Riforma autovelox, ecco tutte le nuove misure in vigore

Le principali novità riguardano tre aspetti: l’autorizzazione per l’installazione, la segnaletica e i limiti di velocità

Dopo quasi 14 anni di attesa, sono finalmente arrivate le nuove norme per disciplinare gli autovelox. Entra in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge che introduce queste novità tanto attese. Le nuove regole saranno in vigore immediatamente, ma è previsto un periodo transitorio di 12 mesi per consentire ai sindaci di adeguare i dispositivi già installati. Ma qual è il senso di questo intervento?

L’obiettivo è quello di una stretta significativa, restringendo il campo di azione degli autovelox. I tratti di strada dove possono essere utilizzati devono essere individuati con un provvedimento del Prefetto; inoltre, fuori dai centri abitati, ci deve essere una distanza di almeno un chilometro tra il segnale che impone il limite di velocità e il dispositivo. Anche nei centri abitati, sono previsti obblighi di segnalamento minimo.

Le principali novità riguardano tre aspetti: l’autorizzazione per l’installazione (che deve essere richiesta al prefetto), la segnaletica e i limiti di velocità. Questo dovrebbe dire addio agli autovelox che spuntano a sorpresa dietro una curva o sulle strade cittadine dove il limite è inferiore ai 50 km/h.

Il ministro Salvini ha sottolineato come esistesse una certa “anarchia” in materia e come l’intervento miri a stabilire regole uniformi e idonee a garantire la sicurezza della circolazione e la prevenzione degli incidenti. I tratti di strada dove collocare gli autovelox verranno scelti dal prefetto e dovranno essere aree a elevata incidentalità.

Con il nuovo decreto, i Comuni vedono limitata la loro autonomia. Infatti, è il prefetto a decidere il collocamento degli autovelox, anche nel caso di quelli “mobili”, montati su treppiedi e presidiati dalla polizia ai lati delle strade. Inoltre, il limite di velocità individuato non può essere inferiore di oltre 20 km/h rispetto a quello massimo generalizzato, salvo specifiche e motivate deroghe.

I cittadini si dividono tra pro e contro. Chi abita vicino a direttrici trafficate vuole gli autovelox, mentre i multati accusano i sindaci di voler fare cassa. Episodi di insofferenza come i lanci di vernice e l’arresto a Rovigo di un sospetto “Fleximan”, che si ritiene abbia segato in due un autovelox, sono ancora vivi nella memoria.

Il rapporto fra istituzioni e automobilisti si basa sulla fiducia: se si nasconde l’autovelox dietro una siepe, è chiaro che il cittadino pensa che lo scopo sia solo fare cassa. Tuttavia, le nuove tecnologie di sicurezza attiva sono considerate da molti più importanti degli autovelox, che in fondo hanno solo la funzione di dissuasori. ADAS, l’acronimo di Advanced Driver Assistance Systems, utilizza sensori, radar, videocamere e computer di bordo per monitorare la guida e intervenire in caso di emergenza, offrendo un contributo significativo alla sicurezza stradale.

Il recente decreto sulle norme relative all’utilizzo degli autovelox ha l’obiettivo di evitare che questi dispositivi vengano usati principalmente per fare cassa. In particolare, il decreto stabilisce nuove regole per la segnalazione della presenza degli autovelox. Fuori dai centri urbani, i cartelli di avviso devono essere posizionati almeno un chilometro prima del dispositivo, mentre nei centri urbani la distanza minima è di 200 metri sulle strade di scorrimento e 75 metri sulle altre strade.

Un’altra misura introdotta riguarda la distanza tra i vari dispositivi per evitare le cosiddette “multe in serie”. Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha specificato che tra un autovelox e l’altro devono esserci distanze minime differenziate in base al tipo di strada: almeno 3 chilometri sulle strade extraurbane e 1 chilometro sulle strade secondarie.

Tuttavia, il decreto non affronta la questione dell’omologazione degli autovelox. Una sentenza della Cassazione di aprile ha stabilito che, senza un decreto di omologazione emesso dal ministero dei Trasporti, i dati rilevati dagli autovelox non sono utilizzabili poiché considerati inattendibili. Attualmente, in Italia non esistono autovelox omologati, ma solo approvati, rendendo impugnabili tutte le multe fatte da questi dispositivi a partire dal 18 aprile. Questa situazione rappresenta un notevole problema per le amministrazioni comunali, che rischiano di vedere annullate molte sanzioni.

Un automobilista multato per eccesso di velocità può contestare la multa entro 30 giorni al Giudice di Pace o entro 60 giorni al Prefetto, soprattutto se l’autovelox non è omologato. Questa situazione ha creato confusione e numerosi ricorsi. Tuttavia, l’annullamento delle multe non è garantito per tutti i casi, e chi decide di fare ricorso deve essere consapevole del rischio di dover pagare una multa raddoppiata se il ricorso viene respinto. La questione rimane controversa e il Ministero sta cercando una soluzione definitiva. Fonte – www.consumerismonoprofit.it –

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