“Ho presentato un’interrogazione urgente a Zingaretti per sapere quali sono le determinazioni regionali in ordine alla possibilità di rivalutare le disposizioni in relazione alla situazione dei Comuni in dissesto o in stato di riequilibrio finanziario, tra i quali il Comune di Alatri. In questa città sono funzionanti due Asili Nido Comunali, denominati “Babalù” e “Siamo piccoli ma cresceremo”, attivati presso immobili di proprietà dell’Ente ed attualmente gestiti da soggetto esterno. Lo sostiene il consigliere regionale del Lazio Pasquale Ciacciarelli (Lega).
“A seguito del Piano di Riequilibrio finanziario il comune di Alatri ha deciso di gestire gli asili nido attraverso la forma della concessione del servizio – stabilendo che il comune si impegnasse a trasferire al gestore una determinata somma derivante dai contributi nazionali e regionali pari a 354,28 euro, in quanto per la differenza provvedeva il gestore a riscuotere le rette da parte degli utenti in misura fissa ed unica determinata dall’aggiudicazione della concessione pari ad € 286,56 euro (a base d’asta soggetta a ribasso); tale tipo di concessione, in relazione alla situazione economica del comune di Alatri, permetteva di non incidere quasi per nulla sul bilancio comunale”.
“Aver stabilito delle rette uniche regionali molto basse (in particolare in relazione alla situazione dei comuni di periferia dove le opportunità di lavoro per le persone sono molto scarse e poco remunerevoli tale da comportare una media bassissima dell’ISEE) crea una sostanziosa diminuzione delle entrate difficilmente assorbibile da un comune in stato di riequilibrio finanziario o in dissesto; Le famiglie che pagavano le rette del comune di Alatri pari ad € 286,56 ricevevano il quasi totale rimborso da parte dell’INPS sul buono asilo nido (contributi mensili che vanno dai 3.000,00 euro ai 1.000,00 a seconda dell’ISEE), e pertanto sollevando le stessa dal costo di asilo nido (in particolare da parte delle fasce più deboli)”.
“Quindi il provvedimento Regionale non ha fatto altro che caricare i maggiori costi derivanti dall’adeguamento della base di appalto e le minori entrate per le rette stabilite in maniera uniforme sul territorio ma molto basse sui comuni, mancanze non compensate da pari aumento dei contributi regionali (che inoltre essendo in parte dati a consuntivo non permettono di rispettare il principio della contabilità che prevede la possibilità di accertamento solo in base all’esigibilità dell’Entrata. Inoltre la stragrande maggioranza delle famiglie si ritrovano a rendicontare all’INPS una spesa inferiore al contributo che potrebbe spettargli, quindi il sistema delineato di far pagare una retta inferiore al contributo spettante da parte dell’INPS, fa pesare solo al Comune la maggiorazione dei costi e la diminuzione delle entrate (costi che potrebbero essere ammortizzati alimentando le rette che verrebbero poi scaricati dai cittadini sul contributo INPS”
“Tale situazione pone i comuni nella difficolta di scegliere se continuare a fornire i servizi e per quanti posti, o tagliere il servizio o diminuire i posti disponibili; La rivalutazione delle rette al contributo INPS permetterebbe ai comuni di poter affrontare la gestione degli asili nido con notevoli costi inferiori che permetterebbero di offrire anche altri posti ai cittadini.”