Un truffatore russo orchestra la falsa vendita di un terreno coinvolgendo una serie di personaggi loschi della malavita londinese in un gigantesco raggiro. Ne scaturisce una divertente commedia piena di equivoci alla ricerca di un quadro.
Il crimine come linguaggio urbano
Con RocknRolla (2008), Guy Ritchie ritorna alle atmosfere che lo hanno reso celebre, ma lo fa con un approccio più consapevole. Dopo la parentesi hollywoodiana meno convincente di Revolver, Ritchie riprende in mano l’universo criminale metropolitano, declinandolo attraverso una lente aggiornata: quella della globalizzazione economica, della finanziarizzazione del potere e del conflitto generazionale tra vecchia e nuova criminalità. La Londra rappresentata in RocknRolla è una città mutante, permeata da dinamiche speculative, corruzione sistemica e identità culturali in collisione. Il risultato è un film che, pur ancorandosi all’intrattenimento, propone una riflessione sul mutamento strutturale del crimine e del potere.
Architettura narrativa: un mosaico di potere e caos
La struttura del film è corale, frammentata, volutamente centrifuga. Attraverso un montaggio incalzante e non lineare, Ritchie intreccia una pluralità di linee narrative che convergono nel cuore pulsante della trama: un’operazione immobiliare milionaria che coinvolge un oligarca russo, Uri Omovich, e il boss locale Lenny Cole, a cui si contrappongono i giovani gangster dei “Wild Bunch” e la figura enigmatica di Johnny Quid, rockstar tossicodipendente e figlio illegittimo dello stesso Cole.
Lo schema drammaturgico riprende il modello già collaudato nei precedenti lavori del regista, ma qui assume connotazioni più ampie: il crimine non è più solo violenza e controllo del territorio, ma anche speculazione, rendita, gestione del capitale. È un’economia parallela, ma sempre più intrecciata con quella ufficiale.
Costruzione dei personaggi: archetipi sovvertiti
Il cast offre un ventaglio di personaggi volutamente caricaturali ma non privi di profondità simbolica. One Two, interpretato da Gerard Butler, è il gangster pragmatico, ma anche figura quasi ironica di una mascolinità in crisi. Tom Wilkinson dà corpo a Lenny Cole, vecchio patriarca criminale in declino, rappresentazione del potere tradizionale travolto dalla modernità.
Il personaggio di Johnny Quid, interpretato da Toby Kebbell, merita una menzione a parte: rockstar errante, poeta maledetto, figura nichilista, è l’incarnazione di un’identità che rifiuta ogni logica di controllo. Il suo ruolo, al confine tra follia e lucidità, rappresenta il paradosso del “vero” RocknRolla: chi non ha più niente da perdere è anche l’unico a comprendere il sistema.
Archie (Mark Strong), narratore e factotum, è la figura razionale che orchestra il racconto e ne garantisce la coesione etica e logica.
Regia, montaggio e fotografia: estetica della frattura
La regia di Ritchie conserva il marchio distintivo dell’autore: sequenze accelerate, voice over diegetico, utilizzo spregiudicato di freeze-frame e raccordi ellittici. Tuttavia, in RocknRolla, tali strumenti appaiono più raffinati e meno gratuiti: funzionali a sottolineare il disordine sistemico e il sovraccarico informativo che definiscono l’epoca contemporanea.
La fotografia, curata da David Higgs, predilige una palette desaturata, costruita su toni metallici e riflessi urbani, in piena coerenza con la narrazione. L’immagine è volutamente sporca, stratificata, come la Londra che racconta.
Colonna sonora: funzione drammaturgica e costruzione identitaria
Uno degli elementi più riusciti del film è la colonna sonora, concepita non come mero accompagnamento, ma come parte integrante del discorso narrativo. Ritchie seleziona brani che non solo dialogano con le immagini, ma contribuiscono a definire l’identità dei personaggi e dei contesti.
Brani come Rock & Roll Queen dei Subways, Have Love Will Travel dei Sonics e Bank Robber dei Clash non sono semplici citazioni, ma dispositivi drammaturgici che veicolano emozioni, sottolineano passaggi narrativi e radicano l’azione in uno spazio estetico preciso. Il rock britannico alternativo, il garage punk e il post-punk anni Ottanta costruiscono un paesaggio sonoro coerente con la rappresentazione urbana: aspro, ribelle, disordinato ma stratificato.
La musica, come il montaggio, spezza e ricompone la narrazione, diventando un vero e proprio linguaggio visivo.
Temi e sottotesti: economia criminale e globalizzazione
Sotto la superficie apparentemente ludica, RocknRolla affronta tematiche di grande attualità. L’elemento immobiliare non è solo un pretesto narrativo, ma rappresenta l’accesso al vero potere nell’epoca postindustriale: quello della rendita e del controllo del territorio attraverso il capitale. Il passaggio dalla criminalità armata a quella finanziaria è centrale.
Altro tema forte è il conflitto generazionale tra chi possedeva le regole del gioco (Lenny) e chi le ha cambiate (Uri, Johnny, Archie). In questo senso, il film è anche un racconto sulla fine dell’autorità patriarcale e sull’emergere di nuove forme di dominio, più fluide e impersonali.
La Londra di RocknRolla è una città transnazionale, ibrida, attraversata da interessi divergenti e da un pluralismo identitario che rende impossibile ogni controllo univoco.
Conclusione: una sinfonia dissonante e necessaria
RocknRolla è un film denso, stratificato, a tratti caotico, ma sempre coerente con la poetica del suo autore. Ritchie costruisce un universo narrativo che mescola gangsterismo, ironia e critica sociale, mantenendo un perfetto equilibrio tra intrattenimento e riflessione.
Se da un lato la molteplicità di personaggi e sottotrame può risultare dispersiva, dall’altro questa abbondanza è il riflesso di una realtà sfuggente, in cui il crimine non è più marginale, ma struttura portante dell’economia e della cultura urbana.
RocknRolla non è solo un film di genere: è una riflessione estetica sull’identità, sul potere e sulla trasformazione sociale in una metropoli che non riconosce più se stessa.