“Le elezioni regionali le abbiamo già vinte. Per esempio nel 2013 e nel 2018, quando, nello stesso giorno alle politiche registravamo una durissima sconfitta. Anche le provinciali abbiamo vinto, sempre. Sappiamo come si fa, sappiamo come si vince, siamo consapevoli di avere una classe dirigente radicata sul territorio, che amministra bene Comuni ed enti”. Mauro Buschini, coordinatore della maggioranza nel Consiglio Regionale del Lazio indica la rotta che conduce per la terza volta consecutiva alla presidenza della Regione Lazio, così come alla guida dell’Amministrazione provinciale. Per il consigliere regionale occorre replicare la formula del campo largo con Pd, 5S, Terzo polo e sinistra. Il suo invito è quello di mettere la parola fine ai ‘mea culpa’, guardando con decisione al futuro.
“Dico questo perché l’autocritica è giusta, il catastrofismo no. Il Partito Democratico ha le carte in regola per confermarsi alla guida della Regione e della Provincia. Ma prima facciamo un passo indietro. Il centrodestra ha vinto le elezioni politiche e ha piena legittimazione a governare. Ma non è maggioranza nel Paese. Neppure in Parlamento a dire la verità, considerando come è andata la votazione sull’elezione di Ignazio La Russa presidente del Senato. Il Pd saprà ritrovarsi all’opposizione”. Fa notare.
“Una cosa va detta però: in campagna elettorale tutti, perfino i potenziali alleati, si sono preoccupati prioritariamente di attaccare noi, di togliere voti a noi, di impedire al fronte progressista di organizzarsi per vincere. Nonostante tutto questo siamo il secondo partito del Paese e senza i Democrat non esiste alcuna alternativa credibile alla Destra“.
“Adesso ci sono le regionali. Nel Lazio abbiamo governato bene ed è unanimemente riconosciuto. Basterebbe citare l’uscita dal commissariamento della sanità, i tempi di pagamento le innovazioni legislative in tema di diritti e di opportunità. L’eredità raccolta dal centrodestra di Renata Polverini ce la ricordiamo tutti. Per carità di patria sorvoliamo. Per ora. Ci sarà tempo per illustrare quanto abbiamo realizzato alla Regione, a partire dai risulti per la nostra provincia”.
Quindi l’invito a un ragionamento serio e alla compattezza della coalizione, con l’obiettivo di sbarrare la strada al centrodestra.
“Personalmente ho scelto la strada più impegnativa ma più bella: il confronto diretto con i cittadini, con la gente. Comune per Comune, borgo per borgo, nei luoghi di lavoro, di studio e di aggregazione sociale. L’ho fatto per ascoltare i problemi concreti, l’ho fatto consapevole che a volte sarò contestato. Ma proprio dalle critiche si capiscono gli errori e si migliora. Il Partito Democratico ha come ‘missione’ quella di occuparsi delle fasce più deboli della popolazione, di garantire la salvaguardia di diritti faticosamente conquistati, di ascoltare la gente e tradurre in proposte e provvedimenti amministrativi le richieste”.
“È vero: negli ultimi anni abbiamo smarrito una parte di sentiero. Non è una giustificazione, ma ci siamo assunti l’onere di governare il Paese in un momento storico mai vissuto prima. Mi riferisco alla crisi economica, alla pandemia, alla guerra. Oggi il filo con il nostro popolo va riannodato. Punto”.
“Un’ultima cosa: la Destra attacca un giorno sì e l’altro pure l’ipotesi del Campo Largo. Lo fa perché sa che quel modello sarebbe maggioranza nel Paese. Alla Regione Lazio quel modello esiste già. L’alleanza tra Pd, Cinque Stelle, Azione e Italia Viva ha prodotto buon governo.
“In queste ore stanno crescendo gli appelli da parte del nostro popolo a stare insieme, a non regalare la Regione Lazio alla destra non per mancanza di consenso, ma per un errore strategico e politico. Continuiamo sulla strada della condivisione, dei progetti e dei programmi come abbiamo fatto finora. Senza pregiudizi”. L’appello finale.