabriel e il giovane egiziano che, quando Thomas Bricca venne freddato con un colpo di pistola alla testa, lavorava nell’autolavaggio “I quattro fratelli” di Tecchiena di Alatri. Tutti hanno risposto alle domande del Pm, Rossella Ricca, degli avvocati Pappadia e Testa, e ai quesiti dei legali Colagiacomo, Eugenia De Cesaris e Nicola Ottaviani che difende la mamma di Thomas, Federica Sabellico, anche lei presente come sempre dall’inizio del processo.

I “non ricordo” di Lazzari

Tanti “non ricordo” nella testimonianza di Lazzari Gabriel. Tanto che il giudice Mancini lo ha verbalmente ammonito con un “Non prendiamoci in giro, lei in queste intercettazioni ha parlato di cose che sapeva bene”. Questo quando, dinanzi al contenuto di alcune intercettazioni lette in aula dal Pm Ricca, che facevano riferimento ad un colloquio tra Lazzari e Paolo Bricca, le sue risposte continuavano ad essere vaghe e fumose. Lazzari ha detto ai giudici che quella sera in particolare “aveva bevuto molti super alcolici” per cui i suoi ricordi circa la conversazione erano “sfumati”.

Si è poi passati alla ricostruzione della famosa festa di compleanno nell’agriturismo di Veroli. Era la sera del delitto, il 30 gennaio del 2023. In quell’agriturismo si stava festeggiando il compleanno di Bruno Spada e l’arrivo in ritardo di Mattia Toson è sempre stato oggetto di contestazione da parte dell’accusa.

“Conosco Bruno Spada da quando ho 18 anni e siamo amici – ha affermato Lazzari -. Il 30 gennaio sono andato alla sua festa di compleanno con la mia compagna e mia figlia. C’erano alcuni familiari di Bruno Spada, Niccoló Toson con la madre Elenia Galuppi e poi sono arrivati più tardi Mattia e la fidanzata Beatrice Coccia. C’era anche Christian Belli che, per quello che so io, non era stato invitato”.

Le contestazioni si sono accese sulle risposte rilasciate dal teste in merito allo stato di Mattia Toson una volta arrivato alla festa. “Lei nei verbali degli interrogatori ha detto che fosse pallido, strano e non allegro come si dovrebbe essere ad una festa”, ha asserito il Pm Ricca per incalzare il Lazzari quando lo stesso, a domanda in aula, ha risposto che Mattia fosse “normale”. Una serie di vuoti di memoria che non sono piaciuti alle difese e neppure troppo alla corte.

Il giovane egiziano intercettato con la moglie: “Lo sapevo che erano stati loro”

È stato poi ascoltato il giovane egiziano che all’epoca dei fatti lavorava nell’autolavaggio di Tecchiena. In Italia da 13 anni, sposato con un’italiana, oggi lavora come muratore. Di Mattia Toson ha detto: “L’ho conosciuto all’autolavaggio ma non siamo mai usciti insieme. Ci sentivamo per telefono, questo sì. Con Roberto non avevo invece molta confidenza”. A domanda sui rapporti con Bruno Spada ha risposto: “Anche Bruno Spada lo conoscevo perché era mio cliente, lo sentivo perchè andavo a prendere e riportare a casa sua le auto da lavare”. L’egiziano ha detto di conoscere anche Christian Belli ma di non conoscere Omar Haoudi, il vero bersaglio dei Toson la sera dell’agguato.

Ha raccontato delle risse precedenti al delitto, di essere stato informato da Mattia Toson di quel che stava accadendo e poi chiamato per “mettere pace”, cioè per arginare gli altri egiziani che stavano dando filo da torcere ai Toson, come ricostruito anche dalle indagini. Fondamentale il passaggio nel quale il Pm, leggendo gli stralci di un’intercettazione ha riportato una frase del ragazzo pronunciata mentre parlava con sua moglie riferendosi a padre e figlio imputati: “Lo sapevo che erano stati loro”. Il teste ha però detto che era una frase di circostanza, “un mio pensiero”, dettata dal fatto che tutti in città accusassero i Toson.

