Raffaella Regoli è una giornalista che non ha bisogno di presentazioni. Uno dei talenti di questa provincia che, nei suoi quasi 30 anni di carriera, ha portato avanti inchieste e battaglie. Sempre al fianco dei più deboli, sempre contro le ingiustizie, i soprusi, le angherie del ‘sistema’. Quello che non le è mai andato giù, quel ‘regime’ che ha sempre voluto combattere. L’abbiamo vista nelle più seguite trasmissioni Mediaset indagare e raccontare pagine di cronaca tra le più tristi del nostro Paese. Da Bibbiano, al porto di Trieste, passando per le bare delle vittime di Covid caricate sui mezzi militari in fila a Bergamo. Le immagini simbolo, che hanno fatto la storia d’Italia, ancor più negli ultimi due anni, hanno tutte alle spalle il suo racconto giornalistico. Attento, sottile, tagliente.
Raffaella Regoli, per i pochi che ancora non lo sapessero, è originaria di Isola del Liri. In Ciociaria ha vissuto fino ai suoi 25 anni. In quella che sente la sua terra torna ogni volta che può, per stare con la sua famiglia, con gli amici ma soprattutto perché, come lei stessa dice: “Le radici non si dimenticano mai”.

L’abbiamo incontrata perché, dopo quasi 30 anni di onorata carriera, Raffaella ha scelto di dar seguito alle sue battaglie giornalistiche passando all’azione: “Oggi voglio dare un segnale diverso – dice– passo dalla parte di chi avrebbe dovuto dare risposte e trovare soluzioni alle tante denunce, alle tante inchieste che raccontavano i problemi di questo Paese. Problemi mai risolti, perché le promesse fatte dai politici negli ultimi 30 anni sono sempre state tradite. Oggi ci ritroviamo a vivere in un’Italia martoriata, un’Italia che ‘il Governo dei migliori’ sta portando al tracollo”.
Raffaella Regoli è candidata alle elezioni del 25 settembre con Italexit, il nuovo partito di Gianluigi Paragone che sarà una delle grandi novità delle ormai prossime elezioni politiche. Il leader di quello che rappresenta una autentica ‘voce fuori dal coro’, viste le posizioni sui delicati temi dell’Europa e della pandemia ma non solo, l’ha scelta proprio per dare risposte all’elettorato delle zone d’Italia che l’hanno vista protagonista con le sue inchieste. Raffaella è, infatti, candidata capolista in Liguria, Friuli Venezia Giulia e Lombardia 3 – la provincia di Brescia tra le più colpite dal Covid; e poi, in Veneto 2 e Puglia 2.

A pochi giorni dal voto arriva l’invito alla sua terra ad intercettare quello che definisce “L’unico vero programma politico rivoluzionario in grado di cambiare le sorti di questo Paese”. Oggi, dalle 16.00 alle 20.00, Italexit sarà a Sora, in piazza Santa Restituta. William De Vecchis, Giovanni Frajese e Nunzia Schilirò interverranno per illustrare agli elettori il programma del partito. “Io sarò in viaggio nei territori nei quali sono candidata – spiega Raffaella – ma mi piacerebbe che i cittadini della provincia di Frosinone partecipassero per comprendere meglio quelle che sono le nostre idee, le nostre proposte. Mi piacerebbe che iniziassero con noi questo cammino per salvare l’Italia e la nostra terra, la Ciociaria, che sta pagando un prezzo altissimo negli ultimi anni”.

“In camper tra le gente”
Il suo viaggio nei territori è in realtà un cammino che non si è mai fermato e che ora prosegue sotto un’ottica diversa. Raffaella è salita su un camper, ormai più di un mese fa, è andata tra la gente. Quella che tante volte l’aveva vista arrivare con i microfoni e le telecamere per raccontare, per accendere i riflettori sulle scelte e sulle gestioni scellerate della politica in materia di Sanità, Ambiente, bambini, madri, famiglie e, negli ultimi due anni segnati dalla pandemia, sull’obbligo vaccinale, sui Green pass. “Quella contro la dittatura sanitaria – racconta Raffaella – è una battaglia che mi è costata la sospensione dal lavoro per due mesi. Ho difeso un diritto, ho scelto di non piegare la testa. Italexit ha accolto le tante persone che, come me, hanno vissuto le derive di questi due anni tra sospensioni e obblighi vaccinali per andare a lavorare”.
Raffaella, mentre a bordo del suo camper continua a macinare chilometri tra la gente, racconta quella battaglia che, fra le tante, forse più l’ha segnata: “Io c’ero quando li hanno lasciati morire nell’inferno di Bergamo tra Tachipirina e vigile attesa. Sono stata la prima giornalista ad entrare in quella città spettrale, dove il silenzio del dolore strideva con il suono delle sirene spiegate delle ambulanze. Io c’ero quando al porto di Trieste lo Stato e la Lamorgese hanno usato il pugno di ferro sui lavoratori in ginocchio in preghiera. Io c’ero quando hanno sospeso gli over 50 che hanno scelto di non vaccinarsi, perché nessuno poteva obbligarli a farlo se non andando contro la legge”.

