Le attese per il primo incontro tra il nuovo Ceo Antonio Filosa e le organizzazioni sindacali italiane – il 20 ottobre scorso a Torino – hanno gelato ogni pur minima speranza che la conduzione del partenopeo alla guida del gruppo francese potesse cambiare le sorti dei siti italiani. In particolare di quello maggiormente colpito dalla crisi produttiva e occupazionale. Stellantis continua a penalizzare pesantemente il Bel Paese e ad affossare le officine di Piedimonte San Germano. La novità è solo negativa: non ci sono nuovi modelli e manco Stelvio e Giulia ibridi di cui pur si parla a chiacchiere dal dicembre 2024. Anzi si prospetta un “attraversamento del deserto” di altri 27 mesi lastricati di ammortizzatori sociali e incentivazioni a lasciare l’azienda, senza sapere se al termine del percorso l'”oasi” della ripresa produttiva sarà raggiunta o meno. Di certezze ce n’è solo per gli investimenti esteri di Stellantis, a cominciare da quelli negli Usa: questo è notorio.
Stelvio e Giulia ibride bene che vada pronte fra 2 anni
Dal colloquio con Filosa è venuto fuori che l’azienda starebbe lavorando alle versioni ibridate delle due Alfa Romeo premium da affiancare a quelle full electric sulla carta pronte. Ma le attuali Giulia e Stelvio endotermiche tradizionali continueranno ad essere “prodotte” – si fa per dire visti i volumi ormai ai minimi storici – fino al dicembre del 2027. Quindi? Ci sarà uno slittamento ulteriore delle nuove vetture al 2028. Il Ceo ha perfino avuto l’ardire di sostenere che l’azienda intenderebbe raggiungere l’obiettivo di garantire “un futuro stabile” allo stabilimento di Cassino grazie a un’offerta multi-energia per le nuove Alfa Romeo Giulia e Stelvio. Le reazioni sindacali. La Fismic Confsal ha affermato di apprezzare “la disponibilità al dialogo” del nuovo Ceo Filosa e “continuerà a lavorare in modo costruttivo affinché dalle parole si passi ai fatti, consolidando le prospettive di rilancio di Mirafiori, Cassino, Termoli e Melfi e garantendo un futuro industriale solido al sistema automotive italiano”.

Fismic apprezza il dialogo, la Uilm: “La sopravvivenza di Piedimonte”
Dalla Uilm-Uil si è evidenziato come “l’assegnazione di modelli ibridi a Cassino sia la novità decisiva per la stessa sopravvivenza di quella fabbrica. Si tratta di prime importanti risposte, che però dovranno essere seguite da strategie per gli altri stabilimenti e soprattutto da azioni concrete”. “La situazione di Stellantis in Italia è critica e ci consegna un quadro che necessita di un vero e proprio testa coda per invertire la direzione degli ultimi anni che oggi non c’è stato. Il quadro ereditato dall’attuale amministratore delegato ci dice che quest’anno la produzione sarà ulteriormente in peggioramento rispetto il 2024 e l’occupazione è in continua riduzione attraverso le uscite volontarie incentivate”, hanno denunciato dalla Fiom-Cgil.
Per la Fiom: urgente invertire il dato degli ammortizzatori sociali
Il problema è invertire il dato di utilizzo degli ammortizzatori sociali in tutti gli altri stabilimenti che coinvolgono circa il 60% dei dipendenti. Secondo la Fiom, il Piano Italia presentato al Governo e ai sindacati lo scorso 17 dicembre “deve prevedere l’anticipo dei tempi di avvio dei modelli annunciati e l’implementazione con ulteriori nuovi modelli mass market. Chiediamo di lavorare a un nuovo piano industriale che necessariamente deve vedere il coinvolgimento dei sindacati, nell’ottica di trovare le giuste soluzioni per dare garanzie di prospettiva produttiva e occupazionale a tutti gli stabilimenti italiani e alla ricerca e sviluppo”, hanno spiegato i metalmeccanici della Cgil. L’organizzazione chiede un percorso che porti ad un accordo con Stellantis e il governo che tuteli e rilanci produzione, occupazione e ricerca e sviluppo.
La Fim chiede l’anticipo dei lanci dei modelli assegnati al sito cassinate
“Su Cassino – ha ricordato la Fim-Cisl – si è ribadita la volontà di trasformare in multienergy tutte le vetture previste e si prevede nel breve periodo di recuperare i tempi persi su Alfa Romeo Stelvio e Giulia. Accogliamo positivamente la smentita delle voci sulla chiusura dello stabilimento, ma riteniamo necessario anticipare i lanci per ridurre le situazioni di sofferenza occupazionale e l’uso degli ammortizzatori sociali”.
Per l’Usb: nessuna ripresa vera, in programma solo altri esodi incentivati
Il sindacato di base Usb è rimasto escluso dal confronto con Filosa ma ha affermato che “ci si sarebbe aspettati l’annuncio di nuovi investimenti e garanzie occupazionali, invece il vertice si è trasformato in una richiesta alle organizzazioni sindacali di costruire una ‘alleanza’ contro le norme europee del Green Deal. Un paradosso, se pensiamo che mentre in Italia si parla di vincoli e ostacoli, Stellantis investe 13 miliardi di dollari negli Stati Uniti, creando migliaia di posti di lavoro e cinque nuovi modelli di produzione. In Italia invece restano gli stabilimenti fermi, la cassa integrazione e le uscite incentivate. Il piano industriale è sempre lo stesso: nessun rilancio vero, solo riorganizzazioni che cancellano migliaia di posti di lavoro. Negli ultimi anni oltre 10.000 lavoratori hanno lasciato gli stabilimenti attraverso piani di esodo sostenuti dalle stesse sigle sindacali che oggi si prestano ancora una volta a legittimare la strategia aziendale”.
Turno unico, solidarietà e trasfertisti: il declino come destino inesorabile
Lunedì 27 ottobre alle ore 11, presso l’Hotel Sangermano a Piedimonte San Germano, Carlo Calenda (Azione) interverrà sulla situazione dello stabilimento Stellantis. La Cgil terrà il convegno sulle politiche industriali alla sala convegni Unicas alla Folcara alla presenza della vice presidente della Regione Roberta Angelilli, del segretario generale Cgil Massafra e del segretario generale Fiom Di Traglia. Intanto Cassino proseguirà a turno unico per i prossimi due anni, 1500 lavoratori in officina quando c’è produzione (si fa sempre per dire), 600 a casa in solidarietà e 100 in trasferta in altri siti produttivi. Un massimo di 170 vetture prodotte quotidianamente con una prevalenza di Stelvio, a seguire Giulia e poche Maserati Grecale. Per il resto salari falcidiati e rassegnazione ad un declino che non accenna a fermarsi sul fondo, mentre il territorio con le sue istituzioni assiste ormai inerme e senza idee ad un tracollo che perdura dal 2021 e porta via posti di lavoro (il solo sito principale ha perso la metà degli occupati diretti) e competenze anche nell’indotto. Se questa non è un’operazione di distruzione di manifattura e ricchezza del territorio che grida vendetta, cos’altro è caro ministro Urso?