Ci sono persone che, superati gli 80 anni, mantengono una memoria paragonabile a quella di individui di 20 o 30 anni più giovani. Sono i cosiddetti “SuperAger”, un gruppo di anziani che sfida l’idea che l’invecchiamento debba necessariamente comportare un calo delle capacità cognitive.
Una ricerca di lungo periodo, avviata alla fine degli anni ’90 e ancora in corso, ha analizzato circa 290 partecipanti, sottoposti a valutazioni annuali e, in alcuni casi, a donazione del cervello per studi post-mortem. I risultati mostrano che i SuperAger raggiungono punteggi elevati nei test di memoria a lungo termine, simili a quelli di persone tra i 50 e i 60 anni.
Le indagini neuroanatomiche rivelano un assottigliamento molto ridotto della corteccia cerebrale e, in alcune aree – come la corteccia cingolata anteriore – persino uno spessore maggiore rispetto a individui più giovani. Questa regione è legata a funzioni cruciali come il processo decisionale, la gestione delle emozioni e la motivazione.
Dal punto di vista cellulare, nei SuperAger si riscontra un numero superiore di particolari neuroni – come i von Economo e i neuroni entorinali di grandi dimensioni – associati rispettivamente al comportamento sociale e alla memoria. Alcuni di loro non presentano le tipiche lesioni dell’Alzheimer, come placche e grovigli, mentre altri ne sono portatori ma mantengono comunque prestazioni cognitive elevate.
Sul fronte dello stile di vita, queste persone tendono ad avere una forte rete di relazioni sociali, pur mostrando abitudini e livelli di attività fisica molto diversi tra loro.
Le scoperte su questa particolare popolazione offrono spunti preziosi per capire come favorire la resilienza cerebrale e sviluppare strategie per proteggere la memoria e le funzioni cognitive fino a età molto avanzate.