Una battaglia, quella portata avanti negli ultimi due anni, che Raffaella, ancora prima di scegliere di candidarsi con Italexit, ha voluto raccontare nel suo ultimo libro: “#SOSPESA – Dalla pandemia alla guerra. Diario di una giornalista libera e fuori dal coro”.
“Ho iniziato a scrivere questo diario – dice – perché non volevo dimenticare. Non volevo dimenticare neppure una scheggia di quello che è stato. Di quello che sta accadendo nelle nostre vite. Una perenne emergenza Covid partita in ritardo e che ci ha spogliato lentamente dei diritti che credevamo acquisiti”.

“Dopo il lockdown sanitario è pronto quello energetico”
Raffaella Regoli negli anni ha abituato i telespettatori al suo modo di parlare ‘senza filtri’. Una caratteristica che l’ha accompagnata ancor più in questo suo viaggio verso il voto perché, come lei stessa dice: “Non mi piace chiamarla campagna elettorale. Io tra la gente ci sono sempre stata”. Così, va dritta al dunque: “Italexit chiede l’uscita immediata dall’Europa e il ritorno alla sovranità popolare. Eravamo la quarta potenza industriale prima dell’entrata nell’Eurozona, ora siamo all’ottavo posto. Dopo averci fatto morire con Tachipirina e vigile attesa ci lasceranno fallire. Dopo il lockdown sanitario è pronto quello energetico, lo scotto lo stanno pagando già le famiglie, i piccoli imprenditori, gli artigiani. Lo scotto lo sta pagando l’essenza del nostro Made in Italy. Il fallimento dell’Italia è già stato programmato e nessun futuro Governo potrà stare a guardare. Noi, di certo non lo faremo”.
“Perchè Italexit è la rivoluzione della quale abbiamo bisogno”
“Italexit ha fatto dei problemi principali del Paese il suo programma elettorale, rispondendo alle istanze dei cittadini – spiega Raffaella – Chiediamo lo stop alle sanzioni fino a quando non verranno trovate fonti alternative valide contro il caro energia. Chiediamo che vengano tassati i super profitti delle grandi compagnie energetiche, quando invece il Governo dimissionario nel Decreto Bollette del 1° luglio scorso ha stralciato l’Art. 5 che prevedeva proprio questo. Vogliamo una sanità pubblica efficiente sui territori, non una sanità privata per ricchi. Vanno fatti investimenti, soprattutto sul personale sanitario, occorre per questo sbloccare i concorsi. Vogliamo lavoro per i nostri giovani, non ci possono essere più contratti precari fino alla soglia dei 40 anni. Anche per questo le aziende che producono in Italia devono avere una tassa unica al 15%, occorre defiscalizzare per generare occupazione. Ma Italexit guarda anche ai nostri anziani, dopo una vita di lavoro non possono vivere con pensioni minime irrisorie considerata anche l’impennata del costo della vita. Le pensioni minime vanno raddoppiate. Il Made in Italy che è la nostra ricchezza, il nostro popolo, la sua cultura, la sua tenacia vanno difesi dalle grinfie di un’Europa che ci chiede solo sacrifici che ci porteranno al fallimento”.
“La Ciociaria sta pagando un prezzo altissimo”
“Lo scenario in provincia di Frosinone non è diverso da quello del resto del Paese. La Ciociaria, la mia terra, sta pagando un prezzo altissimo. Devastata dalla politica degli interessi che ha fatto chiudere ospedali, reparti d’eccellenza ma anche le industrie che erano il vanto di questo territorio. In Ciociaria sono sempre venuti a chiedere voti lasciando meno delle briciole. Il nostro potenziale turistico non è mai stato valorizzato. Le infrastrutture, i collegamenti che avrebbero potuto far conoscere il nostro patrimonio paesaggistico, artistico e culturale forse erano troppo poco remunerativi per chi si è mosso negli ultimi 30 anni solo per i suoi interessi personali. Le attività chiudono, i locali storici chiudono, gli imprenditori sono costretti ad investire altrove, i nostri giovani vanno via. La vera rivoluzione di cui questo Paese ha bisogno non potrà essere fatta in strada, va fatta nelle urne. Il prossimo 25 settembre, con il voto, abbiamo il dovere di scegliere il cambiamento. Quello reale, non possiamo più rimandare. Io sono tornata al lavoro ma sono ancora #SOSPESA in questo Paese, come milioni di italiani. Io non dimentico. Abbiamo il dovere di non dimenticare”.