Frosinone sta diventando un palcoscenico di violenza. Una città che un tempo era sinonimo di tranquillità, oggi si trasforma in un teatro di risse, accoltellamenti e aggressioni che spaventano e indignano. La realtà è sotto gli occhi di tutti, eppure c’è chi ancora fa finta di niente. Ma fino a quando si potrà continuare a ignorare l’evidenza?
I fatti parlano chiaro. Il 15 marzo, in piazza Turriziani, almeno quindici ragazzi si sono affrontati in una rissa feroce, lasciando tracce di sangue in strada. – LEGGI QUI Quando i carabinieri sono arrivati, i protagonisti della violenza si erano già dileguati. E questo cosa ci dice? Che ormai i delinquenti sanno di poter agire indisturbati.
Il declino di una generazione senza punti di riferimento
E se si pensa che sia stato un episodio isolato, ci si sbaglia di grosso. Il 22 marzo, un altro giovane è stato aggredito in pieno centro, vicino alla Villa Comunale, finendo all’ospedale con una ferita profonda alla mandibola. – LEGGI QUI – Il 9 marzo, a Sora, una discussione per un commento di troppo a una ragazza è degenerata in una rissa con bottigliate e violenza incontrollata. Giovani che attaccano altri giovani, senza paura, senza pensare alle conseguenze.
La cosa più spaventosa? Che queste scene stanno diventando la normalità. Stiamo accettando che il sabato sera possa finire con una coltellata, che uscire per una passeggiata possa significare rischiare di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. E la città? Subisce. Chiudiamo gli occhi e andiamo avanti, sperando che la prossima vittima non sia qualcuno che conosciamo.
Ma di chi è la colpa? Della società che ha perso i suoi valori, dei giovani cresciuti con l’illusione che fare i gangster sia figo, delle famiglie che non insegnano più il rispetto, della scuola che preferisce pensare ai voti anziché educare? O delle istituzioni, che ormai sembrano incapaci di garantire sicurezza? Probabilmente, di tutti.
Politica assente, cittadini abbandonati
Oggi le nostre città sono il riflesso di un fallimento collettivo. Un tempo si usciva lasciando le chiavi attaccate alla porta, oggi non si esce più senza il terrore di imbattersi in una rissa. I giovani non sanno più cosa significhi costruire qualcosa, cercare un futuro, lavorare per ottenere risultati. Vivono in un mondo parallelo, fatto di imitazioni della criminalità, dove la violenza è un gioco e il rispetto si misura con la paura.
Eppure, abbiamo già visto come va a finire. Ricordiamo tutti Willy Monteiro Duarte, ucciso nel 2021 a Colleferro per aver difeso un amico. Picchiato a morte da ragazzi che si sentivano intoccabili. Quella tragedia avrebbe dovuto aprirci gli occhi, avrebbe dovuto essere un punto di svolta. E invece? Nulla è cambiato. Ci sono stati Emanuele Morganti e poi Thomas Bricca. Le istituzioni continuano a ignorare il problema, la politica locale si perde in inutili litigi e giochi di potere mentre le strade diventano sempre più pericolose.
Frosinone e l’intera provincia non possono diventare una terra di nessuno, dove la paura diventa la regola. Servono soluzioni vere, immediate: più controlli, più prevenzione, più educazione. Se continuiamo a far finta di nulla, tra qualche anno ci chiederemo come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto. Ma sarà già troppo tardi.