Sora – Aria irrespirabile, odori nauseabondi e finestre chiuse anche nelle ore serali. Accade ormai da giorni nella zona di Agnone Maggiore, a pochi passi dal centro cittadino di Sora, dove “ignoti” – si fa per dire – stanno appiccando roghi di ogni genere su terreni privati. A bruciare, secondo quanto segnalano con crescente esasperazione i residenti, non sarebbero semplici sterpaglie o residui di potatura, ma materiali plastici e altri rifiuti difficilmente identificabili, il cui odore pungente resta sospeso nell’aria per ore.
La situazione ha assunto contorni intollerabili: famiglie con bambini piccoli, anziani e soggetti fragili sono costretti a vivere tappati in casa, impossibilitati ad aprire le finestre nonostante il caldo estivo. «È inaccettabile – dicono alcuni cittadini – siamo costretti a respirare fumi tossici ogni giorno, come se nulla fosse. Serve un intervento serio e tempestivo».
Le chiamate al 112 si sono moltiplicate nei giorni scorsi. L’ultimo episodio si è verificato ieri, ma all’arrivo dei Vigili del Fuoco il rogo era già spento. I Carabinieri, per poter procedere, dovrebbero cogliere sul fatto i responsabili, ma si tratta di episodi ritenuti di “minore” gravità rispetto ad altre emergenze in corso, e non sempre è possibile un intervento tempestivo. Intanto, però, i residenti chiedono più controlli e una presenza più costante delle autorità sul territorio per porre fine a quello che definiscono un vero e proprio scempio ambientale.
Violata anche l’ordinanza antincendi
Va ricordato che l’ordinanza antincendi della Regione Lazio, attualmente in vigore fino al 15 ottobre, vieta espressamente l’accensione di fuochi per bruciare sterpaglie, residui vegetali, potature e simili. Anche se non si trattasse di rifiuti tossici – ipotesi dalla quale i residenti dissentono – i responsabili di questi roghi starebbero comunque violando una disposizione regionale precisa, che prevede sanzioni amministrative anche molto severe.
In attesa di un intervento decisivo delle autorità, chi abita nella zona continua a vivere tra l’ansia e la rabbia. «Non possiamo rassegnarci a respirare questo schifo», concludono i residenti.