Transizione energetica, il Rapporto annuale CER presentato nella sede nazionale di Confcommercio

Ieri la presentazione nella sede nazionale di Roma, Acampora: “Percorso necessario, ma solo se sarà equo, sostenibile e competitivo”

È stato presentato ieri, nella sede nazionale di Confcommercio a Roma, il Rapporto annuale CER sulla transizione energetica, un’analisi approfondita che offre una fotografia nitida del percorso verso la decarbonizzazione, collocando l’Italia all’interno di un contesto globale sempre più definito da dinamiche tripolari con Stati Uniti, Unione europea e Cina. Il documento ricostruisce con precisione uno scenario internazionale dominato da accelerazioni improvvise, rallentamenti, pressioni geoeconomiche e tensioni industriali che influenzano in modo diretto le strategie di politica energetica dei Paesi avanzati.

Il Rapporto evidenzia come gli Stati Uniti, dopo il cambio di amministrazione del 2025, abbiano rallentato la spinta dell’Inflation Reduction Act, privilegiando la difesa delle quote fossili e introducendo dazi sulle tecnologie pulite. L’Unione europea, pur confermando gli obiettivi del Green Deal, si trova schiacciata dai costi energetici più elevati e dalla fragilità delle filiere cleantech, mentre la Cina continua ad ampliare la capacità rinnovabile mantenendo al contempo il carbone come pilastro della propria sicurezza energetica.

Le parole di Acampora

Giovanni Acampora – Presidente Confcommercio Lazio, Presidente Confcommercio Lazio Sud e componente di Giunta Confcommercio con delega alla Transizione ecologica e sostenibilità– intervenendo alla presentazione ha dichiarato: «Essere insieme qui oggi significa affrontare una delle questioni più delicate e decisive per il futuro del nostro sistema produttivo: l’energia. Non solo un tema tecnico, ma un tema politico, sociale, economico che riguarda la vita quotidiana di migliaia di imprese italiane. Il Rapporto ci ricorda una verità semplice: il mondo corre a velocità diverse. C’è chi spinge sulla decarbonizzazione, chi mette al primo posto la sicurezza energetica, chi alza barriere per proteggere le proprie industrie. E in mezzo ci sono le nostre imprese, che devono fare i conti con un quadro globale complicato, fatto di incertezze e scossoni geopolitici. L’Europa ha scelto obiettivi ambiziosi – e noi li condividiamo».

Acampora ha poi evidenziato le ricadute dirette sui costi energetici delle imprese: «Non possiamo ignorare che altri grandi attori giocano con regole molto diverse. Quando gli Stati Uniti introducono dazi o quando aumentano le tensioni internazionali, l’effetto lo pagano le nostre imprese. Nel 2025 il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia è stato di circa 116 euro/MWh contro poco più di 90 della Germania e i 60 di Francia e Spagna. Questo divario si traduce in un impatto reale: nel 2025 le imprese del terziario hanno speso oltre 11 miliardi di euro per elettricità e gas, l’8% in più dell’anno precedente e il 35% in più rispetto al periodo pre-Covid. Parliamo di bar, negozi, ristoranti, alberghi, trasporti: imprenditori che ogni mese devono scegliere se investire, assumere… o pagare la bolletta».

Da qui la necessità di un approccio pragmatico: «La politica deve porsi una domanda: come accompagniamo la transizione senza lasciare indietro nessuno? La risposta sta in scelte concrete, non negli slogan. Serve accelerare sulle rinnovabili con regole semplici e applicabili, rafforzare l’efficienza energetica con strumenti veri e non con burocrazia, sostenere l’autoproduzione e l’accumulo nelle PMI. Gli incentivi funzionano quando arrivano davvero: il Conto Termico, nel 2024, ha attivato interventi su oltre 80.000 edifici con più di 540 milioni di euro erogati. Gli strumenti ci sono: ora vanno potenziati e resi accessibili a tutte le imprese».

Acampora ha poi affrontato il tema degli oneri generali di sistema: «Per le aziende del terziario pesano per oltre il 20% sulla bolletta. È una zavorra. Serve una riforma profonda, che includa soluzioni come l’idrogeno rinnovabile e il nucleare di nuova generazione: fonti affidabili, a basse emissioni, essenziali per la stabilità della rete e la riduzione dei costi. Perché non possiamo avere imprese di serie A e imprese di serie B».

La conclusione guarda alla sfida come a un’opportunità nazionale da cogliere insieme: «La transizione energetica sarà un successo solo se sarà anche una transizione competitiva. Se abbasserà le bollette. Se darà certezza agli investimenti. Se permetterà alle nostre PMI di continuare a crescere. L’Italia ha una grande opportunità: costruire un percorso che tenga insieme ambiente, sviluppo e sostenibilità economica. Confcommercio è pronta a fare la sua parte, con proposte e soluzioni. La sfida energetica non è un capitolo del futuro: è una pagina che stiamo scrivendo oggi. Il nostro obiettivo è chiaro: garantire al Paese energia più accessibile, più sicura e più competitiva. Solo così le nostre imprese – e l’Italia – potranno guidare la transizione, invece di subirla».

L’Italia tra accelerazioni e nuove fragilità

Il quadro nazionale restituisce un Paese in movimento, ma ancora segnato da disparità territoriali e oscillazioni strutturali. Tra il 2023 e il 2024, l’Italia ha registrato risultati significativi: calo delle emissioni oltre il 5%, incremento dell’efficienza energetica, 13,4 GW di nuove rinnovabili installate e una drastica riduzione della dipendenza dal gas russo (dal 40% del 2021 al 9,5% nel 2024).

Il 2025, però, evidenzia un rallentamento: emissioni in lieve crescita (+0,2%), calo della quota di rinnovabili al 21,7% dovuto al crollo dell’idroelettrico, aumento dell’uso del gas naturale e un settore civile che torna a pesare sulle emissioni. Il decreto sulle Aree Idonee mette inoltre in risalto un’Italia disomogenea, con il Lazio già oltre metà del percorso al 2030 e regioni come Valle d’Aosta e Molise ferme sotto il 15%.

Secondo le previsioni del modello CER, il ritmo di decarbonizzazione dovrebbe recuperare nel 2026 e rafforzarsi nel 2027, grazie soprattutto alla crescita della produzione elettrica rinnovabile – fino a 149 TWh – trainata dal fotovoltaico.

Il Rapporto segnala infine un elemento cruciale per le imprese: l’accesso al credito è sempre più legato alla capacità di presentare piani di efficientamento o riduzione dei consumi. Per molte PMI, la transizione energetica è già diventata un requisito competitivo.

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