Erano le 3.32 del 6 aprile 2009 quando un terremoto di magnitudo 6.3 della scala Richter sconquassò la città de L’Aquila, seminando morte e distruzione. Solo dopo qualche giorno fu possibile tirare un bilancio numerico della catastrofe: 309 vittime, 1.600 feriti e oltre 80.000 sfollati. Tra le persone che persero la vita anche quattro giovani studenti ciociari: Marco Alviani di 21 anni e il 24enne Armando Cristiani di Sora, Giulia Carnevale di Arpino e Nicola Bianchi di Monte San Giovanni Campano.
A riaprire una ferita dolorosa, per la verità mai cicatrizzata, è la sentenza choc del tribunale de L’Aquila. Secondo i giudici diversi studenti furono imprudenti a non uscire dopo la seconda scossa di terremoto in meno di due ore, quella di magnitudo 3.5 che precedette di qualche ora l’evento sismico disastroso delle 3.32.
Fu “una condotta incauta trattenersi a dormire” e, quindi, c’è “un concorso di colpa” per alcune delle vittime del terremoto del 6 aprile 2009, morte nel crollo dell’edificio di via Campo di Fossa a L’Aquila. Si evidenzia nel dispositivo firmato dal giudice Monica Croci del Tribunale civile abruzzese, arrivata al termine del procedimento avviato dai familiari dei ragazzi morti nel crollo: avevano citato in giudizio i ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture, il Comune dell’Aquila e gli eredi del costruttore, ma il Tribunale ha riconosciuto una corresponsabilità delle vittime del 30%, misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito. Stessa sentenza pronunciata a giugno anche per le vittime ciociare. Addirittura per la famiglia Bianchi riduzione del risarcimento del 100%
Persino la Cassazione ha confermato la condanna per uno dei componenti della Commissione Grandi Rischi – dichiara sconcertata Maria Grazia Piccinini, avvocato e madre di Ilaria Rambaldi, studentessa 25enne tra le vittime della casa di via Campo di Fossa – Come si può dire che i ragazzi dovessero stare fuori quando tutti ricordano certe rassicurazioni? Sconcerta che questo giudice, che ha già fatto sentenze di risarcimento per il sisma, si ricordi di questa cosa solo ora». Nella sentenza di primo grado del tribunale de L’Aquila sulla Commissione Grandi Rischi, a firma del giudice Marco Billi, riguardo alla posizione di Ilaria si legge che «la conoscenza dell’esito della riunione della Grandi Rischi ha influenzato in modo determinante la sua decisione di rimanere all’Aquila. La verità – dice ancora la mamma – è che i ragazzi furono rassicurati”.