‘Strategia del ragno’, Bertolucci mutua Borges e indaga il tema del traditore e dell’eroe

La recensione della pellicola presentata nel 1970 dal maestro Bernardo Bertolucci alla Mostra del Cinema di Venezia

In giorni in cui la Mostra del Cinema di Venezia, giunta alla sua 81esima edizione fa parlare di sé, ho voluto ricordare quando nel 1970 Bernardo Bertolucci lì presentò la sua pellicola liberamente ispirata a “Tema del traditore e dell’eroe” di Jorge Luis Borges, ossia “Strategia del Ragno”. Un film il cui titolo rimanda alla complessità del plot e delle proprie numerose chiavi di lettura.

La trama

Se nel racconto breve di Borges del 1944 ci troviamo in Irlanda e la trama si sviluppa attorno al nipote di un cospiratore assassinato, nel lavoro di Bertolucci giochiamo in casa nostra. Siamo infatti in Italia, durante gli anni del fascismo. Athos Magnani, morto nel 1936, è l’eroe dell’antifascismo di un piccolo paese della bassa padana, Tara (omaggio a “Via col Vento”), ovvero Sabbioneta. Trent’anni dopo, Athos Magnani figlio torna in quel luogo per indagare sulla morte del padre, ufficialmente ucciso dai fascisti perché colpevole di aver ordito contro Mussolini. A Tara si scontra con l’ostilità dei paesani, che vorrebbero andasse via, ma incontra anche i tre vecchi amici del padre che collaborarono con lui nel fallito attentato. Proprio grazie a loro scoprirà la verità.

Suggestivo e ambiguo

Suggestivo e sicuramente ambiguo, il film ci regala – ma impone anche – la figura di un eroe che si è dimostrato un traditore, un’istanza pubblica e una realtà soggettiva che collidono. E poi si fondono. Perché queste due polarità cangianti si ricongiungono in un unico volto: in qualsiasi momento, il traditore può divenire un eroe e, altrettanto, l’eroe può scoprirsi come un traditore. Tutto può avere un doppio significato e una duplice interpretazione: chi è Athos Magnani? Un uomo che avverte il disagio, il peso, di una situazione politica e morale difficilmente vivibile, oppure un ipocrita? Un cospiratore o un autentico eroe?

Tanta qualità con un budget ridotto

Bertolucci aveva a disposizione un budget irrisorio, eppure, con “Strategia del ragno” ha realizzato un saggio di costume, un meticoloso esempio di compenetrazione tra forma e contenuto. Di grande effetto i prolungati carrelli laterali e circolari attorno ad Athos, come a suggerire l’idea (centrale nell’economia espressiva del film) del progressivo invischiarsi del personaggio in una trama da cui non riuscirà più a districarsi, in cui rischia di rimanere ammanettato e soffocato da ricordi non suoi, ma che rivivono grazie alle sue gesta.

La fotografia di Storaro non è poi elemento da sottovalutare: una luce soffusa permea le inquadrature, ed emerge così una dimensione fortemente introspettiva, a volte onirica. Pezzo forte della pellicola che vanta anche un ottimo Brogi nella parte del protagonista estraneo e guardingo, nonché la bravissima Alida Valli, nel ruolo dell’antica amante dell’eroe-traditore. Una figura, quest’ultima, che deve essere indagata e spiegata; la ricerca della verità diviene ossessiva in Bertolucci: un cospiratore organizza un attentato e si accorge, proprio mentre si accinge a prepararlo, del suo inevitabile fallimento, o un delatore tradisce i propri compagni? Athos Magnani è davvero un martire? La risposta è il tema del doppio, la duplice nature del padre e il figlio come suo alter ego. E questa natura duale può essere sciolta solo grazie ad un oggetto da sempre fonte di fascinazione e mistero: uno specchio, ovviamente. Così, metaforicamente Athos figlio si è guardato allo specchio per tutta la durata del film, quello specchio rappresentato dal padre, che è identico al figlio. Nell’inconscia ricerca della propria identità attraverso la consapevole ricerca dell’identità paterna, Athos è costretto a restare a Tara, a ricercare un’identità di cui è privo perché troppo simile a qualcun altro la cui identità è fittizia. Nel momento in cui Athos perde il proprio doppio, quando cioè scopre che il padre è un traditore, l’immagine allo specchio sbiadisce, si annulla, muore. Egli si guarda allo specchio, ma non vede più alcuna immagine. Quello che il protagonista compie è un viaggio che lo condurrà alla sconfitta, un itinerario che inizia con una speranza e si conclude con una disfatta.

Eroe o traditore?

Il titolo dell’opera è già espressione di colui – traditore o eroe che sia – che imprigionerà l’altro nella propria trama vischiosa, sintomo stesso dell’indicazione borgesiana di un’armonia prestabilita che sta alla base del racconto, ma anche del lungometraggio: il ragno, ovvero il testo, tesse le proprie fila secondo una direttrice che si diramerà in più motivi, motivi che si intrecceranno tra loro per poi ritornare al nocciolo della questione: un vuoto che raffigura, simbolicamente, la rimozione individuale e collettiva. Come per i sogni e le allucinazioni vi è la presenza di una legge, così come nel linguaggio dell’inconscio. E in “Strategia del Ragno” questa corrispondenza tra linguaggio cinematografico e linguaggio dell’inconscio si delinea attraverso forme illuminanti: il ritorno del rimosso, del represso, che nel film di Bertolucci si concretizza nella scoperta della verità e della colpa del padre. Athos, nato quando il padre era già morto lo ha ucciso una seconda volta proprio venendo alla luce. Così, in un certo senso, non ha mai avuto la possibilità di essere al mondo e trovare il proprio equilibrio di uomo.

Credits

Titolo originale: id.
Regia: Bernardo Bertolucci
Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Marilù Parolini, Eduardo de Gregorio
Fotografia: Vittorio Storaro, Franco Di Giacomo
Cast: Giulio Brogi, Alida Valli, Tino Scotti, Giuseppe Bertolucci, Pippo Campanini, Franco Giovannelli

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Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli, giornalista pubblicista, specializzata in sport ma con una passione anche per musica, cinema, teatro ed arti. Ha collaborato per diversi anni con il quotidiano Ciociaria Oggi, sia per l'edizione cartacea che per il web nonché con il magazine di arti sceniche www.scenecontemporanee.it. Ha lavorato anche come speaker prima per Nuova Rete e poi per Radio Day e come presentatrice di eventi. Ha altresì curato gli uffici stampa della Argos Volley in serie A1 e A2 e del Sora Calcio.

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