Paolo Bricca e l’audio shock di Elenia Galuppi contro Roberto Toson

“Il padre l’ho quasi cresciuto io e il figlio voleva lavorare con me in officina così l’ho preso per un po’ di tempo, era circa un anno prima del fatto. Conosco tutta la famiglia Toson da una vita. Conosco bene anche Elenia Galuppi”. Ha iniziato così la sua deposizione papà Paolo Bricca. Visibilmente teso, diviso tra il dolore e la rabbia. Ha detto di non conoscere Bruno Spada di persona e di conoscere Lazzari sin da quando era bambino perché frequentava la sua officina. In merito al confronto tenutosi con Lazzari poco dopo il delitto – quello del quale il teste che lo ha preceduto non ricordava nulla -, Bricca aveva invece ottima memoria ed ha raccontato al Pm i fatti, parola per parola, come poi trascritti in un’intercettazione ambientale. “Gli dissi: tu non mi devi dire niente? Perché sapevo che era stato ascoltato dai Carabinieri e che era stato alla festa e proprio lui mi disse che Mattia era arrivato strano, pallido, come se fosse accaduto qualcosa di grave. Poi siamo andati a casa sua e lui per dimostrarmi che non sapesse nulla ha videochiamato Bruno Spada. Appena quest’ultimo mi ha visto nello schermo ha chiuso la chiamata e Lazzari ha esclamato: ‘pezzo di me***, c’entra anche lui’. Abbiamo poi parlato della pistola, tutti sapevano che i Toson l’avessero”.

Poi, chiamato a dire quello che sapeva sulle risse precedenti la sera del delitto, Bricca ha affermato: “Il sabato si sapeva già che gli egiziani andavano puniti. Omar in particolare. Più volte ho cercato di riprendere mio figlio Thomas perché non mi piaceva il fatto che frequentasse quei ragazzi che vivevano di spaccio. Ma lui era un buono, era sempre rimasto fuori da queste risse”.

”Elenia Galuppi dopo il delitto mi ha cercato più volte, è venuta anche in officina. Giurava che Niccolò non c’entrasse e non credeva nella colpevolezza di Mattia. Accusava solo Roberto Toson in un primo momento. Poi per dimostrarmi che non sapesse assolutamente nulla di quello che era accaduto quella sera mi ha girato un audio che aveva mandato all’ex”. – Ha proseguito Bricca. Il giudice lo ha invitato allora a far ascoltare quell’audio, salvo poi chiedere che venisse stoppata la riproduzione poco dopo perché le accuse rivolte dalla donna a Roberto Toson erano pesantissime e venivano usati termini molto forti. Inoltre, ai fini del processo non aveva rilevanza.

Con grande forza d’animo Paolo Bricca ha risposto a tutte le domande. Punto per punto. Senza dimenticare alcun dettaglio. Ha parlato anche del famoso T-Max mai ritrovato e utilizzato dai sicari la sera del delitto. “Mi dissero che Mattia era uscito da casa di Bruno Spada con un T-Max bianco. Bene, una persona capace, con delle bombolette, lo poteva far diventare nero in pochissimo tempo”. – Ha spiegato riferendosi al colore del due ruote che, come mostrano i fotogrammi raccolti dagli investigatori, era nero.

Ha vacillato solo davanti alle domande incalzanti dell’avvocato dei Toson, perdendo ad un certo punto quasi la calma perché infastidito da quelle che ha poi definito allusioni sulla sfera personale. ”Purtroppo ho recuperato tardi il legame con mio figlio Thomas, quando era già grande ma è stato come se non ci fossimo mai persi. Un legame forte che stavamo ricostruendo giorno dopo giorno fino a quella notte”.

Un dolore vivo, troppo forte. Tanto che, come ha risposto a specifica domanda rivolta dal suo legale Colagiacomo: “Ho avuto due principi d’infarto, sono stato ricoverato in ospedale. Credo sia stato dovuto al troppo stress”.

Dopo una breve pausa, nel primo pomeriggio l’udienza è ripresa, andando avanti fino a sera, per ascoltare i Carabinieri che hanno eseguito le perizie sugli smartphone sequestrati e i colleghi che hanno svolto le indagini. La prossima udienza è stata fissata per il 4 ottobre per terminare i testi del Pubblico Ministero. All’uscita dal Tribunale Paolo Bricca, dopo ore cariche di tensioni, si è lasciato andare ad uno sfogo.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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